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LINGUAGGIO

di Andrea Moro - Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)
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LINGUAGGIO.

Andrea Moro

– Gli sviluppi della linguistica formale e della ricerca in ambito neurobiologico. Bibliografia

Gli sviluppi della linguistica formale e della ricerca in ambito neurobiologico. – Lo scenario contemporaneo degli studi sul l. è caratterizzato da due tendenze spiccate. Da una parte, la maturazione del programma di ricerca della linguistica formale, nata nella seconda metà del secolo scorso (Chomsky 2013), dall’altra la diffusione di questi modelli in vari settori della ricerca empirica, soprattutto in ambito neurobiologico, con la conseguente nascita di nuovi quesiti e nuovi obiettivi (Principles of neural science, 20135, cap. I). Per quanto riguarda il primo filone – quello della linguistica formale – vi sono almeno tre direttrici di ricerca dominanti: l’identificazione degli elementi minimi delle strutture del l. (in particolare l’individuazione dei morfemi funzionali sul la base dell’analisi fine delle strutture frasali comparate e la derivazione della funzione argomentale degli elementi che cooccorrono con i predicati; Rizzi 2009 e Hale, Keyser 2002), la comprensione del formato delle regole computazionali di base (in particolare le regole binarie che combinano gli elementi primitivi facendo nascere strutture gerarchiche e ricorsive) e la spiegazione della natura e dei limiti della variazione linguistica, sia in senso infralinguistico (teoria della località) sia in senso interlinguistico (teoria dei parametri). Uno dei punti centrali del dibattito, che tra l’altro accomuna in modo unitario questi tre filoni principali, è l’analisi delle conseguenze della natura lineare del codice linguistico, soprattutto per l’emergere definitivo della consapevolezza che le regole di località del linguaggio ignorano le relazioni lineari e invece si basano sulla struttura gerarchica e ricorsiva. La teoria dell’antisimmetria e la variante dell’antisimmetria dinamica si sono proposte tra gli altri come tentativi di spiegazione unificata di questo problema empirico emergente e sono a tutt’oggi al vaglio di molti centri di ricerca (Moro 20152, cap. III). Un altro punto è la caratterizzazione restrittiva della nozione di parametro linguistico – cioè di una variazione minima e sistematica di una struttura per altri versi comune a tutte le lingue – che sta portando a modelli diacronici rigorosi e formali anche in ambito sintattico (Longobardi, Guardiano 2009; Rizzi 2009). In questo senso, la tradizionale contrapposizione tra linguistica generativa e tipologica ha perso parte della vis polemica, e molti lavori sono di fatto sorti dalla combinazione di metodi e scoperte appartenenti a entrambi gli ambiti.

Nell’ambito della linguistica formale, si è inoltre assistito a uno sviluppo decisamente preponderante della semantica vero-funzionale rispetto agli anni precedenti; due punti di svolta rispetto ai paradigmi tradizionali sono l’emancipazione dalla nozione di riferimento e l’implementazione di algoritmi naturali di implicazione logica (Chierchia 2013). Tutto l’ambito della ricerca formale sul l. è però stato caratterizzato in modo massiccio dall’emergere della consapevolezza che una teoria formale del l. naturale non può prescindere dalla conoscenza dei meccanismi computazionali di tipo neurobiologico del cervello umano. In questo ambito, si è assistito a una produzione esponenziale di lavori, soprattutto attraverso l’utilizzo delle neuroimmagini su soggetti sia sani sia patologici che si è affiancato agli studi tradizionali di tipo clinico: accanto al filone tradizionale della ricerca di correlati cerebrali di elementi linguistici (prototipicamente, nomi e verbi) si sono sviluppate ricerche anche in ambito sintattico. Due risultati sono emersi: il primo, preliminare necessario alla ricerca in questo settore, è la prova dell’esistenza di una rete neuronale dedicata alla sintassi; il secondo, che costituisce un avanzamento empirico sostanziale, è il fatto che i limiti di variazione tra le regole delle lingue si correlano direttamente con l’architettura e i processi neurobiologici del cervello e non sono dovuti a fatti culturali, convenzionali o arbitrari (Friederici, Bahlmann, Heim et al. 2006; Pallier, Devauchelle, Dehaene 2011; Moro 20152, cap. II). Questo risultato è stato reso possibile proprio dall’integrazione dei metodi formali nella progettazione dei paradigmi di ricerca: in particolare, dalla linguistica formale è arrivata l’idea di valutare la reazione cerebrale di regole che dipendessero dall’ordine lineare e non dalla struttura gerarchica. Un altro filone emergente, spesso denominato semantica corporea (embodied semantics), è nato dall’interesse suscitato dai neuroni specchio e costituisce al momento una proposta molto dibattuta. Certamente, questa prospettiva ha permesso di approfondire aspetti della semantica lessicale: per es., si è visto che la comprensione di verbi d’azione elicita reti neuronali sovrapponibili a quelle della visione di azioni corrispondenti, cioè le reti di tipo motorio dei neuroni specchio. A questa si è aggiunta la scoperta che la negazione frasale inibisce parzialmente la reazione dei circuiti attivati. Non sono invece stati prodotti risultati significativi nell’ambito della sintassi, proprio per il fatto che anche l’azione motoria non manifesta strutture ricorsive rilevanti, come la dipendenza incassata. Oltre all’analisi tradizionale su sintassi e semantica (Monti, Parsons, Osherson 2009), si sta iniziando a proporre esperimenti nuovi in ambito neuropragmatico, che tengono conto dell’impatto della pragmatica moderna, in particolare della teoria delle massime conversazionali e della pertinenza, nel descrivere la comunicazione umana, dagli atti linguistici alla metafora.

Nell’ambito degli studi dei fondamenti biologici del l. esistono anche filoni molto sviluppati di elettrofisiologia con la tecnica dei potenziali evocati. Nuovi promettenti dati di carattere elettrofisiologico vengono inoltre dalla tecnica della registrazione corticale, in particolare quella intraoperatoria con paziente in stato di veglia (Moro 20152, cap. IV). Si è scoperto, per es., che il codice di comunicazione dei neuroni del l. anche nelle zone non acustiche è modellato sulla rappresentazione del suono delle parole utilizzate, anche in assenza di qualsiasi stimolo o produzione acustica; una scoperta che apre la possibilità di accedere direttamente ai contenuti linguistici dal cervello. Pochi risultati, invece, nell’ambito delle ipotesi sull’evoluzione del l., se si esclude la demarcazione definitiva del solco che separa il l. umano, dotato di una sintassi in grado di ricombinare elementi minimi all’infinito, da tutti gli altri codici di comunicazione di animali, inclusi i primati, che non possiedono una sintassi nemmeno paragonabile a quella umana e, senz’altro, non ricorsiva. Anche dalla genetica molecolare non sono arrivati i risultati sperati (Berwick 2009), mettendo addirittura in forse la possibilità di avere (in tempi ragionevoli) una mappatura dei geni che contribuiscono alla formazione del l. umano.

Bibliografia: K. Hale, S.J. Keyser, Prolegomena to a theory of argument structure, Cambridge (Mass.)-London 2002; A.D.Friederici, J. Bahlmann, S. Heim et al., The brain differentiates human and non-human grammars. Functional localization and structural connectivity, «Proceedings of the National Academy ofsciences of the USA», 2006, 103, 7, pp. 2458-63; R.C. Berwick, What genes can’t learn about language, «Proceedings of the National Academy of sciences of the USA», 2009, 106, 6, pp. 168-586; G. Longobardi, C. Guardiano, Evidence for syntax as a signal of historical relatedness, «Lingua», 2009, 119, 11, pp. 16791706; M. Monti, L. Parsons, D. Osherson, The boundaries of language and thought: neural basis of inference making, «Proceedings of the National Academy of sciences of the USA», 2009, 106, 20, pp. 12554-59; L. Rizzi, The discovery of language invariance and variation, and its relevance for the cognitive sciences, «Behavioral and brain sciences», 2009, 32, 5, pp. 467-68; C. Pallier, A.-D. Devauchelle, S. Dehaene, Cortical representation of the constituent structure of sentences, «Proceedings of the National Academy of sciences of the USA», 2011, 108, 6, pp. 2522-27; G. Chierchia, Logic in grammar, Oxford 2013; N. Chomsky, Problems of projection, «Lingua», 2013, 130, pp. 33-49; Principles of neural science, ed. E.R. Kandel, J.H. Schwartz, T.M. Jessell et al., New York 20135 (trad. it. Milano 20154); A. Moro, I confini di Babele, Bologna 20152 (trad. ingl. The boundaries of Babel, Cambridge, Mass., 20152).

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