LISIA (Λυσίας, Lysīas)
Oratore attico, nato con ogni probabilità ad Atene, da padre siracusano, attorno al 440 a. C. Oppositore della politica dei trenta tiranni che aveva determinato la morte del fratello Polemarco e l'esilio a Megara con la perdita del patrimonio per l'oratore, partecipò con Trasibulo alla restaurazione democratica. Ottenuta la cittadinanza ateniese, ne fu ben presto privato per una eccezione giuridica. Ridotto in povertà, privo di cittadinanza e quindi della possibilità di accesso alla vita politica, visse come maestro di retorica scrivendo orazioni giudiziarie per altri. Morì attorno al 380 a. C.
Le fonti antiche (Aristid., Serm. sacr., iv, p. 335, ed. Jebb, iii, p. 520, rec. Dindorf) ricordano un solo ritratto di L., in età giovanile.
L'iconografia dell'oratore è riconoscibile in un ritratto del quale si conservano due copie. La prima, nel Museo Nazionale di Napoli, completamente rilavorata, reca l'iscrizione con il nome di L. ed ha permesso la identificazione; la seconda, nel Museo Capitolino (di restauro l'erma, il naso e parte degli orecchi), permette di intendere i caratteri dell'originale dal quale deriva.
Questo, probabilmente bronzeo, dové essere dedicato ad Atene poco dopo la morte dell'oratore in ricordo della sua attività democratica. Il volto non presenta tratti caratteristici, lontano da ogni preoccupazione per una notazione individuale del personaggio.
Lo stile semplice e stringato, che richiama quello del cosiddetto Sofocle del III tipo, è caratteristico dell'atticismo del primo venticinquennio del IV sec. che prepara i caratteri proprî all'arte di Silanion (v.).
Bibl.: J. J. Bernoulli, Gr. Ik., II, p. i ss.; L. Laurenzi, Ritratti greci, Firenze 1941, p. 92, n. 18 (con bibl. prec.); K. Schefold, Die Bildnisse der antiken Dichter, Redner und Denker, Basilea 1943, p. 70.