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linguaggio context-sensitive

Enciclopedia della Matematica (2013)
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linguaggio context-sensitive


linguaggio context-sensitive linguaggio formale generato da una → grammatica generativa G = 〈AN, A, P, s〉, dove A è l’alfabeto dei simboli terminali, AN è l’alfabeto dei simboli non terminali, s ∈ AN è l’assioma, P è un insieme di regole di riscrittura (produzioni) del tipo α → β, così intendendo che la stringa a sinistra della freccia può essere rimpiazzata da quella a destra, con |α| ≤ |β|, α, β ∈ (AN ∪ A)*. Tali regole indicano che sia a sinistra sia a destra compare una stringa di simboli, terminali e non terminali; che tali stringhe possono anche essere vuote, ma che comunque quella a sinistra ha lunghezza minore o uguale di quella di destra (le due barrette indicano la lunghezza della stringa che racchiudono). Queste produzioni sono di tipo generale e, poiché a sinistra c’è una stringa e non un singolo simbolo, la sostituzione di uno o più simboli avviene soltanto nel contesto in cui esso o essi si trovano: da qui l’indicazione che il linguaggio generato da una grammatica di questo tipo è sensibile al contesto (context-sensitive). Linguaggi di questo tipo hanno una difficile trattabilità automatica, proprio per la loro dipendenza dal contesto, e sono poco utilizzabili come linguaggi di programmazione. Il loro impiego, sulla base di studi condotti soprattutto dal linguista Noam Chomsky (1928), è stato proposto nell’ambito della formalizzazione dei linguaggi naturali e in relazione ai problemi, ancora non del tutto risolti in modo soddisfacente, di traduzione automatica da una lingua naturale a un’altra.

Vedi anche
Avram Noam Chomsky Linguista statunitense (n. Filadelfia 1928). Fondatore della grammatica generativo-trasformazionale, le cui ripercussioni sono state profonde non solo nella linguistica, ma anche nella psicologia e nella metodologia della scienza, Ch. ha sviluppato nuove vie della teoria formale dei linguaggi, una branca ... alfabeto Linguistica Complesso di segni ciascuno dei quali indica un suono consonantico o vocalico di una lingua determinata. L’antichità ha conosciuto vari sistemi di scrittura, ciascuno dei quali è giunto dalla primitiva fase ideografica a un grado più evoluto, in cui determinati segni hanno acquistato un valore ... linguàggio di programmazióne In informatica, insieme di parole e di regole, definite in modo formale, per consentire la programmazione di un elaboratore affinché esegua compiti predeterminati. Esistono l. di p. di alto livello e di basso livello: i primi permettono al programmatore di lavorare su vere e proprie operazioni logiche, ... linguistica Scienza del linguaggio. Secondo F. de Saussure i compiti primari della l. sono: a) descrivere il maggior numero possibile di lingue storico-naturali e famiglie di lingue sia nella loro funzionalità in un dato momento, sia nel loro divenire attraverso il tempo; sia da un punto di vista interno sia da ...
Tag
  • LINGUAGGI DI PROGRAMMAZIONE
  • GRAMMATICA GENERATIVA
  • LINGUAGGIO FORMALE
  • LINGUA NATURALE
  • NOAM CHOMSKY
Vocabolario
linguàggio
linguaggio linguàggio s. m. [der. di lingua]. – 1. Nell’uso ant. o letter., e talora anche nell’uso com. odierno, lo stesso che lingua, come strumento di comunicazione usato dai membri di una stessa comunità: parlare con proprietà di l.;...
sensitivo
sensitivo agg. [dal lat. mediev. sensitivus, der. di sensus, part. pass. di sentire «sentire»]. – 1. Che riguarda l’attività dei sensi, che è in rapporto con la sensibilità: funzione s., facoltà s. (anche s. f.: la sensitiva); né la soprabbondante...
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