LISÒS (Λισός, Λισσός, Λίσσα)
Antica città portuale cretese sulla baia di Haghios Kyriakos di Selino, c.a 4,5 km a O di Soughia (antica Syìa), nota nella Grecia di età classica e romana per il Tempio di Asclepio e per la sua sorgente di acque terapeutiche.
La città prosperò in età ellenistica e nei successivi periodi romano e bizantino. Fu molto probabilmente capitale della lega dei Popoli dei Monti (Ὄρειοι) formata da piccole città della Creta occidentale: L., Syia, Poikilassos, Hyrtakina, Elyros, Tarrha.
Le città che facevano parte della lega avevano diritti, politica e moneta (quella di L.) comuni, stringevano alleanze tra di loro, ma conservavano la propria indipendenza riguardo a questioni locali. Di esse, soltanto L. e Hyrtakina coniavano monete auree; le une avevano su un lato la testa di Artemide e sull'altro un delfino con la leggenda αίσιων; quelle di Hyrtakina recavano una colomba o un delfino su una faccia e una stella a otto raggi con la leggenda υρτακινιων sull'altra.
La prosperità di L. era dovuta alla fama della sorgente d'acqua terapeutica e dell’Asklepièion, come anche alla sua importante ubicazione sulla rotta commerciale marittima seguita dalle navi che trasportavano grano dall'Egitto verso l'Occidente, cercando qui rifugio dai forti venti del Mar Libico e anche rifornimento. Si sa, inoltre, che la città aveva rapporti commerciali con la Cirenaica e che il re di Cirene, Magas, contava molto sull'alleanza degli Òreioi. L. possedeva un acquedotto, un teatro e per l'età romana si conosce un complesso termale; abbiamo notizie dell'esistenza di un santuario di Dictinna, attestato da iscrizioni. Al primo periodo bizantino appartengono due ricche ville rurali, un'estesa necropoli e due basiliche paleocristiane. È probabile che L. fosse abitata anche durante il periodo della dominazione veneziana di Creta; il fatto tuttavia non è certo, perché la città non compare negli elenchi dei villaggi cretesi di questo periodo.
I resti dell'antica L. furono individuati per la prima volta nel 1834 dal viaggiatore I. Pashley. In seguito a scavi occasionali effettuati nell'area dell’Asklepièion, durante i quali si rinvenne la statua di culto delle divinità, si decise di intraprendere scavi sistematici che sono tutt'ora in corso.
Su uno dei pianori più bassi è stato messo in luce il Tempio di Asclepio, dorico, senza pronao, eretto su una crepidine marmorea a tre scalini la quale si estendeva sul lato occidentale a formare una corte che costituiva il confine dell'area davanti al tempio. Esso è orientato E-O ed è costruito con grandi blocchi, in opera poligonale sulla parte bassa e, più in alto, in tecnica pseudoisodoma. Il muro orientale del tempio si conserva per considerevole altezza. Di notevole rilievo è l'ingresso principale, grandioso, costruito con quattro massi monolitici che formavano i due stipiti, l'architrave e la soglia. Attraverso esso, scendendo due scalini, si accedeva alla cella. Su uno dei due stipiti si è trovata un'iscrizione che si riferisce a onori attribuiti a Tiberio. Nella parte S della facciata erano murate iscrizioni di proxenìa, in cui spesso è menzionato il nome di Lisòs. La presenza di croci e altri simboli incisi dimostra lo sforzo dei cristiani di purificare, dopo averlo spopolato, il sito pagano.
La parte principale della cella è coperta da un mosaico costituito di tessere marmoree bianche e nere e altre di argilla colorata; è decorato con un motivo a riquadri alternati, all'interno dei quali sono rapppresentate figure di uccelli, oche, una pantera e un altro animale non ben distinguibile. Al centro della composizione, perduta, si trovava forse la testa di Asclepio. Intorno a tali emblèmata correva un motivo a forma di meandro. Sotto il mosaico pavimentale della cella si sono trovate una testa di statui- na fittile della fine del IV sec. a.C., una di Asclepio e una stele.
La cella era piena di ex voto e basi; alle pareti erano addossati sedili in muratura; in fondo era collocata una base marmorea con anathyròsis, su cui dovevano essere poste le statue di culto. Sono stati trovati torsi e frammenti di statue, soprattutto di ragazzi e fanciulle, che reggevano animali o uccelli. Le fanciulle indossano con grazia le vesti e reggono piccole colombe. Una giovinetta tiene una lepre, mentre un ragazzo, seduto con le gambe accavallate, gioca con gli astragali. Sono state rinvenute anche statue e ritratti di uomini e donne di età adulta, di epoca ellenistico-romana. Una testa femminile era pertinente alla statua di culto di Igea, una testa di Asclepio apparteneva alla statua di culto rinvenuta nel 1957.
Vi sono inoltre basi con iscrizioni votive ad Asclepio e Igea e numerosi frammenti di marmo rossiccio, con iscrizioni provenienti dalla mensa di Asclepio. Tra gli ex voto è da menzionare un piccolo serpente e due lamine in oro con iscrizioni. Dell'architrave del tempio si conservano molti pezzi relativi al fregio con triglifi e metope (non decorate), al gèison con regulae e guttae e parti del frontone, decorato con scudi in rilievo.
Sul lato occidentale del tempio esisteva un portico non molto largo, del quale si conservano parti di colonne, una base di colonna dorica con tròchilos e gola e parti dell'epistilio con il gèison recanti resti di un'epigrafe. Verso il portico del lato occidentale si trovava una larga scala che saliva dalla sorgente. A Ν del tempio, tramite un'altra scala, si arrivava a una zona rocciosa, circondata da un muro.
L'acqua, dall'antica sorgente, passava sotto il pavimento della cella e attraverso condutture giungeva alla fontana, alla quale si accedeva con una scala di otto gradini - di cui mancano i due inferiori - lunga 1,40 e larga 0,50 m. A Ν c'era una grande cisterna, all'interno della quale ne era ricavata un'altra più piccola. Un muro di terrazzamento in opera poligonale, tangente alla fontana, sosteneva il terreno sovrastante; esso aveva una piccola apertura rettangolare per la fuoriuscita dell'acqua, che attraverso una conduttura esterna in muratura veniva convogliata in un vicino pozzo poco profondo. Anche sui blocchi della fontana compaiono croci cristiane incise.
Nell'area a NO del tempio, sostenuta da un muro di terrazzamento, c'era un impianto di vasche da bagno infisse nel terreno, in cui gli ammalati facevano abluzioni seduti. Più a Ν si trovava un edificio con tre stanze, che doveva essere un alloggio per pellegrini o, forse, la casa dei sacerdoti; nell'ambiente più grande, sulla parete S, era collocato un sedile in muratura. L'edificio è datato all'età ellenistico-romana, ma sembra sia stato trasformato in epoca imperiale, a giudicare dal rinvenimento di frammenti di vasi di vetri e di tegole di quest'epoca.
A S di questa costruzione, un passaggio stretto e inclinato si apriva nel muro del recinto, all'interno del quale sono stati trovati altri frammenti di statue, basi e lastrine iscritte, due o tre monete di L. e una di Aureliano.
Bibl.: J. Pendlebury, The Archaeology of Crete, Londra 1939, pp. 368, 370; Ν. Platon, in KretChron, XII, 1958, 1, Chron., pp. 465-467; id., ibid., XIII, 1959, 1-2, Chron., pp. 376-378; P. Faure, La Crète aux cent villes, ibid., pp. 171-217, in part. p. 196; N. Piaton, in KretChron, XIV, i960, 1, Chron., p. 516; id., Τα Ασκληπιεια στην Κρητη, in Κρητηκη Εστια, VIII, 1961, ρ. 19 ss.; id., Τα Ασκληπιεια στην Κρητη, in Περιεγετικη, 1962, ρ. 12; C. Davaras, Guide to Cretan Antiquities, Park Ridge (N.J.) 1976; A. Chaniotis, Ιστορια και πολιτισμος..., Iraklion 1987.
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