LIPPO di Benivieni
Non si conoscono il luogo e la data di nascita di L., che doveva essere già adulto e affermato nel 1296, quando, documentato per la prima volta, associò alla sua bottega Neri di Binduccio come apprendista (Milanesi, 1893, p. 15, n. 24).
Non si comprende la natura della sua relazione con Vieni (o Benivieni) di Chiarino (eletto nel 1314 camerlengo della Compagnia dei laudesi di S. Maria Novella, a cui potrebbe essere appartenuto lo stesso L.) e Dino di Benivieni, anch'essi pittori; è stata avanzata l'ipotesi della sua provenienza da una famiglia di pittori (probabilmente residenti nel quartiere di S. Maria Novella) per la sostanziale autonomia con cui L. si muoveva nel panorama artistico.
L'origine fiorentina di L., anche se molto probabile, non è chiaramente documentata; tuttavia è indubbio che avesse lavorato a Firenze, dove si iscrisse all'arte dei medici e degli speziali tra il 1312 e il 1320 (Hueck).
Due polittici, quello degli Alessandri e quello Bartolini-Salimbeni, riportano la firma "Lippus me fecit": per questo, e per motivi stilistici, sono stati attribuiti a L.; e intorno a essi la critica ha riunito un certo numero di opere, databili solo su basi stilistiche.
I suoi primi lavori, della fine del Duecento o dei primi anni del Trecento, sono stati variamente riconosciuti nel trittico n. 33 del Museo Czartoryski di Cracovia, a cui è stata accostata una tavola con Madonna e Bambino in collezione privata a Bologna (Volpe), e in una serie di piccole tavole rappresentanti scene della Passione: la Cattura e il Compianto di Cristo conservate l'una in una collezione privata fiorentina, l'altra a La Spezia, Museo civico Amedeo Lia, e la Coronazione di spine di Strasburgo, Musée des beaux-arts (critico nei riguardi di questa posizione Todini, p. 24). Anche il piccolo gruppo di opere un tempo attribuite al cosiddetto Maestro della Croce dei Filicaia e ricongiunte a L. da Volpe sarebbe testimonianza della sua fase iniziale: tra di esse si può almeno annoverare la Croce con lo stemma dei Filicaia (Firenze, Museo dell'Opera di S. Croce), dipinta intorno al 1300 per l'iconostasi della chiesa, demolita nel Settecento, di S. Pier Maggiore a Firenze. L. sembra aver avuto con il monastero benedettino femminile cui apparteneva la chiesa un rapporto privilegiato, dal momento che eseguì per essa probabilmente altre tre opere: oltre alla Croce, la pala dell'altare principale con S. Pietro in trono tra due angeli (Firenze, Ss. Simone e Giuda), datata 1307, attribuita anche all'affine Maestro della S. Cecilia; la tavola con Madonna in trono tra i ss. Pietro e Lucia (Firenze, Museo Horne), realizzata nel 1318 per la cappella di S. Lucia, di patronato degli Albizzi; e, forse nello stesso periodo, il Polittico degli Alessandri, oggi diviso tra gli Uffizi, la famiglia Alessandri e una collezione privata.
La Croce di villa La Quiete presso San Cresci in Valcava di Mugello, attribuita più di recente a L., non dovrebbe essere cronologicamente troppo distante da quella dei Filicaia per le forti affinità stilistiche che con essa presenta (Santi).
Nell'oscillante ricostruzione cronologica del catalogo di L., le tavole con S. Giovanni Evangelista e con S. Pietro del Musée des beaux-arts di Rennes non possono spingersi troppo in avanti nell'attività di Lippo. Rimanda al Maestro della S. Cecilia ancora il Compianto di Cristo del Museo civico di Pistoia, assegnato alla fase iniziale di L. (con riserva da Donati, 1985, p. 20). La tavola potrebbe provare la presenza di L. a Pistoia (Boskovits, p. 28), testimoniata anche da Vasari (che tuttavia confondeva artisti con lo stesso nome).
Su commissione dell'arte di Calimala, nel 1314 dipinse gli sportelli del perduto tabernacolo del battistero di Firenze (Milanesi, 1893, p. 19, n. 32). In quegli anni (1310-15) forse eseguì, lui o la sua cerchia, il tabernacolo portatile del Brooks Museum of art di Memphis, Tennessee (Tartuferi, 1986 e 1996); mentre più sicuramente possono essere considerate un prodotto di bottega la Madonna con il Bambino del Museo d'arte sacra a San Casciano in Val di Pesa e quella nella chiesa di S. Lorenzo a Montefugoni: per entrambe, l'artista potrebbe essersi limitato a fornire il modello dei personaggi principali.
Nel 1316 un pittore di nome Lippo eseguiva alcuni lavori per la Compagnia dei laudesi di S. Maria Novella, di cui veniva eletto capitano il 5 agosto (Boskovits, p. 26). Non è dato sapere con certezza se, in questo caso, si tratti di L., ma qualora l'identificazione fosse valida potrebbe fornire un ulteriore indizio sulla formazione del suo stile: L. poté studiare e addolcire i propri tipi femminili sulla Madonna Rucellai eseguita da Duccio di Buoninsegna per la medesima Compagnia (Ragionieri).
Due anni dopo realizzò le opere destinate a S. Pier Maggiore: la tavola Horne e, forse nello stesso momento, il Polittico degli Alessandri.
Alla tavola Horne è stata accostata stilisticamente, e dunque assegnata a L., la Croce dipinta in S. Chiara a Castelfiorentino. Intorno al 1320, o poco più in là, dovette eseguire il Trittico Contini Bonacossi (dubbioso Bellosi, pp. 81, 103), oggi agli Uffizi, e il S. Giovanni Battista in trono della Christ Church Picture Gallery di Oxford. La frammentaria Madonna con il Bambino del Metropolitan Museum di New York appare vicina a quella del Polittico degli Alessandri, ma iconograficamente è più sviluppata, e per questo potrebbe essere datata intorno alla metà del terzo decennio del XIV secolo (Tartuferi, 1996; Boskovits, p. 32, propone la fine della seconda decade).
Alla fase finale dell'attività di L., Boskovits (contrario Donati, 1985) riconduce il Polittico Bartolini-Salimbeni (oggi diviso tra le collezioni Acton di Firenze e Salomon di New York e la National Gallery di Ottawa) e un piccolo Trittico in collezione privata.
La tavola del Fogg Art Museum di Cambridge (MA) con la rappresentazione del Compianto meglio si collocherebbe, per la presenza di alcuni particolari iconografici, intorno al 1335 (Ciardi Dupré dal Poggetto associa a quest'opera il Compianto di La Spezia, con conseguente proposta di datazione tarda).
A L., o alla sua cerchia, sono stati assegnati altri dipinti su tavola, come il tabernacolo già in collezione Stoclet (critico Todini, p. 24) e alcune pitture murali, come quelle in S. Maria Novella a Firenze (navata centrale e cappella d'Ognissanti, alla base del campanile).
Di L. non sono noti il luogo e la data di morte.
Nel 1956 Offner riscopriva la figura artistica di L., del quale già Vasari aveva dato notizia. Inizialmente lo si ritenne senese per alcuni tratti stilistici, in particolare la dolcezza dei tipi femminili, ma anche umbro, per asprezze cromatiche, tensioni espressive e patetiche, e pistoiese; fino a quando Volpe restituì al pittore la sua formazione fiorentina, ormai univocamente accettata. Coetaneo di Giotto, si mosse però con autonomia rispetto alla sua "scuola", divenendo così punto di riferimento per i "dissidenti" dagli insegnamenti giotteschi.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di K. Frey, I, München 1911, pp. 335 s.; G. Milanesi, Nuovi documenti per la storia dell'arte toscana dal XII al XVI secolo, Roma 1893, pp. 15, 19; Id., Le opere di Giorgio Vasari con nuove annotazioni e commenti, II, Firenze 1906, p. 13; R. Offner, A critical and historical corpus of Florentine painting, III, 6, New York 1956, ad ind.; P.P. Donati, Primitivi alla Finarte e una proposta per L. di B., in Arte illustrata, IV (1971), 39-40, pp. 75-78; I. Hueck, Le matricole dei pittori fiorentini prima e dopo il 1320, in Bollettino d'arte, LVII (1972), 1, pp. 117, 119 s.; C. Volpe, Frammenti di L. di B., in Paragone, XXIII (1972), 267, pp. 6-12; L. Bellosi, Buffalmacco e il Trionfo della morte, Torino 1974, pp. 71, 74 s., 77, 81, 101, 103, 121; M.G. Ciardi Dupré dal Poggetto, Il Maestro del Codice di S. Giorgio e il cardinale Jacopo Stefaneschi, Firenze 1981, pp. 169 s.; M. Boskovits, in R. Offner - K. Steinweg, A critical and historical corpus of Florentine painting, III, 9, Firenze 1984, pp. 26-34, 169-188; P.P. Donati, Nell'ambito di L. di B., in Paragone, XXXVI (1985), 419-423, pp. 17-20; F. Todini, Un dossale fiorentino del primo Trecento, ibid., pp. 22-25; La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, II, Milano 1986, p. 588 e ad ind.; A. Tartuferi, Corpus of Florentine painting. Nouveautés sur le Trecento, in Revue de l'art, 1986, n. 71, pp. 44 s.; M. Bietti Favi, Indizi documentari su L. di B., in Studi di storia dell'arte, I (1990), pp. 243-252; B. Santi, Una croce dipinta di L. di B. dalla villa "La Quiete" in Valcava di Mugello, ibid., pp. 253-258; A. Tartuferi, in Enc. dell'arte medievale, VII, Roma 1996, pp. 728 s.; G. Ragionieri, in La pittura in Europa. Il dizionario dei pittori, II, Milano 2002, pp. 510 s.; F. Pasut, Ornamental painting in Italy (1250-1310). An illustrated index, a cura di M. Boskovits, Firenze 2003, ad ind.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 275.