FIUMI, Lionello
Nacque il 12 apr. 1894 a Rovereto da Giovanni, professore di chimica, e da Cristina Peratoner, milanese. Nel 1908 la famiglia si trasferì a Verona. Al periodo che corre tra il 1909 e il 1910 si fanno risalire le prime infatuazioni letterarie e alcune esercitazioni poetiche, subito abbandonate. Colpito da una forma di esaurimento nervoso, il F. riparò in Germania - a Monaco e quindi a Berlino - dove ebbe modo di avvicinarsi più da presso alla conoscenza della lirica europea e dove cominciò a imbastire quella che nel 1914 vide la luce a Milano come la sua prima fondamentale raccolta di versi: Pòlline.
Incline alla pronuncia del "più" e del "mai" nell'uso del bemolle crepuscolare, con intonazione ugualmente crepuscolare finanche nei titoli (ad esempio Sera di domenica di carnevale), fa eco nella poesia del F. la lezione di G. D'Annunzio, di G. Pascoli, e in particolare di C. Govoni cui dedicò uno studio monografico (ma fu anche organizzatore di un'antologia del poeta, Ferrara 1918) e di cui - assai sbrigativamente ma a ragione - viene considerato, fuor da particolare originalità, "immediato successore" (Giusso; Ungaretti). L'importanza della raccolta deriva, in particolare, dall'"appello neoliberista" che la precede (pp. 7-13) e che inaugura il movimento detto "avanguardismo" ch'ebbe per centro la rivista La Diana. Nell'appello il F. dichiara l'esser composta la sua poesia in versi liberi ma non futurista: ammira il futurismo qual sprone al rinnovamento e contro "gli esangui passatisti", ricorrendo lui stesso a una forma di insistito analogismo, ma lo deplora quando si lascia trasportare nelle regioni dell'eccesso e dell'assurdo. Se si pensa che Pòlline vede la luce nello stesso anno del primo nucleo del Porto sepolto ungarettiano, si comprenderà come i problemi affrontati dal F. siano, nonostante il risultato letterario circoscrivibile, tutt'altro che banali, inattuali o inautentici: nel cercare una possibile terza via, alternativa tanto al passatismo classicista quanto alle iperboli marinettiane.
Nel crescente impegno riversato dal F. sulle colonne della Diana (fondata da G. Marone e pubblicata a Napoli tra il gennaio 1915 e il marzo del 1917) sono da sottolineare almeno due aspetti che furono decisivi per l'intera esistenza dello scrittore. Da un lato le relazioni e i contatti: ad esempio tra il romano A. Onofri (cui il F. dedicò un medaglione sul n. 5 del 1916), il gruppo napoletano della rivista e la cerchia ferrarese, Govoni in testa: di quella Ferrara proprio sul modello govoniano descritta, ma con suggestione simbolista tratta evidentemente da G. Rodenbach, qual "piccola Bruges" (La Diana, II [1916], n. 4, p. 88). E tra Ferrara e Verona deve non a caso rinvenirsi il "baricentro" dell'ideologia cosiddetta "neoliberista" del Fiumi. Ma dall'altro e, al tempo stesso, sulle colonne della stessa rivista, vediamo il F. mettere a punto una strumentazione critica tutt'altro che di second'ordine e che potrebbe avvicinarlo, nei più felici momenti, alle Cento pagine di poesia di G. Papini, al Giornale di bordo di A. Soffici, ai Pesci rossi di E. Cecchi (Ferrante).
Dopo un primo soggiorno a Parigi nel 1923 e dopo le nozze con Marthe Leroux celebrate l'anno seguente, dal 1925 fino al 1940 il F. risiedette nella capitale francese. La sua lunga, infaticabile opera di divulgatore della cultura italiana in Francia e all'estero gli valse il titolo di "ambasciatore letterario" decretatogli dalla stampa internazionale. Per incarico di P. Boselli fondò nel 1930 a Parigi una "Dante Alighieri", di cui resse il segretariato generale fino al 1934, mentre nel 1932 dette vita alla rivista bilingue Dante (Revue de culture latine), da lui diretta ininterrottamente sino al 9 giugno 1940 quando, costretto a rientrare in Italia, si stabilì a Roverchiara, nel Veronese.
Se nella antologia giapponese della poesia mondiale (Sisakù, Tokio 1936), edita per cura di Riuko Kawagi, l'Italia è rappresentata dai soli D'Annunzio e F., a costui comunque, si devono, anche a prescindere da alcuni limiti nella scelta e nell'impostazione (sottolineati, ad esempio, dal Falqui, p. 269), "le prime presentazioni che siano state fatte in Francia di Saba, Montale, Quasimodo, Govoni, Alvaro, e moltissimi scrittori nostri". Nel 1952, nell'ambito della monumentale antologia intitolata Un demi-siècle de poésie (pubblicata a Parigi sotto il patrocinio dell'UNESCO), l'Italia è rapprentata dal F., insieme con E. Montale, S. Quasimodo, U. Saba e G. Ungaretti. Nella casa di famiglia, a Roverchiara, due anni più tardi, accolse la notizia di, quella che giudicò la più grande soddisfazione letteraria della sua vita: il Grand prix international de poèsie della Société des poètes frangais, e quindi la Lègion d'honneur: il più autorevole senz'altro tra i numerosissimi riconoscimenti che il F. ricevette, tra i quali, il primo nel 1930 e il secondo nel 1936, si contano tra gli altri i due premi dell'Accademia d'Italia.
La produzione giornalistica del F. - poligrafo instancabile - conta qualche migliaio di titoli, sparsi in un numero elevatissimo di quotidiani e periodici in ogni parte del mondo. Ha diretto Il Gazzettino illustrato (1921-25), la Rivista internazionale di lettere ed arti (1946-47) e, in collaborazione con R. Cannavale, la napoletana Realtà tra il 1952 e il 1959. Fu membro di numerose accademie, conferenziere in ogni parte del mondo. Ha proficuamente svolto opera di traduttore; tra le sue traduzioni vanno ricordate Il martirio dell'obeso di H. Béraud (Milano 1926); Il cimitero marino di P. Valéry (Parigi 1935); Poèmes de guerre di A. Marpicati (in coll. con E. Bestaux, ibid. 1937); Le stanze dell'inverno di P. de Nolhac (Bari 1938); Tanke e Hai-Kai di S. Kuhnen de la Coeuillerie (Bergamo 1955).
A Ferrara, nel 1920, era frattanto uscita Mùssole, seconda apprezzata raccolta di versi e, probabilmente, nel computo generale della sua produzione poetica, il suo libro migliore. Nel 1935, sempre nell'ambito d'un convinto apostolato di divulgazione delle lettere, licenziò presso l'editore Carabba (in collaborazione con lo scrittore giapponese Kuni Matsuo) il volume Poeti giapponesi d'oggi (pubbl. Lanciano); né più si trattava qui di japonisme collezionistico manierato sull'estetizzante fine-principio di secolo, bensì di dar notizia di autori e testi ancora sconosciuti in Europa. Fatto non secondario, le prime traduzioni di poeti giapponesi erano apparse (per cura di H. Shimoi e G. Marone) a partire dal quinto fascicolo della Diana: e di lì il "giapponismo" divenne motivo sfruttato in poesia, a principiare dal Govoni (D'Antuono, p. 26). Ma proprio tali traduzioni si immisero nell'ambito di una tendenza già presente nella nostra cultura quale il "frammentismo"; sicché tanto il Marone quanto il F. si trovarono, una volta stabilita un'analogia tecnica tra lo haiku giapponese e le illuminazioni ungarettiane, in un'interessante diatriba critica: "che i versicoli del Porto sepolto fossero direttamente dipendenti dalle traduzioni giapponesi, oppure che queste ultime fossero debitrici della tecnica poetica ungarettiana". Pure si pensi a certo impressionismo rinvenibile in Frutti del vivere, la raccolta di pensieri e aforismi edita dal F. a Bergamo nel 1949, genere com'è noto tutt'altro che diffuso nella nostra tradizione. Sempre nel 1949, il F. aderì al movimento teorizzato da A. Capasso, noto come "realismo lirico": sorta di rinnovata medietas avanguardistica contro ogni forma di eccesso che può considerarsi l'"ideale prolungamento" del giovanile progetto neoliberista. Nel 1954, a Bergamo, uscì Giunta a Parnaso, prosieguo del volume Parnaso amico (Genova 1942), in cui aveva condensato in oltre cinquecento pagine il meglio dell'attività critica (inauguratasi col brillante saggio su Govoni del 1919), con interventi che spaziano da S. Corazzini, G. Gozzano, M. Moretti, C. Govoni, L. Folgore, a M. Novaro, A. Negri, A. Onofti, G. Ungaretti e altri. Del 1951 il suo unico romanzo Ma uno ama ancora (pubbl. Milano) anche se il meglio del prosatore va scorto probabilmente in alcuni passaggi dei resoconti di viaggio, dove, di là dall'esibito analogismo di alcuni luoghi, per brevissimi segmenti giustapposti e per via d'un assetto paratattico a maglie strette, il F. raggiunge esiti di un colorismo impressionistico particolarmente felici.
Nel 1958 si unì in seconde nozze a Beatrice Magnani, veneziana (il 4 ott. 1956 si era spenta Marthe Leroux); colto in novembre da un malore in Sicilia, fu costretto a Modica per circa quattro mesi. A Parigi, nel giugno del 1960 ricevette il prix Edgar Poe, altro riconoscimento di grande importanza riservato a scrittori stranieri. Al 1962 data la seconda antologia dell'intera produzione poetica (la prima risaliva al 1934). Gli ultimi anni sono contrassegnati dalla stesura di prose memoriali, ritratti e "cose viste" di quel quindicennio parigino che aveva contribuito a fare del F. colui che, come pochi altri durante il Ventennio e oltre, operò per sprovincializzare la nostre lettere.
Il F. morì a Roverchiara il 5 maggio 1973.
Oltre alle opere citate nel testo si ricordano le raccolte poetiche: Tutto cuore, Milano 1925; Sopravvivenze, Milano 1931(traduzione francese di P. de Nolhac, E. Bestaux, H. Marchand, A. Mortier, Paris 1931, e in seconda edizione con nuove trad. e prefaz. di E. Bestaux, 1935); Poesie scelte, ibid. 1934; Pour la mori d'une jeune fille créole, con trad. francese di J. Supervielle, Paris 1938; Les pauvres petites prostituées, con trad. francese di V. Larbaud, ibid. 1939; Stagione colma, Milano 1943; Poèmes choisis, Bruxelles-Paris 1950; Sul cuore, l'ombra, Firenze 1953; Poesie scelte, Venezia 1956, Ghirlanda per Marta, Napoli 1957; E la vita si ostina, Bergamo 1961; 30 poesie, Verona 1962; Choix de poèmes, a cura di R. Clérici, Paris 1962; Poesie scelte (1912-1961), Milano 1963; 49 poesie, a cura di G. Rossino, Modica 1972. Narrativa, prosa lirica e di viaggio: Occhi in giro, Catania 1923; Un'Olanda fra due orari e ritorno via Bruges, con trad. olandese di C. Simons, Amsterdam 1929; Immagini delle Antille, Roma 1937; Ex-voto antillais en vingt-six langues, Paris 1939; Ma uno ama ancora, Milano 1951; Li ho veduti così, Verona 1952; I dialoghi di Lanzo, Bergamo 1957; Li ho veduti a Parigi, Milano 1960; La bottiglia sotto il sole di mezzanotte (Viaggio in Lapponia), ibid. 1965; Ancora di Parigi, Verona 1972. Prose critiche, antologie: Corrado Govoni, Ferrara 1919 (ma 1918); Anthologie de la poésie italienne contemporaine, in coll. con A.H. Enneux, Paris 1928; Mario Tozzi, l'homme et l'oeuvre, ibid. 1928; Littérature italienne, in coll. con H. Buriot-Darsiles, Narbonne 1929; La cultura italiana en Francia, trad. di E. Marchese, Buenos Aires 1929; Anthologie des narrateurs italiens contemporains, in coll. con E. Bestaux, Paris 1931, Études italiennes: Guido Gozzano, trad. di H. Martin Leroux, ibid. 1934; Supervielle, il poeta della relatività, Roma 1934; Poesia italiana contemporanea: Auro d'Alba, Paris 1934; Un grande amico dell'Italia: Pierre de Nolhac, Roma 1934; Fortuna del Pascoli in Francia, Adria 1935; Annunzio Cervi, il poeta morto sul Grappa, Fiume 1939; Italianismo e italianisti in Belgio, Roma 1939; Poeti belgi d'oggi, Asti 1939; Vite appassionate e avventurose, Osimo 1943; Berto Barbarani, Venezia 1950; Yves Gandon, romanziere e critico, Milano 1954; Pellico, coqueluche de Stendhal, Grenoble 1955; L'Italia e Verona nelle lettere del gaio presidente de Brosses, Verona 1955; Stendhal e una sua ingiustizia verso il Pindemonte, ibid. 1956; A hora de Cascella, Porto 1956; Chesini. La vita e l'opera, Verona 1961; Il pittore Guido Codagnone, ibid. 1962.
Fonti e Bibl.: C. Giardini, La donna nella lirica di L. F., Napoli 1917; M. Gaglione, I giovani, Caserta 1918, pp. 179-204; U. Zampieri, L. F. dopo Pòlline, Caserta 1918; M. Venditti, L. F., Napoli 1921; N. Sammartano, F., Palermo 1922; G.A. Borgese, Tempo di edificare, Milano 1923, pp. 182-194; F. Binaghi, L. F., Palermo 1925; E. Bestaux, Un poète italien: L. F., Paris 1929; C. Pellizzi, Le lettere ital. del nostro secolo, Milano 1929, pp. 356 ss.; A. Mortier, Etudès italiennes, Paris 1930; Scelta di giudizi critici ital. ed esteri sulle singole opere poetiche di L. F., in L. Fiumi, Poesie scelte, Milano 1934, pp. 1-31; G. Ferrante, La lirica di L. F. da "Immagini delle Antille" ad oggi, Fiume 1940; L. Giusso, Saggio su L. F., in Id., Il viandante e le statue. Saggi sulla letteratura contemp., s. 2, Roma 1942, pp. 190-195; E. Falqui, La letteratura del Ventennio nero, Roma 1948, pp. 267-273; L. F. (con una bibl. completa dei suoi scritti a questa data), in Libri e riviste d'Italia, X (1958), pp. 178 ss.; L. F. - Note bio-bibliografiche, in Forze nuove, I (1961), I, pp. 3 s.; L.R. Patané, Reinterpretazione di L. F., Verona 1961; R. Clerici, L. F., Paris 1962; B. Fiumi Magnani, Bibliografia su L. F., Verona 1962; Mostra del cinquantennio di attività letteraria di L. F., Verona 1963; G. De Robertis, Scritti vociani, a cura di E. Falqui, Firenze 1967, p. 308; G. Rossino, Cronologia della vita e delle opere di L. F., Modica 1972; M. Anzini, Per una bibliografia critica di L. F. Genesi di un'opera prima: "Polline", Verona 1977; G. Ungaretti, Lettere a Marone, a cura di A. Marone, Milano 1978, pp. 63 s.; M. Giammarco, Lettere futuriste a L. F., Roma 1983; G. Gatti, Vita di G. D'Annunzio, a cura di P. Alatri, Firenze 1988, p. 84; G.A. Bertozzi, Futurismo e avanguardismo, in Saggio sull'avanguardia, Roma 1989, pp. 73-87; La Diana, introd. e apparati a cura di N. D'Antuono, Cava dei Tirreni 1990, pp. 93 s. e passim.