LITTORE (lictor)
Impiegato subalterno al servizio dei magistrati romani, dei quali rappresenta l'imperium per mezzo dell'insegna del fascio. Da questa insegna il l. è inseparabile, sia nel diritto, sia, di conseguenza, nelle figurazioni; in queste infatti se il fascio può stare sovente da solo - pura metafora del potere statale -, separare il l. dall'emblema del suo ufficio equivarrebbe ad impedirne l'identificazione ed a confonderlo con gli altri apparitores che sono addetti a pubbliche funzioni analoghe.
Le origini del l. sono etrusche; le sue funzioni sono di carattere pubblico e si accentrano nel compito di scortare il magistrato, sia nel corso delle sue funzioni (v. tra i molti esempî in proposito il marmo trovato sulla via Cassia, ed ora al Museo Nazionale Romano, che rappresenta un pretore sulla sella curulis mentre rende giustizia circondato da sei littori), sia precedendolo mentre cammina (l'uso è che i littori camminino in fila davanti al magistrato: tra le diverse figurazioni di questo genere ricordiamo le pitture parietali di un sepolcro di età repubblicana, della necropoli dell'Esquilino, i cui avanzi si trovano al Museo della Civiltà Romana, rappresentazione analoga è quella di un denario del 59-58 a. C., coniato da M. Giunio Bruto; in esso L. Giunio Bruto, l'instauratore della repubblica, è visto mentre cammina, preceduto da un accensus, tra due littori); in particolare il lictor proximus doveva impedire l'accesso di chiunque vicino al console.
Altra funzione spettante al l. era la liberazione degli schiavi (manumissio), caratterizzata dall'imposizione, appunto da parte del l., di una verghetta (vindicta) sul capo del liberando: un'immagine di tale cerimonia la abbiamo in un frammento di bassorilievo a Villa Albani (Matz-Duhn, iii, 3602) e in un altro del museo di Mariemont (Belgio).
Le più note ed anche artisticamente valide raffigurazioni di l. (effigiato in vari caratteristici atteggiamenti) sono quelle dei bassorilievi dei seguenti monumenti: Ara Pacis, Arco di Tito, Colonna Traiana, Arco di Benevento, Colonna di Marc'Aurelio.
Non poche altre sono del resto le rappresentazioni di l. di interesse artistico, fra le numerosissime che possediamo, di cui un buon catalogo, con molte fotografie, è dato dal Colini (v. bibl.).
Tomba del Littore. - Nel 1889, durante una campagna di scavi condotta a Vetulonia, in località Circolo degli Acquitrini, venne alla luce una tomba che fu detta "del Littore", perché in essa, tra le varie suppellettili funerarie, fu scoperto un fascio, lungo circa 6o cm, formato da verghe di metallo che racchiudevano una scure bipenne. Le suppellettili sono databili al IX-VIII sec. a. C., ma non sono pertinenti alla stessa deposizione alla quale appartiene il defunto deposto con il fascio e pertanto questa datazione non è vincolante per quella della tomba, che probabilmente è del VII secolo. Da notare che le bacchette di ferro - vuote - di cui si compone il fascio, conferiscono a quest'ultimo non il carattere di uno strumento di supplizio, come era stato supposto, ma un valore di parata e ci fanno intendere la natura simbolica che aveva già allora la funzione del littore.
Bibl.: C. Lecrivain, in Dict. Ant., III, p. 1239; Bouché-Leclercq, Institutions rom., Parigi 1886; P. Girard, Manuel des Antiquités rom., Droit public, voll. I e II, Parigi 1889; A. M. Colini, Il fascio littorio, Roma 1933; I. Cortese, Littore, Roma 1934. Sulla Tomba del L.: I. Falchi, in Not. Scavi, 1898, p. 141; Arch. Anz., 1899, p. 63.