lira
Nome dell’unità monetaria italiana fino al 1° gennaio 1999, data in cui è entrato in vigore l’euro (➔). La transizione dalla l. all’euro si è svolta gradatamente nel periodo compreso fra il 1° gennaio 1999 e il 1° marzo 2002.
L. è anche il nome dell’unità monetaria (suddivisa in 100 piastre) dell’Egitto, del Libano e della Siria. È stato inoltre il nome dell’unità monetaria di Cipro (sostituita il 1° gennaio 2008 dall’euro) e di Malta (sostituita dall’euro nella stessa data).
Anticamente, l. (fr. livre) fu sinonimo generico di moneta. La fortuna monetaria del termine ebbe inizio dalla libbra ponderale d’argento, base del sistema monetario carolingio. Nel Medioevo rimase per molti secoli moneta di conto, per l. intendendosi, di solito, la l. di denari piccoli, mentre per gli affari di maggiore importanza si usava la l. di grossi. Nella seconda metà del 15° sec., la l. divenne moneta reale, con una grande varietà di denominazioni secondo i luoghi di emissione, l’autorità emittente, i tipi ecc., e continue variazioni nella massa e nel rapporto con l’oro. Nel 19° sec. nei vari Stati italiani si ebbero la l. del Regno di Sardegna, la l. austriaca o svanzica, la l. di Parma, la l. di Modena, la l. di Lucca, la l. toscana, la l. papale. Nel 1862 la l. divenne l’unità monetaria del Regno d’Italia. Fino al 1914 la moneta italiana ebbe un contenuto aureo di 0,29983954 g di fino; dopo la Prima guerra mondiale e l’inflazione, fu nuovamente ancorata all’oro con la riforma monetaria del 21 dicembre 1927, che ripristinò la convertibilità dei biglietti, sospesa dall’inizio delle ostilità, ma riconobbe l’avvenuta svalutazione degli stessi, fissando la nuova parità aurea in 0,07919113 g. L’allineamento monetario del 1936 ridusse poi ulteriormente il contenuto di oro della lira. Sospesa di nuovo la convertibilità per effetto della Seconda guerra mondiale, la l.-carta (cioè sganciata dall’oro) andò sempre più svalutandosi di fronte sia all’oro e alle valute estere, sia alle merci (➔ inflazione p), soprattutto nell’immediato dopoguerra. Successivamente, lo slittamento della l. si attenuò e i tassi ufficiali di cambio nel periodo 1950-71 si mantennero sempre all’incirca sulla base di 625 l. per un dollaro USA. Nell’agosto 1971, contestualmente alla dichiarazione dell’inconvertibilità del dollaro in oro, la l. abbandonò la sua parità ufficiale con il dollaro. L’avvento di un regime di fluttuazione dei cambi sollecitò tuttavia i Paesi membri della CEE a mantenere un’area di stabilità valutaria decidendo (aprile 1972) l’adozione di una fascia comunitaria di oscillazione, valida per le valute della Comunità, non superiore a ±2,25%. Nel 1972, in seguito a ingenti deflussi netti di capitali, furono approntati interventi quali l’inconvertibilità delle banconote italiane, provvedimento che fece sorgere in vari Paesi il cosiddetto mercato parallelo della l.; le forti pressioni che investirono la l. in quel periodo resero troppo rigidi gli accordi comunitari e la spinsero a uscire dalla fascia di oscillazione (febbraio 1973). Nel marzo 1979 la l. entrò nel nuovo Sistema Monetario Europeo (➔ SME) con un margine di oscillazione, rispetto alla parità dichiarata con le valute CEE, del ±6%. Nel gennaio 1990 entrò nella ‘banda stretta’ (± 2,25% rispetto alla parità) dello SME, ma nel settembre 1992, a causa di forti pressioni speculative sul mercato dei cambi, uscì temporaneamente dal sistema e riprese a fluttuare liberamente rispetto alle valute dei Paesi della CEE. Nel novembre 1996 la l. rientrò nello SME e da allora si mantenne stabile nei confronti delle altre valute. Nella seconda metà degli anni 1990 l’opera di riduzione del disavanzo pubblico, le privatizzazioni nel settore reale e finanziario, e le politiche fiscali e monetarie fortemente restrittive consentirono all’Italia di rispettare i parametri di Maastricht (➔ Trattato di Maastricht) e alla l. di entrare a far parte del gruppo di monete confluite nell’euro.