LINGUADOCA
(franc. Languedoc)
Regione storica della Francia meridionale, fra il basso Rodano a E, l'Ariège a S-O, il golfo del Leone a S e il rilievo delle Cevenne a N-O. I principali centri storici sono Tolosa, Montpellier, Nîmes, Béziers, Carcassonne, Narbona e Albi.La L. prende nome dall'espressione lingua d'oc (dal lat. hoc), che designa, in opposizione alla lingua d'oïl, in base alla parola utilizzata per esprimere l'affermazione, uno dei due grandi gruppi linguistici in cui era divisa la Francia medievale; la L. costituisce un territorio che copre solo una parte della zona di diffusione della lingua d'oc e la sua origine non è linguistica ma storica. Si trattava infatti di un vasto principato che i conti di Tolosa si sforzarono di creare in seguito alla scomparsa del sistema di potere carolingio. Il nucleo territoriale di base era costituito nel sec. 9° dall'unione di quattro contee: Toulousain, Quercy, Albigeois e Rouergue, alle quali si aggiunse ben presto la contea di Nîmes, permettendo ai Tolosani di avanzare pretese sulla L. mediterranea, che risultava accerchiata. Essi non raggiunsero però il loro scopo e l'unità della L. fu realizzata solo quando venne incorporata nei territori della Corona reale, dopo le guerre contro gli albigesi. Poiché i cambiamenti nella configurazione dei confini della regione furono numerosi e continui, è opportuno distinguere solamente una L. mediterranea e un'Alta L., coincidente con il Toulousain e l'Albigeois.La L. va annoverata tra le grandi regioni in cui si sviluppò l'arte romanica, anche se non è appropriato parlare di un'arte romanica della L., poiché le due aree geografiche nelle quali la regione viene distinta presentano una fisionomia artistica assai differente.Nella L. mediterranea, che ha sempre coltivato i propri legami mediterranei, nel sec. 11° si sviluppò una prima arte romanica, che costituiva una propaggine di quella della vicina Catalogna e che si caratterizzava per una modificazione della pianta e della struttura generale delle chiese: al capocroce quadrato, in voga fino ad allora, successe l'abside semicircolare; inoltre, il sistema di copertura a volte si sviluppò sull'intero insieme dell'edificio, ponendo tra l'altro problemi di stabilità, in qualche caso difficili da risolvere in grandi abbaziali e priorati a tre navate con transetto. In generale dominava la volta a botte, per es. nell'abbaziale di Saint-Guilhem-le-Désert, mentre la volta a crociera continuò a costituire una rarità, come nelle navate laterali di Sainte-Marie a Quarante, dove la crociera presenta una cupola su trombe, la soluzione di copertura più elegante che si seppe trovare per l'incrocio del transetto. A un'apparecchiatura muraria a piccoli scapoli sommariamente tagliati a martello si associava una decorazione murale a rilievo assai basso, costituita da piccoli archi ciechi e da sottili pilastri poco aggettanti di origine italiana, mentre la plastica architettonica rimase eccezionale quando Narbona fu sede di una produzione di suppellettili d'altare in marmo.Nel sec. 12° si assiste nella L. mediterranea a un imperioso bisogno di riallacciarsi alla tradizione antica. Una prima tappa in questo percorso è segnata dall'antica abbaziale di Sainte-Marie ad Alet-les-Bains, caratterizzata da un'apparecchiatura muraria in pietra da taglio e da una regolarità di impianto che fa risaltare un'abside dotata di una ricca cornice.A Saint-Gilles, nell'omonima abbazia, meta di un famoso pellegrinaggio, che la Guide du pèlerin de Saint-Jacques de Compostelle collega al tracciato delle strade che conducevano a Santiago de Compostela - mentre al porto sul Rodano, frequentato da Genovesi e Pisani, procurarono un notevole sviluppo le crociate -, la corrente antichizzante trova la sua manifestazione più perfetta. L'abbaziale di Saint-Gilles è in primo luogo un raro monumento di architettura adattato al culto delle reliquie, con una cripta, cominciata nel 1116, che è una vera chiesa sotterranea, e una chiesa superiore, in gran parte ricostruita, dalla muratura perfettamente apparecchiata e dotata di un capocroce a deambulatorio con cappelle radiali. La facciata occidentale manifesta nel modo migliore la rinascita del gusto antico; composta seguendo il tema dell'arco trionfale, testimonia anche della ricomparsa della scultura ad alto rilievo. Realizzata probabilmente tra il 1140 e il 1170, quest'opera ebbe un raggio di influenza straordinario, sia nella L. mediterranea - dal fregio di Notre-Dame-des-Pommiers a Beaucaire all'esempio della cattedrale di Notre-Dame-et-Saint-Castor a Nîmes e all'abbaziale di Saint-Guilhem-le-Désert - sia nella valle del Rodano (Arles, Romans e Thines).Nella medesima corrente antichizzante si colloca la produzione di uno scultore itinerante, il cui stile, assai originale, permette di seguirne gli spostamenti dalla Catalogna alla Toscana, con numerose soste nella L. mediterranea: nell'abbaziale di Lagrasse e in quella di Notre-Dame a Saint-Hilaire, nella cattedrale a Saint-Papoul, nella chiesa dedicata all'Assunzione a Rieux-Minervois. Egli è conosciuto con il nome di Maestro di Cabestany, dalla località del Rossiglione ove realizzò un timpano che ha per la prima volta attirato l'attenzione degli storici dell'arte sulla sua strana personalità.A Tolosa (v.) un'altra chiesa di pellegrinaggio, il Saint-Sernin, adottò anch'essa l'impianto del coro a deambulatorio e a cappelle radiali. Tale sviluppo architettonico si accompagnò a quello della scultura monumentale: alla fine del sec. 11° Bernardus Gelduinus (v.) realizzò infatti i primi esempi di scultura orientati verso la statuaria. Parallelamente, e attraverso diverse realizzazioni successive, andò definendosi una tipologia di portale romanico e l'attività creatrice proseguì a Tolosa, nel sec. 12° inoltrato, nei chiostri di Saint-Sernin, della cattedrale di Saint-Etienne e del monastero della Daurade.Nelle due aree della L. lo stile romanico si espresse anche nell'architettura civile, inclusa la decorazione plastica. Per questo uso profano gli artisti si accontentarono, nella maggior parte dei casi, di utilizzare brani del repertorio iconografico creato per la decorazione delle chiese, benché accadesse che essi immaginassero anche motivi più specifici: la comparsa dell'imperatore Giustiniano sulla facciata della casa romanica di Saint-Antonin attesta che la corrente di rinascita antichizzante toccò anche il campo giuridico.Il passaggio dal Romanico al Gotico assunse forme diverse. Con la diffusione in L. dell'Ordine cistercense si assistette alla progressiva penetrazione di novità tecniche (le volte a crociera ogivali) e stilistiche - con il prevalere del capitello a motivi vegetali rispetto a quello istoriato, che finì per scomparire -, come mostra una delle manifestazioni più complete di quest'arte, ovvero il monastero di Fontfroide.Dopo l'annessione della L. al territorio della Corona, subentrò una fase di trasformazione, che si osserva in tutti i campi e in primo luogo nell'architettura militare. Gli ingegneri del re perfezionarono le fortificazioni della provincia, di grande importanza strategica lungo le frontiere con i regni ispanici. Fu allora che la città di Carcassonne (v.) assunse la propria fisionomia definitiva a seguito di due grandi campagne costruttive: la prima, sotto Luigi IX (1226-1270), corrispose alla costruzione della cinta bassa; l'altra, avviata sotto Filippo III l'Ardito (1270-1285) e segnalata dall'impiego di un'apparecchiatura a bugnato, rinforzò in misura considerevole la cinta interna. Una serie di fortezze regie assicurava la protezione avanzata della città alta (cité); verso N si trovavano i quattro piccoli castelli di Lastours, il principale dei quali era Cabaret; a S, vale a dire sul lato più esposto, il sistema difensivo, assai più potente, comprendeva le cinque fortificazioni delle Corbières (Peyrepertuse, Quéribus, Aguilar, Puylaurens e Termes), castelli che per la maggior parte occupavano posizioni privilegiate, con punti di osservazione tali da consentire un controllo anche a grande distanza.Mentre la cinta muraria di Carcassonne costituisce il rimaneggiamento e il rafforzamento di una struttura preesistente, quella di Aigues Mortes (v.) è una creazione ex nihilo, il primo porto del regno capetingio aperto verso il Mediterraneo, creato da Luigi IX allo sbocco della valle del Rodano ma a buona distanza dagli alluvionamenti del fiume. Edificata seguendo il tipo di impianto delle bastides, la città è circondata da una cortina a bugnato, coronata da merlature e aperta da numerose porte potentemente difese. La Tour de Constance, la prima a essere costruita, a partire dal 1240, e concepita come isolata, costituisce una interpretazione perfezionata delle torri cilindriche che Filippo II Augusto (1180-1223) aveva fatto erigere in gran numero nel proprio regno.Alcune variazioni sul tema della torre rappresentano una sorta di filo conduttore di innumerevoli residenze fortificate edificate in L. nella seconda metà del sec. 13° e agli inizi del successivo. Il castello di Puivert partecipava, insieme a quelli delle Corbières, alla difesa della frontiera meridionale; la sua torre a pianta quadrata presenta la sovrapposizione, al di sopra di un primo livello utilizzato come cantina, di una cappella e di una sala di rappresentanza.L'impressionante insieme della Berbie, il palazzo episcopale di Albi (v.), è costituito essenzialmente da due torri giustapposte, una innalzata dal vescovo Durant de Beaucaire (1228-1254), l'altra fatta erigere dal suo successore Bernard de Castanet (1276-1308); fiancheggiata da quattro torrette piene, quest'ultima rappresenta una manifestazione di potenza da parte di un prelato battagliero.Nel nuovo palazzo dei vescovi di Narbona, edificato a fianco di una residenza più antica, la grande torre di Gilles Aycelin (1290-1311) associa la funzione difensiva a quella di residenza ed è accompagnata da una sala di ricevimento.L'incorporazione della L. nei territori della Corona svolse un ruolo decisivo nel campo dell'architettura religiosa. Alcuni potenti prelati della regione si dedicarono alla ricostruzione delle loro cattedrali a imitazione delle 'nobili chiese' del regno; si trattava di una maniera di presentarsi a corte presso il sovrano, che segnò l'origine del Gotico rayonnant in Linguadoca.L'architetto del coro della cattedrale di Saint-Nazaire a Carcassonne si ispirò alla Sainte-Chapelle di Parigi; la sua abside è, come quest'ultima, uno spazio chiuso da vetrate e, come nel modello, ai pilastri sono addossate statue, che si distinguono tuttavia da quelle parigine per lo stile, inaugurando infatti uno stile regionale che conquistò tutto il territorio dell'attuale dip. dell'Aude.La presenza di evidenti parentele stilistiche aveva condotto ad attribuire l'antica cattedrale di Narbona (od. basilica di Saint-Just-et-Saint-Pasteur), quella di Saint-Etienne a Tolosa e le cattedrali di Notre-Dame a Rodez e di Notre-Dame a Clermont-Ferrand, a un unico maestro, Jean Deschamps, autore incontestabile dell'ultima e che godette a suo tempo di grande reputazione. La tendenza critica attuale sarebbe invece quella di ridurre considerevolmente il suo ruolo; in particolare è stato contestato che egli abbia fornito i disegni per l'antica cattedrale di Narbona, la cui prima pietra fu posata nel 1272, ma dove la sua presenza non è attestata che nel 1286. Comunque sia, questa costruzione, sapiente ma un po' fredda, esprime la conquista del Gotico rayonnant solo per innescarne il declino: riduzione dell'altezza, riduzione della luce, ovvero delle aperture, a vantaggio delle superfici murarie, modifica della struttura dei pilastri per attenuare l'impressione di slancio lineare delle strutture. Gli aspetti essenziali di queste tendenze si inscrivono nell'evoluzione generale del Gotico, ma altri tratti originali della cattedrale appaiono improntati a una tradizione del tutto differente, che è quella del Gotico meridionale, che presentava tra le sue caratteristiche la navata unica, ereditata dall'epoca romanica. A questa prima tappa - comprendente gli esempi di Saint-Papoul e della cattedrale di Saint-Pons-de-Thomières - corrispondeva ancora la volta a botte; in epoca gotica la copertura era assicurata da volte ogivali non costolonate su campate a base rettangolare, ma esisteva anche una variante con copertura a tetto.Le prime volte del Gotico meridionale erano fortemente bombate (navata della cattedrale di Saint-Etienne a Tolosa) e divennero in seguito sempre più piatte, come per es. a Notre-Dame-du-Bourg a Rabastens, nella cattedrale di Saint-Alain a Lavaur e nel Saint-Michel a Gaillac. Gli Ordini mendicanti contribuirono al successo di questa architettura, anche se la chiesa dei Jacobins a Tolosa, una delle più perfette realizzazioni dell'Ordine domenicano, possiede due navate, per ragioni legate alla propria storia costruttiva.La cattedrale di Sainte-Cécile ad Albi, la cui costruzione fu decisa dal vescovo Bernard de Castanet il 18 gennaio 1277, rappresenta infine l'edificio-tipo del Gotico meridionale: costruzione severa, in cui la navata e il coro poligonale sono circondati da cappelle laterali costruite tra i contrafforti, in origine innalzati direttamente fino alle volte.Nel sec. 14° lo sviluppo artistico della L. beneficiò dell'insediamento del papato ad Avignone. Nella città nuova di Villeneuve-lès-Avignon, che Filippo IV il Bello (1285-1314) aveva creato sulla riva del Rodano, sotto la protezione di una bella torre che difendeva il ponte gettato sul fiume, stabilirono la propria residenza numerosi cardinali. Tra le dimore più prestigiose figurava il palazzo di un grande dignitario della corte papale, Etienne Aubert, il quale, divenuto papa con il nome di Innocenzo VI (1352-1362), ne fece dono all'Ordine dei Certosini. Vi vennero eretti un chiostro grande, un chiostro piccolo e una chiesa; l'antica cappella della residenza cardinalizia, dedicata a s. Giovanni Battista, intorno al 1355-1356 fu arricchita di affreschi a opera di Matteo Giovannetti (v.), il pittore del palazzo dei Papi avignonese. Innocenzo VI volle essere sepolto nella chiesa del monastero da lui fondato (certosa di Val-de-Bénédiction) e alla sua tomba, oggi assai restaurata, lavorò lo scultore Barthélemy Cavalier, che si ispirò al sepolcro di papa Giovanni XXII (1316-1334) nella cattedrale di Avignone.Il più grande scultore della L. del sec. 14° è il Maestro di Rieux, così chiamato in ricordo della sua opera più compiuta, la decorazione della cappella che Jean Tissandier, vescovo di Rieux, aveva fatto edificare nel capocroce della chiesa dei Cordeliers a Tolosa tra il 1333 e il 1343. Di modeste dimensioni, ma assai curata, essa assunse i dettami del Gotico meridionale; ne restano elementi della statuaria (Tolosa, Mus. des Augustins; Bayonne, Mus. Bonnat), comprendenti figure di apostoli e di santi, il gruppo del Cristo e della Vergine, il donatore genuflesso che offre loro la cappella, nonché la figura giacente dello stesso donatore. L'opera, pur mancando di omogeneità, illustra la formazione di una bottega che si dimostrò estremamente attiva. Il maestro fu autore inoltre della tomba del vescovo Hugues de Castillon (m. nel 1352) nella cattedrale di Saint-Bertrand-de-Comminges, dove compaiono alcune precoci manifestazioni dello stile flamboyant. La diffusione dell'attività di questa bottega in L. non trovò altro limite che la concorrenza esercitata da alcuni scultori di Avignone; tra le opere che subirono tale influenza si distingue la tomba del cardinale Pierre de La Jugie (m. nel 1375) nell'antica cattedrale di Narbona.Nel corso della guerra dei Cento anni l'attività artistica subì una drastica riduzione, eccezion fatta per le opere militari. La porta della cittadella di Villeneuve-lès-Avignon, costruita intorno al 1360, al tempo del re di Francia Giovanni II, detto il Buono (1350-1364), presenta un lungo corridoio d'accesso potentemente difeso; la torre maestra dell'abbaziale di Lagrasse si caratterizza per i contrafforti diagonali.Il mecenatismo di alcuni grandi personaggi fu anche in quest'epoca all'origine di sculture di grande qualità. Probabilmente appartenente alla fine dell'episcopato di Pierre de La Jugie, la Vergine con il Bambino, detta Nostra Signora di Betlemme, nell'antica cattedrale di Narbona, è una gran dama dal viso gravemente atteggiato e riccamente abbigliata; la statua di Nostra Signora di Grasse (Tolosa, Mus. des Augustins) doveva far parte di una Adorazione dei Magi disposta su di un timpano, alla maniera di quella del portale della chiesa di Saint-Nicolas a Tolosa.Il rinnovamento che si produsse nella seconda metà del sec. 15° e agli inizi del 16° si realizzò sotto l'influsso delle correnti internazionali, in particolare grazie alla mobilità degli artisti. Enguerrand Quarton, originario della diocesi di Laon, stipulò nel 1453 un contratto estremamente dettagliato per l'Incoronazione della Vergine destinata alla cappella della Sainte Trinité nella certosa di Val-de-Bénédiction a Villeneuve-lès-Avignon; nulla prova comunque che un altro dipinto, la c.d. Pietà di Villeneuve-lès-Avignon (Parigi, Louvre), anch'essa attribuita al pittore, provenga ugualmente dalla certosa.Un mecenatismo assai attivo fu esercitato ad Albi da due prelati della famiglia d'Amboise, Luigi I (1474-1503) e suo nipote Luigi II (1503-1517). La recinzione del coro della cattedrale di Sainte-Cécile, traforata come un pezzo di oreficeria, è un capolavoro dell'arte flamboyante. Il tema iconografico del Credo degli apostoli e dei profeti era assai in uso alla fine del Medioevo, in particolare negli stalli corali; ciò nonostante, essendo in questo caso i profeti scolpiti all'esterno e gli apostoli all'interno, essi non possono stabilire un vero dialogo. Si sono cercate sul versante delle regioni settentrionali, in Borgogna, nelle Fiandre e perfino in Germania, le origini dello stile, ma gli innegabili contatti esterni non sembrano aver compromesso il carattere meridionale dell'insieme. All'episcopato di Luigi I si ricollega anche il Giudizio universale dipinto sul muro occidentale della cattedrale, che segnò l'integrazione nell'arte monumentale francese di rappresentazioni dell'Inferno dettagliate, come se ne trovano negli affreschi italiani. Il mecenatismo degli Amboise si esercitò anche nel castello dei vescovi di Albi a Combefa, dalla cui cappella provengono una notevole Deposizione e una Pietà, conservate nella cappella dell'antico ospedale di Saint-Jacques a Monestiès.
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