LISS (Lys), Giovanni, detto Pan
Pittore. Tedesco d'origine, nato, probabilmente nell'ultimo decennio del sec. XVI, ad Oldenburg (Holstein); dopo un tirocinio pittorico ad Amsterdam e forse a Haarlem, tra il 1615 e il 1618, si recò in Italia, risiedendo a Venezia e a Roma; ritornò poi, nella seconda metà del terzo decennio, a Venezia, dove morì nel 1629. Se non è possibile puntualizzare cronologicamente lo sviluppo pittorico del L., è certo che la sua produzione, realizzata in un breve giro d'anni, può distinguersi in due momenti diversi. In un primo periodo, al quale appartengono opere come l'Osteria della galleria di Kassel, la Rissa del Ferdinandeum di Innsbruck, la Kermesse del Museo di belle arti di Budapest e le Cortigiane e soldati della galleria di Kassel, il L. mostra di accostarsi fruttuosamente al movimento di rinnovamento dovuto al caravaggismo e in particolar modo al Fetti, costringendo la sensualità del suo temperamento nordico, memore di Rubens oltre che degli Olandesi, in ritmi plastici organati da leggi chiaroscurali. Nel secondo soggiorno veneziano, a contatto dei grandi maestri veneziani del '500, come attesta il Sandrart, arricchì il suo stile: dentro vivacissimi ritmi compositivi colò una fantasiosa ebbrezza cromatica, ottenuta mediante una pennellata sfrangiata e succosa. Nelle opere che il L. eseguì a Venezia tra il 1627 e il 1629, tra le quali si possono menzionare la Giuditta e Oloferne nella versione della Galleria Nazionale di Londra e del Museo storico-artistico di Vienna, il Ritrovamento di Mosè del museo Wicar a Lilla, tanto prepiazzettesco, la Toeletta di Venere agli Uffizî, la Visione di S. Gerolamo a S. Niccolò dei Tolentini di Venezia, notevole per lo schema compiutamente barocco, il Cristo nell'orto, su rame, del 1629 della raccolta Purrmann di Berlino, il L. attuò quel suo estro fantastico e lirico in uno stile esuberante ma sempre coerente: nel Sacrificio di Isacco e nella Morte di Abele, già propr. Giovanelli, ed ora alle regie gallerie di Venezia, realizzò spunti di paesaggio veramente precorritori. Il L. risultò subito l'erede più degno della tradizione veneziana: la sua lezione fu di capitale importanza per lo svolgimento di quella pittura barocca. II linguaggio del L. non solo fu essenziale per il Maffei ma venne genialmente svolto, nella prima metà del '700, da G. B. Piazzetta.
Bibl.: R. Oldenbourg, G. L., 1921 (con la bibliografia); R. A. Peltzer, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIII, Lipsia 1929 (con ampia bibl.); G. Fiocco, La pittura veneziana del Seicento e Settecento, Verona 1929, pp. 18-19; R. Pallucchini, L'arte di G. B. Piazzetta, Bologna 1934, pp. 14-15.