UGROFINNICHE, LINGUE
. Le lingue ugrofinniche sono le seguenti: 1. l'ungherese, 2. il vogulo, 3. l'ostiaco, 4. il sirieno, 5. il votiaco, 6. il ceremisso, 7. il mordvino, 8. le lingue balto-finniche, 9. il lappone.
1. L'ungherese è la lingua di quel popolo, i cui progenitori apparvero oltre mille anni fa nel territorio dell'Ungheria e quivi fondarono uno stato. Lo svolgimento storico subito dall'ungherese è stato molto lento, talché l'ungherese ci si presenta come una lingua considerevolmente stabile. I più antichi documenti linguistici (alcune parole sparse in fonti arabe e bizantine) risalgono ai sec. IX e X, e dal 1055 in poi si trovano parecchie voci ungheresi in documenti e cronache latine, finché verso il 1200 troviamo il primo documento veramente ungherese; un discorso funebre che comprende circa 300 parole. I documenti più ampî cominciano col codice Jókai che contiene la leggenda dì S. Francesco d'Assisi e che risale al principio del sec. XV. Confrontando la lingua di questi antichi documenti con quella di oggi si vede che l'ungherese ha subito, nello stesso lasso di tempo, un differenziamento e una evoluzione molto minore di quella subita, p. es., dal tedesco o dal francese (v. ungheria: Lingua). Anche il lessico si è molto arricchito con elementi mutuati da varie lingue (slavo, tedesco, ecc.).
2. Il vógulo è la lingua di un popolo che sta per estinguersi e che abita a oriente degli Urali, nella regione degli antichi circondarî di Perm e di Tobolsk. Si divide in quattro dialetti principali e nel suo lessico si notano parecchi elementi samoiedi, turco-tatari, sirieni e russi (cfr. voguli: Lingua).
3. L'ostiáco è parlato in una zona a oriente di quella occupata dai Voguli, sull'Ob, sull'Irtyš, il Konda, Damjanka e Salym nel circondario di Tobolsk.
Strettamente affine al vogulo, l'ostiaco forma con esso un sottogruppo chiamato "lingue ugriche dell'Ob"; nella divisione amministrativa dell'U. R. S. S. gli Ostiachi e i Voguli sono stati riuniti in un circondario ostiaco-vogulico, incluso nella grande provincia dell'Ural. Anche il lessico dell'ostiaco comprende molti elementi samoiedi, turco-tatari, sirieni e russi (v. ostiachi: Lingua).
4. Il siriéno è parlato in un ampio territorio, ora autonomo, lungo i fiumi Pečora, Išma, Mesenj, Vaška, Vičegda, Sysola, Lusa, Kama e da parecchi Sirieni stabilitisi nella penisola di Kola e in Siberia. È, dopo l'ungherese, la lingua ugrofinnica che possiede i documenti più antichi, risalenti alla seconda metà del sec. XIV. Il lessico del sirieno contiene parecchi elementi ciuvassi, tatari, samoiedi, russi e careli (v. sirieni, Lingua).
5. Il votiáco è molto affine al sirieno e forma con questo il gruppo permiano (v. permiani, XXVI, p. 777). Il territorio dei Votiachi è situato a S. di quello abitato dai Sirieni, fra i fiumi Vjatka e Kama. Il lessico votiaco, comprende parecchi elementi ciuvassi, tatari e russi; il più antico documento votiaco è costituito dalla traduzione del Vangelo di S. Matteo, pubblicata a Londra nel 1863. In questi ultimi tempi però si vanno pubblicando parecchi libri scolastici e di propaganda politica anche in votiaco (v. votiachi: Lingua).
6. Il ceremisso è parlato in una regione che altra volta apparteneva ai governi di Vjatka, Kazan′ e Ufa e che oggi forma la "Provincia autonoma dei Mari (Marijskaja Abtonomnaja oblast′" e cioè dei Ceremissi, perché il loro nome nazionale è "Mari" (v. ceremissi, IX, p. 803). Si divide in due dialetti: occidentale e orientale; il lessico contiene molti elementi ciuvassi, tatari e russi. La letteratura ceremissa comincia solo nel secolo scorso e comprende opere religiose; dopo l'avvento del bolscevismo si pubblicano anche libri scolastici, di propaganda politica e giornali (v. ceremissi: Lingua).
7. Il mordvino è parlato lungo il medio corso del Volga, nel territorio autonomo dei Mordvini. I Mordvini erano un popolo guerresco, ma oggi sono pacifici agricoltori. Il mordvino, il cui lessico contiene molti elementi ciuvassi, tatari e russi, si divide in due dialetti principali: il mokša e lo erzä; il più antico libro mordvino fu stampato nel 1808 (v. mordvini).
8. Le lingue balto-finniche sono le seguenti: a) il finnico (Suomi) parlato in Finlandia e da minoranze finniche in Svezia, Norvegia e nell'U. R. S. S. La migrazione dei Finni verso la Finlandia deve essere cominciata nel sec. I dell'era volgare (al più tardi nel IV). La lingua letteraria è specialmente basata sul finnico occidentale. Parole finniche isolate (specialmente nomi di persone e di luogo) ricorrono in documenti a cominciare dal 1232; il primo libro finnico uscì nel 1544 (v. finlandia: Lingua); b) il carelio, parlato nella repubblica della Carelia (v.); sempre nella Carelia e regioni finitime è parlato anche l'affine c) dialetto di Olonec; il numero di parlanti questo dialetto si aggira sui 200.000; d) l'ingrico, e cioè il dialetto dell'Ingria, parlato da circa 13.000 persone; e) il lüdo, parlato in una piccola regione a nord e a ovest di Petrozavodsk; al lüdo è molto affine f) il vepso parlato nella regione a SO. del Lago Onega e lungo il corso superiore del fiume Ojat′. I Vepsi e i Lüdi, presi insieme, assommano ad appena 25.000 anime (v. vepsi); g) il voto, ormai in via di estinzione parlato da non più di 1000 persone nella parte NO. dell'Ingria e nelle regioni finitime dell'antico governatorato di Pietroburgo (v. voti); h) l'estone, che è la lingua della Estonia (v. estonia: Lingua); i) il livone, il cui più antico documento risale al sec. XVIII e che è ormai in via di completa estinzione, parlato nella parte più settentrionale della Curlandia; la maggior parte del lessico livone è ormai formata di elementi mutuati dal lettone.
Le regioni abitate dalle popolazioni balto-finniche, all'epoca di Cristo e nel millennio precedente, dovevano essere al sud del Golfo di Finlandia e del Lago Ladoga, a oriente dell'odierna Estonia. Le loro più prossime vicine erano certo popolazioni baltiche indo-europee (lituane-lettoni); poco più tardi vennero anche in contatto con popolazioni germaniche. La fonte dei più antichi vocaboli mutuati dalle lingue germaniche dovette essere il protogermanico. Un po' più recenti sono le vocì mutuate dal protonordico. Di data più recente è l'influsso slavo, ma questo è tuttavia tanto antico che i più vetusti elementi slavi delle lingue baltofinniche presentano ancora caratteristiche fonetiche protoslave. Inoltre in tutte le lingue baltofinniche si trovano più o meno elementi russi mutuati in epoche più recenti. Il finnico propriamente detto (Suomi) è stato fortemente influenzato dallo svedese durante l'epoca del dominio svedese sulla Finlandia, mentre l'estone ha un considerevole numero di elementi di origine basso-tedesca.
9. Il lappone. I Lapponi non raggiungono il numero di 29.000 e abitano nelle regioni settentrionali della Svezia, Norvegia, Finlandia e nella penisola di Kola (v. lapponia). Il territorio abitato dai Lapponi si estendeva, in altri tempi assai più a sud. Nella seconda metà del sec. XVII i Lapponi abitavano anche nella Finlandia centrale e, verso la metà del sec. XIV, si trovavano anche presso le rive orientali del Lago di Onega. Nella parte meridionale del territorio da loro oggi occupato in Svezia e Norvegia, i Lapponi sono giunti appena dopo la fine del Medioevo. Preso nel suo complesso, il lappone è molto affine alle lingue balto-finniche. Antropologicamente però i Lapponi sono un popolo a sé e completamente isolato. Bisogna dunque ammettere che i Lapponi abbiano parlato originariamente un'altra lingua e che abbiano mutuato la loro lingua attuale da un popolo ugrofinnico. Il lessico del lappone contiene anch'esso parecchi elementi mutuati dal protogermanico e dal protonordico. All'arricchimento del lessico lappone hanno poi contribuito anche il finnico, il norvegese, lo svedese e il russo.
La classificazione delle lingue ugrofinniche presenta parecchie difficoltà; da una parte abbiamo il gruppo ugrico, abbastanza nettamente distinto dalle rimanenti lingue; questo gruppo comprende l'ungherese, il vogulo e l'ostiaco; l'affinità delle lingue del gruppo ugrico fu riconosciuta da Castrén (1857), da O. Donner (1879), dal Setälä, dal Szinnyei, ecc. Il Budenz (1879), pur tenendo collegate le tre lingue ugriche, le riuniva con le lingue permiane per il comune mutamento di d in l e le mandava poi insieme col lappone per il mantenimento di ń, mentre separava il finnico, mordvino e ceremisso che depalatalizzano il protougrofinnico *ń (ungh. nyíl "freccia", ost. ńal, vog. ńál, sir. ńel, vot. ńil, lapp. di Norv. ńuolla, ma finn. nuole-, mordv. nal). La classificazione più semplice è quella di O. Donner, che divide le lingue ugrofinniche in due sezioni, l'una ugrica (ostiaco, vogulo, ungherese) e l'altra finnica. Quest'ultima viene suddivisa in due gruppi: a) gruppo permico (sirieno, votiaco); b) Volga-baltico, che a sua volta si suddivide in due sottogruppi: α) del Volga (ceremisso, mordvino); β) sottogruppo finnico occidentale (lappone, livone, vepso, estone, voto, finnico).
Passiamo ora a considerare alcune caratteristiche delle lingue ugrofinniche. Nel sistema fonetico poco si può dire del primitivo vocalismo; a differenza di quanto avviene per l'indoeuropeo, noi non sappiamo ancora ricostruire il vocalismo ugro-finnico; tutt'al più si può stabilire se la vocale della prima sillaba era palatale o velare. Alla ricostruzione della vocale palatale o velare protougrofinnica si procede basandosi sull'accordo che generalmente presentano l'ungherese, il finnico, il mordvino, il ceremisso e il dialetto tawda del vogulo. In queste lingue le supposte vocali palatali e velari del protougrofinnico rimangono di solito rispettivamente palatali e velari, mentre nelle altre lingue avvengono frequenti scambî.
L'armonia vocalica (v. armonia: Armonia vocalica, IV, p. 527) si trova nella maggior parte delle lingue ugrofinniche, ma non mai in uno stadio così perfetto come in alcune lingue turche. Manca invece completamente nel Lappone, nelle lingue permiane e nell'ostiaco. È meglio sviluppata nell'ungherese e nel finnico. Gli ugrofinnisti sono incerti se far risalire l'armonia vocalica al proto-ugrofinnico o se ammettere che si sia sviluppata indipendentemente nelle singole lingue. Per quanto non si tratti di un fenomeno di importanza tale quale si credeva alcuni anni fa, pure sembra oggi più probabile ammettere che l'armonia vocalica sia esistita, per lo meno come tendenza, non solo nel protougrofinnico, ma anche nel protouralico, giacché essa si trova anche nel samoiedo; anche senza prendere per ora in esame la concordanza dell'armonia vocalica nelle lingue uraliche con quella delle lingue altaiche (cfr. uralo-altaiche, lingue), ci sembra più verosimile ritenere l'armonia vocalica primitiva nell'ugrofinnico (seguendo il Budenz, il Donner, il Setälä e il Kannisto), piuttosto che ritenerla uno sviluppo indipendente (come ammettono il Szinnyei, il Mikkola, il Wiklund, il Gombocz e altri).
Molto notevole è anche la presenza nel vocalismo di alcune lingue ugrofinniche di un'apofonia (che gli ugrofinnisti chiamano "Stufenwecsel" e non "Ablaut", in ungh. "fokváltakoza") quantitativa (p. es., in ungherese) e perfino qualitativa (in ostiaco e lappone), che il Setälä (Journal de la Soc. Finno-Ougrienne, XIV, 1896) attribuì già al proto-ugrofinnico, p. es., in ungh. kéz "mano" kézben "nella mano" (con ē) ma kezem "la mia mano" (con ĕ), kezet "la mano" (acc.); ház "casa" (con ā) ma haza "a casa" (con ă > å), cfr. lapp. di Kola puötte- "venire", poaδam "io vengo"; ost. ńāΛəm "lingua", ńiΛməm "la mia lingua".
L'accento doveva cadere nel protougrofinnico sulla prima, o al massimo sulla seconda sillaba, come ci dimostrano le alternanze consonantiche; in ungherese, nelle lingue balto-finniche, nel lappone e nel vogulo (eccetto nel dial. tawda) l'accento sta sempre sulla prima sillaba. Nel votiaco sull'ultima sillaba. Notevole nella massima parte delle lingue ugrofinniche (p. es., ungherese, finnico) l'indipendenza assoluta fra accento e quantità, cosicché in una parola come l'ungh. kenyér "pane", l'accento tonico cade sull'e breve della prima sillaba, ma si fa sentire perfettamente la lunghezza dell'é della sillaba postonica.
Quanto al consonantismo il sistema fonetico del protougrofinnico era considerevolmente semplice, ma molto diverso da quello dell'indoeuropeo; infatti il protougrofinnico (ed in genere il protouralico) presenta una grande povertà di occlusive e una ricchezza di costrittive, mentre nel protoindoeuropeo si riscontra l'opposto. Così, p. es., alle tre serie di gutturali indoeuropee, il protougrofinnico corrisponde solo con un k velare e un è [k] palatale; fra le dentali abbiamo a formula iniziale il solo t (e a formula mediana anche l'interdentale δ). Fra le labiali abbiamo p (e a formula iniziale e media la spirante β). Ma fra le costrittive abbiamo s, š, e ṣ e forse t′ š, ṭö che dovevano essere delle affricate. Si nota la mancanza delle sonore e aspirate originarie, ma le comparazioni con l'altaico permettono di ricostruire qualche sonora uralo-altaica, assorditasi nell'uralico, p. es., uralo-alt. *b- ural. p-, turco, mong., tring. b-.
Un'altra caratteristica dell'ugrofinnico e del Samoiedo, e che quindi risalirà all'uralico comune, è la presenza di una alternanza consonantica la cui prima causa doveva forse essere in un'alternanza di accento. Nell'ugrofinnico questa alternanza si presenta solo raramente con valore paradigmatico, come avviene invece nel samoiedo. Per es., troviamo nelle lingue ugrofinniche un'alternanza m/ø e e n/ø che rappresenta l'ultimo grado (sparizione) di un'alternanza m/β e n/δ. Per es., finn. liemi "minestra"; ungh. lé "sugo, zuppa", leves "minestra"; finn. nime- "nome", ost. nèm, vog. nam, lapp. di Svezia namma; ungh. név (ma samoj. ńem gen. pl. niwí, poss. ńebl "il tuo nome").
Le alternanze consonantiche, come quelle apofonetiche vocaliche indoeuropee, possono essere anche solo quantitative, come, p. es., kk/k; tt/t, pp/p, p. es., finn. akka "signora, moglie" gen. akan; finn. suuttu- "arrabbiarsi" 1ª pers. ind. pres. suutun, ecc. Oppure le alternanze possono essere, come nella maggior parte dei casi, qualitative, p. es., k/γ (e più tardi il γ può ridursi a zero come, p. es., nel finnico) così finn. teke- "fare", ma teen "io faccio" (ant. finn. teghen).
Notevole è anche il fatto che a formula iniziale non troviamo, né nel protougrofinnico né nelle singole lingue, dei gruppi di consonanti, ma solo consonanti semplici.
Passando alla morfologia noteremo prima di tutto la completa assenza del genere grammaticale. I numeri sono, nella massima parte delle lingue ugrofinniche, solo due: singolare e plurale; ma il vogulo, ostiaco e lappone hanno anche il duale. Il duale doveva certo essere proto-ugrofinnico, anzi protouralico, perché si trova anche nel Samoiedo caratterizzato dal medesimo suffisso (sam. -g, -h, -k, p. es., losā-g "due volpi", vog. -γ, per es., āmpî-γ "due cani"). Per la formazione del plurale l'ugrof. si serve di parecchi suffissi: -t (p. es., finn. hevose-t "i cavalli", vog. lū-t "i cavalli", ecc.), -k (p. es., ungh. kez-ek "mani" [v. ungheria: Lingua]; lapp. di Kola ku "il quale" pl. kukk), -i (j) (p. es., ungh. keze-i-m "le mie mani"; finn. lintu- "uccello" lintui-, ecc.) ed -n (p. es., vog. näm "nome", nämän-).
Quanto ai casi, essi sono formati, per la maggior parte, da posposizioni di natura avverbiale e perfino nominale. Il nominativo è, in tutte le lingue ugrofinniche, formato dal puro tema (o da uno dei temi, date le variazioni dovute all'apofonia vocalica e consonantica), p. es., finn. silmä "occhio", ungh. kéz "mano", ecc. Fra le posposizioni che servono a formare gli altri casi alcune sono primarie, generalmente formate da una sola consonante, ed altre secondarie formate o da un suffisso di derivazione più un suffisso casuale, o da due suffissi casuali fusi insieme. Anche fra i suffissi primarî non tutti possono attribuirsi con certezza al protougrofinnico. Quelli che, data la loro estensione, si possono con verisimiglianza attribuire al protougrofinnico sono specialmente: il suffisso del locativo caratterizzato da *n (che assume poi nelle varie lingue valori diversi e specifici, per es., in ungh. di "superessivo", in mordvino di "temporale", ecc.); p. es., ungh. vízën "sull'acqua"; *bél-n "nell'interno" > benn "dentro", > -ben suff. del locativo (stato in luogo); finn. koto-na "a casa"; päivä-nä "di giorno"; mordv. t′el′ńa "d'inverno", ecc. Il sufisso dell'ablativo *-t (o -*δ), p. es., finn. alta "sotto, al di sotto" (ale- "il di sotto"), nuolelta "dalla freccia" (nuole-); ungh. -l (⟨ δ) alól, alúl "sotto"; hazól "da casa" e come modale jó-l "bene" (jó "buono"); lapp. di Svezia allēt "da occidente", ecc. Il suffisso del "lativo" *k/γ, per es., Ingr. alak "verso il basso", vog. sisī "indietro" e il suffisso dell'accusativo *-m, p. es., vog. lūma "equum"; finn. isän "patrem"; lapp. di Sv. mānām "puerum". Il -t dell'acc. ungh. (p. es., kezet "manum") corrisponde al determinativo *tä posposto come articolo nel mordvino, quindi ungh. -t ⟨ *mt.
Meno estesi sono i suffissi del gen. *-n (manca nelle lingue ugriche), p. es., finn. maan "terrae", il lativo in *ń (manca nelle lingue ugriche), p. es., lapp. muńi "mihi", il locativo in -t che è invece solo delle lingue ugriche, p. es.. ungh. mellet "accanto" (da mell "petto"), Pécsett, "a Pécs", vog. ia-t "nel fiume", ost. tot (cfr. ungh. ott) "là", ecc. Fra i suffissi casuali secondarî ricorderemo: adessivo *n + loc. *t > ung. dial. -nott, -nett, -nitt, p. es.. bírónoit "presso il giudice"; abl. *n + abl. *-l > ungh. -nól; -nál, p. es., honnal (> honnan) "di dove" (⟨ *holnal, cfr. hol ⟨ holt "dove"), ecc.
La maggior parte dei suffissi casuali è però formata da avverbî posposti, p. es., ungh. -ben, -ban ⟨ benn "dentro" (v. sopra), p. es., kézben "nella mano"; ungh. -bâl, ból ⟨ belâl "di dentro", p. es., kézbâl "dalla mano"; ungh. -vel, -val ⟨ vel- "con", p. es., velem "con me" originariamente un ablativo in -l cfr. vog. βāγl "con forza" (quindi semanticamente con forza > con l'aiuto > per mezzo di > con, insieme), p. es., kâvel "con la pietra", lóval "col cavallo", ecc. (cfr. Szinnyei, Finn. ugr. Forsch., XXII [1934], p. 67 segg.).
L'aggettivo che funge da attributo rimane invariato nella maggior parte delle lingue ugrofinniche; solo nelle lingue balto-finniche e sovente in lappone concorda nel caso e nel numero col sostantivo cui si riferisce, p. es., ungh. szép lánynak "alla bella ragazza" (e non szépnak), ma finn. matala-ssa möki-ssä "nella bassa capanna". Il comparativo veniva formato nel proto-ugrofinnico col suffisso *-mp/-mb che oggi rimane solo nelle lingue baltofinniche, nel lappone e in ungherese, p. es., finn. vanhempa- "più vecchio", ungh. nagyobb "più grande".
I numerali da uno a sei sono ugrofinnici; il sette sembra un antico prestito dall'indoeuropeo, al pari del dieci cfr. ungh. hét, vog. sät, finn. seitsemān, lapp. norv. čiečča "sette" (v. Setälä, Finnisch-ugr. Forsch., XII, p. 166 segg.). Anche il numerale "cento" ungh. száz, ost. sàt, finn. sata, ecc., proviene dall'indoeuropeo, e certamente da una lingua satəm.
Nel sistema pronominale è interessante osservare che i possessivi vengono indicati con suffissi.
Per es., 1ª pers. sing. ugrof. *m/*β, ungh. fám "il mio albero", lovam "il mio cavallo" (pl. faim, lovaim "i miei alberi, cavalli"); vog. šäməm "il mio occhio", sir. kiśīm "dalla mia mano"; cer. at′śam "mio padre" finn. isām "mio padre"; 1ª pers. plur. ugrof. *m.k/β.k, ungh. fánk, lovunk "il nostro albero, il nostro cavallo" (pl. fáink, lovaink "i nostri alberi, i nostri cavalli"); finn. kätemme "la nostra mano" 2 pers. sing. ugrof. *t/*δ, ungh. fád, lovad "il tuo albero, il tuo cavallo" (pl. fáid, lovaid "i tuoi alberi, i tuoi cavalli"), finn. *rakkaut-ti "il tuo amore" (> ora rakkaute-si); mordv. tolga-t "la tua penna" (pl. tolga-n-t "le tue penne"); 2ª pers. pl. *t.k/δ.k, ungh. fatok, lovatok "il vostro albero, il v. cavallo" (pl. fáitok. lovaitok); mordv. kudostonk "dalla vostra casa", ecc., 3ª pers. sing. *s.n/*z.n mordv. kudo-zo "la sua casa", vot. murte-z "suo marito", ma in ungh. háza "la sua casa", lova "il suo cavallo"; fá-ja "il suo albero", ecc., 3ª pers. pl. ugrof. *δ.k/*z.k, mordv. tolga-st "la loro penna", cerem. βüδəšt "la loro acqua", ma ungh. fájuk, lovuk.
Quanto al verbo, il protougrofinnico possedeva tre modi (indicativo, congiuntivo e imperativo) e tre tempi (presente, e due preteriti); i tempi indicavano specialmente la qualità dell'azione (compiuta, incompiuta, ecc.). Il protougrofinnico aveva poi una forma verbale negativa che si è generalmente conservata, eccetto che nelle lingue ugriche (p. es., finn. en mene "non vado" et mene "non vai", ecc.).
Notevole inoltre la presenza nelle lingue ugriche e nel mordvino di una coniugazione oggettiva, nella quale cioè oltre alla persona del soggetto viene indicata anche quella dell'oggetto; così, p. es., nell'ungh. várom "io (lo) aspetto" viene indicato il soggetto di prima persona e l'oggetto di terza; in várlak "io ti aspetto" il soggetto di prima e l'oggetto di seconda mentre várok (con. soggettiva) indica solo "io aspetto". La coniugazione oggettiva dell'ungherese è però imperfetta perché è completa solo per l'oggetto di terza persona; se l'oggetto è di seconda, abbiamo solo una forma per il soggetto di prima persona; se poi l'oggetto è di prima persona manca assolutamente la forma e bisogna usare quella della coniugazione soggettiva, p. es., ö vár engem "egli mi aspetta". Nel mordvino invece esistono tutte le forme, eccetto quelle logicamente impossibili, p. es., dato il verbo soda- "conoscere" avremo: 1. soggetto di 1ª pers. e oggetto di 3ª pers. sing. soda-sa "io (lo) conosco"; 2. soggetto di 1ª e oggetto di 3ª pers. plur. soda-sajnä "io li conosco"; 3. soggetto di 1ª pers. e oggetto di 2ª pers. sing. soda-tä "io ti conosco"; 4. soggetto di 1ª pers. e oggetto di 2ª pers. plur. soda-tädäz "io vi conosco"; 5. soggetto di 2ª pers. sing. e oggetto di 1ª pers. sing. soda-samak "tu mi conosci"; 6. soggetto di 2ª pers. e oggetto di 1ª pers. plur. soda-samáśt "tu ci conosci" e così via. Sembra però che fra la coniugazione oggettiva del mordvino e quella delle lingue ugriche non esista alcun rapporto storico e che ambedue siano sviluppi paralleli.
Il lessico delle lingue ugrofinniche ci è conosciuto abbastanza bene dal confronto delle singole lingue; però la ricostruzione del primitivo patrimonio lessicale ugrofinnico si fa più difficilmente di quella dell'indoeuropeo, perché tutte le lingue ugrofinniche, senza eccezione, sono state esposte ad influssi fortissimi di lingue non ugrofinniche e specialmente di lingue indoeuropee e turche, cosicehé, dal punto di vista del lessico, anche le lingue ugrofinniche meglio conservate, si trovano press'a poco nelle condizioni nelle quali nell'indoeuropeo sono, p. es., l'armeno e l'albanese per ciò che riguarda la conservazione del lessico primitivo. I popoli ugrofinnici furono in contatto, ancora all'epoca dell'unità ugrofinnica, con popoli indoeuropei da cui mutuarono parecchie voci importanti; mentre alcune di esse (come, p. es., il numerale "cento") si mostrano chiaramente mutuate da una lingua indoeuropea di tipo satəm, probabilmente da un dialetto iranico molto antico, altre ci riconducono ad una fase che corrisponde quasi perfettamente a quella che gli indoeuropeisti hanno ricostruita per il protoindoeuropeo. Vi sono poi inoltre alcuni degli elementi di presunta origine indoeuropea che si trovano anche nel samojedo e che, per il loro aspetto fonetico, debbono risalire all'uralico comune; secondo alcuni studiosi si tratterebbe di voci mutuate all'epoca dell'unità uralica, secondo altri invece queste voci, insieme a numerose corrispondenze grammaticali (pronomi, suffissi casuali, ecc.) indicherebbero una lontana parentela genealogica fra l'uralico e l'indoeuropeo.
Dal vocabolario protougrofinnico ci possiamo fare un'idea della cultura dei Protougrofinni (e col confronto del samoiedo dei Protouralici). Si vede così che i Protougrofinni dovevano essere un popolo dedito principalmente alla pesca e alla caccia. Sono protougrofinniche le voci che designano il pesce (ungh. hal, ost. χul, vog. kul, cer. kol, mordv. kal, finn. kala, lapp. kuöllē, cfr. sam. J. hālea, T. kole, ecc.); l'arco (ungh. íj, ost. i̯oγəl, vog. i̯εγt, cer. joηgež, mordv. joηks, finn. jou[t]si, lapp. juöksa; cfr. sam. J. yn, O. end); la freccia (ungh. nyíl, ost. ńàl, sir. ńil, vot. ńil, mordv. nal, finn. nuoli, lapp. ńùöllå; cfr. sam. K. ńa), ecc.
Questa preminenza delle occupazioni peschereccie dei popoli ugrofinnici e l'alto grado di perfezione raggiunto dalla tecnica pescatoria di questi popoli, che pur sono ancora in gran parte in uno stato primitivo di cultura, si rivela anche dalle numerose parole ugrofinniche riferentisi alla pesca, passate nel russo (dunque in una lingua di maggiore prestigio). I Protougrofinni dovettero conoscere pochi animali domestici, p. es., il cane (ungh. fene, sir. pon, mordv. pińe, finn. peni, cfr. sam. J. wueno, T. bun, ecc.) e forse la renna (finn. poro, lapp. boaco, cfr. sam. Koib. pooto "cervo"); solo i Protougri conobbero il cavallo (ungh. ló, ost. lau, vog. lu), e probabilmente anche la pecora (ungh. juh); ma la maggior parte degli animali domestici dovette esser loro sconosciuta (bue, vacca, vitello, capra, gallina). Che i Protougrofinni fossero un popolo guerriero non è sufficientemente provato dalla presenza del termine "esercito" (ungh. had, ost. χånt, vog. χont, finn. -kunta, lapp. kont-); anzi il fatto che le parole che designano la spada (ungh. kard, cer. kerdo, vot. kort) e lo scudo (ungh. vért) siano di origine iranica, milita piuttosto per il contrario.
L'ugrofinnico non è isolato; è certo che il proto-ugrofinnico si è staccato da una più antica lingua protouralica dalla quale si è separato pure il samoiedo.
Un cenno sulle principali corrispondenze ugro-finniche samoiede è stato dato alla voce samoiedi, XXX, p. 610. Per la questione della posizione dell'uralico, v. uralo-altaiche, lingue.
Bibl.: J. Pápay, A finnugor népek és nyelvek ismertetése (Esposizione dei popoli e degli idiomi ugrofinnici), Budapest 1922; J. Szinnyei, Finnisch-ugrische Sprachwissenschaft, 2ª ed., Berlino-Lipsia 1922; Magyar nyevhasonlitás (Linguistica comparativa ungherese), 7ª ed., Budapest 1927 (indispensabile); J. Manninen, Die fininsch-ugrischen Völker, Lipsia 1932. Ancora fondamentale: J. Budenz, Az ugor nyelvek összehasonlitó alaktana (Morfologia comparata delle lingue ugrofinniche), Budapest 1884-94, e specialmente il Magyarugor összehasonlító szótár, ivi 1873-81 (Dizionario comparativo ungherese-ugrofinnico), dello stesso Budenz, per quanto non rispecchi più lo stato presente delle nostre conoscenze. In gran parte superato O. Donner, Vergleichendes Wörterbuch der finnisch-ugrischen Sprachen, Helsingfors 1874-1888; cfr. anche dello stesso Donner, Die gegenseitige Verwandtschaft der finnisch-ugrischen Sprachen, ivi 1879. Fra le riviste dedicate alla linguistica ugrofinnica ricorderemo: Magyar Nyelveszet (Linguistica ungherese), dir. da P. Hunfalvy, Pest 1856-1862 (voll. 6); Nyelvtudományi Közlemények (Comunicazioni linguistiche), fondata da P. Hunfalvy e ora diretta da Nicola Zsirai, Budapest dal 1862 (fino al 1936, 50 volumi); Journal de la Société Finno-Ougrienne, Helsingfors, dal 1886; Mémoires de la Société Finno-Ougrienne, ivi dal 1890; Finnisch-ugrische Forschungen, fondate da E. N. Setälä, K. Krohn e Y. Wichmann e ora dirette da J. H. Toivonen e P. Raavila, ivi 1901 segg. (fino al 1936, voll. 24). La bibliografia relativa alle singole lingue è stata data alle voci rispettive; qui accenneremo solo ad alcune questioni ricordate nel corso della presente voce.
Per la storia della linguistica ugrofinnica, v.: O. Donner, Öfversikt af den finsk-ugriska språkforskingens historia, Helsingfors 1872; E. N. Setälä, Lisiä suomalais-ugrilaisen kielentutkimuksen historiaan (Breve storia della linguistica finno-ugrica), ivi 1892; J. Pápay, A magyar nyelvhasonlitás tärténete (Storia della linguistica ungherese), Budapest 1922. Per la classificazione delle lingue ugro-finniche, v.: Castrén, Ethnol. Vorlesungen über die altaischen Völker, Helsingfors 1857; O. Donner, Die gegenseitige Verwandschaft der f.-ugr. Sprachen, ivi 1879; J. Budenz, Über die Verzweigung der ugrischen Sprachen, Gottinga 1879. Per il vocalismo cfr.: Setälä, Journ. Soc. Finno-Ougr., XIV, 3; Gombocz, Nyelvt. Közl., XXXIX, 229; Munkácsi, Nyelvt. Közl., XXV, 168 segg. Per il consonantismo v. bibl. presso Szinnyei, Magy. Nyelvhasoulitis, VII, 19 segg., e cfr. Y. H. Toivonen, Zur Geschichte der finnisch-ugrischen inlautenden Affrikaten, in Finnisch-ugr. Forschungen, XIX (1918), 1-270. Per l'alternanza consonantica, cfr. E. N. Setälä, Ueber Art, Umfang und Alter des Stufenwechsels im Finnisch-ugrischen und Samojedischen, in Finnisch-ugr. Forschungen, Anzeiger, XII (1912), pp. 1-128. Per la morfologia, oltre all'Alakter del Budenz, v.: B. Munkácsi, Az Altaji nyelvek számképzése (La formazione del plurale nelle lingue altaiche), in Budenz-Album, Budapest 1884, p. 234 segg.; M. Kertész, Über den f. ugr. Dual, in Keleti Szemle, XIV (1914), p. 74 segg.; Zs. Simonyj, A magyar névragozás (La declinazione nominale ungherese), Budapest 1887; J. Mark, Die Possessivsuffixe in den uralischen Sprachen, Helsingfors 1923; E. N. Setälä, Zur Geschichte der Tempus- und Modusstammbildung der finnisch-ugrischen Sprachen, ivi 1886. Per gli elementi mutuati dall'indoeuropeo, cfr.: B. Munkácsi, Árja és kaukázusi elemek a finn-magyar nyelvekben (Elementi ariani e caucasici nelle lingue ugrof.), Budapest 1901; H. Jacobsohn, Arier und Ugrofinner, Gottinga 1922. Per la possibile parentela con l'indoeuropeo, v. bibl. in XXI, p. 206, e cfr. spec. B. Collinder, Indo-uralisches Sprachgut. Die Urvewandtschaft zwischen den indoeuropäischen und uralischen Sprachfamilien, Upsala 1934. Per il vocabolario primitivo dell'uralico, E. N. Setälä, Zur Frage nach der Verwandtschaft, der finnischugrischen und samojedischen Sprachen. Über den gemeinsamen Wortschatz der Finnisch-Ugrischen und Samojedischen, Helsingfors 1912. Per la ricostruzione dell'uralico e le ricerche comparate fra ugrofinnico e samoiedo, v. bibl. in XXX, p. 611.