LINGUISTICA TIPOLOGICA
La l.t. s'interessa soprattutto della ricerca di principi di organizzazione dei sistemi linguistici che rendano conto della variazione strutturale delle lingue, nonché della classificazione di queste in termini di proprietà universali, assolute o possibili di una gamma ristretta di realizzazioni, con l'esclusione di quelle possibili sul piano logico ma non attestate (v. tipologia linguistica, App. IV, iii, p. 645).
Nell'ambito della tipologia dell'ordine dei costituenti, di ascendenza strutturalista, i tentativi di ricondurre le solidarietà tra diverse proprietà a un solo principio costruttivo avevano portato alla proposta di due tipologie olistiche, entrambe fondate sulla sequenza relativa delle coppie di costituenti determinanti e determinati (per es., verbo-oggetto, nome-genitivo, ecc.) e alla conseguente classificazione, spesso forzosa, delle lingue in due soli tipi: Oggetto-Verbo e Verbo-Oggetto (T. Vennemann, W. Lehmann). Studi più recenti hanno messo in evidenza reti molto più complesse di implicazioni tra diverse proprietà di ordine dei costituenti (per es., se una lingua ha preposizioni e verbo iniziale o finale di frase, allora avrà anche la sequenza nome-aggettivo che a sua volta implica nome-genitivo) non ascrivibili a un solo principio generale (J.A. Hawkins).
La tradizionale separazione di morfologia e sintassi è superata dall'impostazione funzionalista (S. Dik), attenta al grado di esplicitezza e di univocità nella codificazione dei ruoli semantici degli argomenti di una predicazione (per es., agente, paziente, esperiente) e delle relazioni grammaticali (soggetto, oggetti) tramite la sintassi e/o la morfologia, con la conseguente minore e rispettivamente maggiore disponibilità di utilizzare l'ordine dei costituenti per organizzare la sequenza d'informazione data e nuova nella frase.
Questa impostazione fornisce la base per la comparazione interlinguistica in termini di continua, lungo cui si distribuiscono le singole lingue a seconda della variazione strutturale rispetto ai tratti scelti per la comparazione (v. per es. la ''Gerarchia di accessibilità alla relativizzazione'' di E. Keenan e B. Comrie e la codificazione di dimensioni cognitive generali quali ''possesso'', ''appercezione di oggetti'', studiata in prospettiva semasiologica nell'ambito del progetto UNITYP di H. Seiler). Ne consegue che il tipo linguistico viene definito non in termini discreti, ma come punto focale costituito da nessi di tratti solidali a cui le lingue possono più o meno avvicinarsi.
Pure d'impronta funzionalista è lo studio dell'espressione della relazione soggetto-oggetto nella codificazione linguistica degli eventi reali che caratterizza la cosiddetta ''tipologia del contenuto'' (G.A. Klimov), dove però svolgono un ruolo preminente la definizione di tipi linguistici discreti (attivo, ergativo, nominativo), in base a insiemi di proprietà organizzative del sistema a livello semantico-sintattico, lessicale, morfologico e, marginalmente, fonologico, e la loro interpretazione in termini diacronico-evolutivi. Implicito riferimento a una nozione di tipo discreto viene fatto dalla linguistica generativa, la quale, pur contrapponendosi a quella strutturalista e funzionalista per l'impostazione deduttiva e la base meno ampia di dati empirici, si avvicina a queste con la teoria dei ''parametri'' (N. Chomsky), cioè della gamma di possibili opzioni strutturali nell'organizzazione della grammatica delle singole lingue. Il parametro PRO-DROP (o della facoltatività del pronome soggetto) distingue lingue a soggetto pronominale obbligatorio (e a esile morfologia verbale, come l'inglese) e lingue a soggetto pronominale facoltativo (recuperabile dalla morfologia verbale, come in italiano).
L'interazione di modelli formali e funzionali è resa possibile dal progetto EUROTYP (svolto, fra 1990-94, dall'European Science Foundation, a opera di circa 100 studiosi suddivisi in nove gruppi tematici), che ha il fine di caratterizzare tipologicamente l'insieme delle lingue d'Europa, al suo interno e nei confronti di lingue non europee, tenendo conto anche degli influssi derivanti dalla lunga contiguità areale di lingue di diversa filiazione genetica (indoeuropee, uraliche, altaiche, semitiche).
La l.t. nelle sue varie articolazioni mantiene un ruolo centrale nelle scienze del linguaggio, come dimostra l'applicazione dei suoi metodi e dei suoi risultati oltre che al tradizionale campo della diacronia anche ai sistemi semplificati (pidgin e creoli) e a quelli in via di formazione (processi di apprendimento di lingue seconde, F. Eckman), che rappresentano un campo prezioso per la verifica delle proprietà ricavate dal confronto fra lingue pienamente sviluppate e, in ultima istanza, di teorie tipologiche concorrenti.
Bibl.: B. Comrie, Universali del linguaggio e tipologia linguistica, Bologna 1983, introduzione chiara con molti materiali esemplificativi; P. Ramat, Linguistica tipologica, ivi 1984, discussione di nodi teorici della linguistica tipologica e interpretazione tipologica di alcuni mutamenti diacronici germanici e romanzi.