Little Caesar
(USA 1930, 1931, Piccolo Cesare, bianco e nero, 79m); regia: Mervyn LeRoy; produzione: Hal B. Wallis per First National; soggetto: dall'omonimo romanzo di W.R. Burnett; sceneggiatura: Francis Edward Faragoh, Robert N. Lee, Robert Lord; fotografia: Tony Gaudio; montaggio: Ray Curtiss; scenografia: Anton Grot; costumi: Earl Luick; musica: Erno Rapee.
Dopo aver rapinato un distributore di benzina in una cittadina di provincia, commettendo probabilmente un omicidio, Rico Bandello e il suo compagno Joe Massara decidono di raggiungere la metropoli, dove Joe trova lavoro come ballerino e si innamora della sua partner Olga, mentre Rico si unisce a una banda di malviventi e spinge Joe ad aiutarlo a rapinare il nightclub dove quest'ultimo lavora. Nel corso della rapina Rico uccide il commissario di polizia che si trovava sul luogo e assume il controllo della banda; quando Joe rifiuta di diventare suo socio, Rico cerca di ucciderlo, ma non vi riesce. Dopo essere stato denunciato da Olga per l'omicidio del commissario, Rico viene ferito da un membro di una banda rivale. Mentre cerca di nascondersi dietro un grande cartellone pubblicitario, è infine scoperto e ucciso a colpi di pistola dal sergente di polizia Tom Flaherty, suo avversario di vecchia data.
In stridente contrasto con il determinismo sociale di The Public Enemy (Nemico pubblico, William A. Wellman 1931) e il cupo umore espressionista di Scarface (1932), Little Caesar, che li precede entrambi, è uno schietto e disadorno ritratto della fulminea ascesa e dell'altrettanto rapida fine di un gangster in una metropoli. Privo di preoccupazioni nei confronti del contesto sociale o della sfumatura psicologica, questo conciso adattamento dell'omonimo romanzo di William R. Burnett, pubblicato l'anno precedente, si concentra sulla figura di uno sprovveduto malvivente, del tutto indifferente sia alle donne che all'alcol, e sui suoi strenui sforzi per raggiungere il potere e il successo. Per contro Tom Powers (James Cagney) in The Public Enemy aveva le sue ragazze, anche se le trattava in modo rude (come nella celebre scena in cui schiaccia mezzo pompelmo sul viso di Mae Clarke), mentre Tony Camonte in Scarface nutriva un'inconfessabile ossessione incestuosa nei confronti della sorella; entrambi i personaggi provavano poi una sorta di piacere infantile nell'esercitare la violenza e nel godere dei lussi più sfrenati.
L'unica cosa per cui Rico Bandello (il 'piccolo Cesare') dimostra qualche segno di interesse, a parte l'aumento del proprio prestigio, è l'amicizia con Joe Massara, ballerino di nightclub, l'altro italo-americano che si trasferisce insieme a lui da un'anonima cittadina a un'altrettanto anonima metropoli (pur con chiari riferimenti a Chicago): questo legame omoerotico è sufficientemente profondo da causare il crollo di Rico, no-nostante egli si dimostri scarsamente consapevole sia della sua importanza che della sua natura. Per quanto possa sembrare strano, la loro amicizia è già piuttosto tenue quando i due raggiungono la città, nella terza scena del film, e l'interesse di Joe nei confronti di una vita dedita al crimine è ormai decisamente in declino. In seguito, tuttavia, è quasi come se il successo di Rico fosse inconsistente senza il riconoscimento e l'approvazione da parte di Joe, soprattutto perché Rico si dimostra pressoché incapace di godersi da solo il benessere da poco conquistato. La scena in cui assistiamo alla sua morte è ricca di pathos: il gangster viene freddato da un beffardo e spietato poliziotto irlandese di nome Flaherty, dietro un maestoso cartellone che sottolinea ulteriormente la sua sconfitta pubblicizzando il numero di danza di Joe e della sua partner (il cui titolo Tipsy, Topsy, Turvy… a laughing, dancing success richiama alla mente sia la posizione fortemente instabile occupata da Rico, sia gli autocelebrativi sogni di gloria legati al cinema stesso). È questa una scena che acquisisce ulteriore intensità attraverso la sconcertante estraniazione da sé stesso espressa dal personaggio nelle sue ultime parole: "Mother of mercy, this is the end of Rico?".
L'entusiasmante interpretazione di Edward G. Robinson lo rese subito una star, anche se inizialmente gli era stato offerto il ruolo secondario di Otero, il fedele tirapiedi di Rico dopo che questi ha raggiunto il successo. In seguito Robinson dichiarò di aver avuto il sospetto che si trattasse soltanto di uno stratagemma da parte del produttore Hal Wallis per insegnargli a essere più umile, ben sapendo che avrebbe finito per assegnargli la parte del protagonista. La forza della sceneggiatura e l'immediatezza della regia di Mervyn LeRoy risiedono in parte nel loro minimalismo. Come notava il critico Jack Shadoian, la rapina al distributore di benzina all'inizio del film "è probabilmente la più rapida di tutta la storia del cinema". Certamente è descritta in modo fortemente ellittico: vediamo soltanto l'esterno della stazione di servizio, di sera, e poi Rico e Joe che si precipitano verso la loro auto. Soltanto il rumore di tre spari ci porta a concludere che probabilmente Rico, senza pensarci due volte, ha commesso un omicidio.
Nella stesura del romanzo Burnett si era ispirato all'esperienza del proprio arrivo a Chicago, nel 1928, per raggiungere il padre (che amministrava hotel per la Chicago Title and Trust), dopo "sei anni da scrittore senza riuscire a vendere una sola riga", lavorando intanto come esperto di statistica a Columbus, nell'Ohio (come avrebbe raccontato molto tempo dopo nell'introduzione a una ristampa del romanzo pubblicata a metà degli anni Cinquanta). I segni della violenza quotidiana che egli incontrò nelle strade di Chicago e il fatto che tutti la dessero per scontata lo spinsero dapprima a documentarsi sul fenomeno del gangsterismo e in seguito a iniziare la stesura di un romanzo intitolato The Furies, che poi cambiò direzione quando lo scrittore decise di raccontare la storia limitandosi al punto di vista di un gangster non molto in gamba, dando infine al libro il nuovo titolo di Little Caesar. L'economia del film chiaramente deve molto alla rigida esclusione dal romanzo di ciò che Burnett definì "qualsiasi normale sentimento, desiderio o speranza".
Interpreti e personaggi: Edward G. Robinson (Enrico 'Rico' Cesare Bandello), Douglas Fairbanks Jr. (Joe Massara), Glenda Farrell (Olga Strassoff), William Collier Jr. (Tony Passa), Sidney Blackmer (Big Boy), Ralph Ince (Diamond Pete Montana), Thomas Jackson (sergente Tom Flaherty), Stanley Fields (Sam Vettori), Maurice Black (Little Archie Lorch), George E. Stone (Otero), Armand Kaliz (DeVoss), Nicholas Bela (Ritz Colonna), Noel Madison (Peppi), Lucille La Verne (Ma Magdalena).
Bige., Little Caesar, in "Variety", January 13, 1931.
S.M. Kaminsky, 'Little Caesar' and its role in the Gangster film genre, in "Journal of popular film", n. 3, Summer 1972, poi in American film genres, Chicago 1985 (trad. it. Parma 1994).
S.L. Karpf, The Gangster film, in The American cinema, a cura di D.E. Staples, Wa-shington 1973.
J. Shadoian, Dreams and dead ends: the American Gangster/Crime film, Cambridge (MA) 1977 (trad. it. Bari 1980).
F. La Polla, Gangster film e musical: il gioco delle parti, in "Cineforum", n. 228, ottobre 1983.
Sceneggiatura: F.E. Faragoh, Little Caesar, Eye, Suffolk 2001.