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LIRA

di Antonello Biagioli - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993)
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LIRA

Antonello Biagioli

(XXI, p. 250)

La politica di stabilizzazione e deflazione attuata dalla fine del 1927, nonostante la crisi mondiale dello scorcio degli anni Venti, si riflesse sui cambi della l. che, su base media annuale, raggiunsero il massimo apprezzamento nel 1934 (58,93 l. per 1 sterlina; 11,69 l. per 1 dollaro; 3,78 l. per 1 franco svizzero). I disavanzi elevati della bilancia commerciale che seguirono furono fronteggiati non con ulteriore deflazione, ma con misure di controllo valutario, che equivalsero a una svalutazione implicita del cambio.

La svalutazione ufficiale della l. fu decisa nell'ottobre del 1936: la parità fu portata da g 7,919 a g 4,677 di oro per 100 l., corrispondenti a 21.381 l. per kg; il cambio con il dollaro fu ricondotto alle 19 l. del 1927. La parità stabilita nel 1936 rimase invariata fino al giugno 1945, quando la Banca d'Italia elevò il prezzo ufficiale di acquisto dell'oro a 112.527 l. per kg di fino. Nel febbraio 1946 il cambio ufficiale fu fissato a 225 l. per 1 dollaro e, nell'agosto 1947, a 350 lire. Una parentesi sulle vicende della moneta nazionale si aprì tra il 1943 e il 1947, allorché le forze militari alleate di occupazione nel Sud dell'Italia emisero e utilizzarono la Allied Military Lira (le cosiddette ''AM lire''), cioè carta moneta inconvertibile resa mezzo di pagamento legale e intercambiabile con la moneta locale per proclama militare. Dal dicembre 1947 al settembre 1949 i cambi ufficiali della l. furono ricavati dalla media mensile delle quotazioni giornaliere presso le borse di Roma e Milano. In questo periodo il cambio della l. con il dollaro oscillò da un massimo di 603 a un minimo di 573 l. per 1 dollaro. Nel settembre 1949, seguendo l'esempio della sterlina, la l. fu svalutata. Da allora il cambio si mantenne stabile intorno a 625 l. per 1 dollaro, fino al termine degli anni Sessanta.

Nel marzo del 1960 l'Italia dichiarò al Fondo Monetario Internazionale (FMI) la parità aurea della l., fissandola in g 0,00142187 pari a 1/625esimo del contenuto aureo del dollaro (g 0,888670), e impegnandosi a intervenire nei casi di scarti del cambio al di sopra e al di sotto della parità che fossero superiori all'1%. All'inizio del decennio inoltre entrò in vigore l'Accordo Monetario Europeo (AME) nel cui regime di cambi fissi venne introdotta la convertibilità esterna della l. (con scarti di ±0,72% rispetto alla parità con il dollaro, cioè da 620,50 a 629,50).

Nell'agosto del 1971 gli Stati Uniti decisero l'inconvertibilità del dollaro in oro, segnando il passaggio dal sistema di gold exchange standard a quello di dollar standard. I principali paesi riallinearono i tassi di cambio delle proprie valute nel dicembre 1971 (accordi cosiddetti Smithsoniani), e decisero un allargamento dei margini di oscillazione (±2,25%). Il tasso centrale della l. fu fissato a 581,50 l. per 1 dollaro. I tentativi di restringere i limiti di oscillazione all'interno delle monete europee (il cosiddetto ''serpente monetario'') non ebbero successo e il 9 febbraio 1973 la l. uscì dal ''serpente'' e iniziò un regime di cambi liberamente fluttuanti in funzione di variabili economiche fondamentali come i tassi d'interesse, l'inflazione e la bilancia dei pagamenti. Con la fluttuazione generalizzata, i tassi di cambio nominali bilaterali della l. hanno presentato ampie oscillazioni: il cambio con il dollaro è passato da 582,38 nel 1973 al massimo valore medio annuo di 1909,74 nel 1985; è sceso a 1198,4 nel 1990 ed è risalito a 1232,3 nel 1992. Quello con il marco tedesco si è deprezzato costantemente da 218,11 l. per 1 marco nel 1973 a 790 nel 1992. La posizione globale della l. sui mercati internazionali (valore esterno) è stata misurata (Banca d'Italia) in termini di tasso di cambio cosiddetto ''effettivo'', risultante dalla media dei tassi di cambio nominali della l. con le principali valute, ponderata in base alla distribuzione geografica del commercio estero. La dinamica del valore esterno della l. ha riflesso in parte l'andamento del tasso d'inflazione (valore interno), in termini relativi rispetto ai paesi concorrenti. Su queste basi, fatto uguale a 100 il valore esterno della l. il 9 febbraio 1973, questo è sceso a 37,3 nella media del 1992. Nello stesso periodo il valore interno della l. (in base ai prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, calcolato dall'ISTAT), è passato da 100 a 11.

Dal marzo 1979 la l. fa parte del Sistema Monetario Europeo (SME). Al centro del sistema è posta l'unità monetaria europea denominata ECU (European Count Unity). All'inizio la quantità di l. che concorreva al ''paniere'' ECU era di 109 l., e il tasso centrale della l. era di 1148,15 l. per 1 ECU, per modo che il peso della l. risultava pari al 9,49%. Nell'arco di quattordici anni di partecipazione della l. allo SME, il cambio reale si è costantemente apprezzato. L'apprezzamento si è registrato soprattutto dalla seconda metà degli anni Ottanta. La politica del cambio è stata volta a ricercare recuperi di competitività fondati su processi di ristrutturazione dell'industria nazionale tesi a conseguire economie di costo e incrementi di produttività.

La partecipazione allo SME è stata caratterizzata, nel primo quinquennio di vita del sistema, da frequenti e relativamente ampi aggiustamenti delle parità bilaterali. Prendendo a riferimento il marco che è risultato la moneta più apprezzata, la parità bilaterale della l., dopo un primo modesto aggiustamento nel 1979 (−1,96%) e un anno di stabilità (1980), ha subito due svalutazioni nel 1981 (6% e 8,06%). Ulteriori svalutazioni si sono avute nel 1982 (6,72%) e nel 1983 (4,88%). Quindi la l. ha beneficiato di un periodo di stabilità dal marzo 1983 al luglio 1985 quando la parità è stata aggiustata del 7,84% (nei confronti di tutte le monete). Nel settembre 1984, in occasione della prima revisione delle quantità di valuta che compongono il paniere dell'ECU, è stata inserita la dracma greca. Gli aggiustamenti avvenuti nel 1986 e 1987 sono stati di minore ampiezza e della stessa entità (2,91%). Nei due anni successivi non sono intervenute variazioni. Nel gennaio 1990 la l. ha aderito alla fascia di oscillazione ristretta (2,25%), abbandonando quella larga (6%). In tale occasione le parità bilaterali hanno subito una svalutazione del 3,68%. A quella data, dopo l'inserimento nel paniere dell'ECU della peseta spagnola e dell'escudo portoghese (settembre 1989), la quantità di l. contenute nell'unità di conto ECU era di 151,80 con un peso del 9,92% e un tasso centrale di 1529,7.

Nel settembre del 1992, a seguito delle gravi tensioni createsi sui mercati dei cambi, la l. ha subito una svalutazione del 6,76% e, dopo la sospensione della partecipazione britannica agli accordi europei di cambio, le autorità italiane hanno interrotto gli interventi obbligatori sui cambi. Nei mesi successivi sono state svalutate anche la peseta spagnola, l'escudo portoghese (novembre 1992, 6%) e la lira irlandese (gennaio 1993, 10%); la parità della l. ha avuto ulteriori aggiustamenti sulla base delle quotazioni di mercato. A giugno 1993 il tasso di cambio della l. con l'ECU era 1777,7 (1873,2 in aprile); il tasso di cambio effettivo con i 14 principali partners commerciali era diminuito del 17,2% rispetto al settembre 1992.

Bibl.: P. Baffi, Studi sulla moneta, Milano 1965; R. De Mattia, I bilanci degli Istituti di emissione italiani 1845-1936, Roma 1967; S.B. Clough, L. De Rosa, Storia dell'economia italiana dal 1861 ad oggi, Bologna 1971; G. Stammati, Il sistema monetario internazionale, Torino 1973; C. Cipolla, Le avventure della lira, Bologna 1975; A.M. Kamark, Politica finanziaria degli Alleati in Italia, Roma 1977; ISTAT, Metodi e norme, ivi 1981; A.O. Hirschman, Potenza nazionale e commercio estero, Bologna 1987; Banca d'Italia, Relazioni annuali e Bollettini statistici.

Vedi anche
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