LINO (Λίνος, Linus)
In origine la parola non indicò che la melodia di un canto popolare. Non sembra che da principio il carattere di quella melodia fosse triste: tale divenne poscia per confusione col grido lamentoso αἵλινος. In seguito avviene la personificazione di L., di cui si narra (leggenda argiva) che fosse figlio di Apollo e di Psamate, figliuola del re Crotopo, che la madre, per timore della collera di Crotopo, lo esponesse, e che i cani lo dilaniassero. Crotopo scopre poi la colpa della figlia e mette anche lei a morte. Apollo manda allora una pestilenza. L'oracolo, consultato, impone che le donne e le fanciulle plachino Psamate e Lino con preghiere e con un threnos piangente le loro vicende, che sarebbe divenuto famosissimo per il suo carattere estremamente patetico. Nella leggenda tebana invece Lino, figlio di Anfimaro e di Urania, diventa il più famoso musico dei suoi tempi e viene ucciso da Apollo, a cui ha avuto l'ardire di paragonarsi. Una leggenda fa di L. il maestro di Eracle, che lo uccide in un impeto di collera suscitato in lui dai rimproveri del maestro circa il poco profitto nell'arte musicale. La leggenda di L., arricchendosi, lo fa inventore di una nuova corda, poi addirittura del canto e della musica, poi della poesia; infine lo presenta persino come grammatico, filosofo, ecc.