LINGONI (Lingŏnes)
Popolo della Gallia, di stirpe celtica, situato nella regione fra le alte valli della Senna, della Marna e della Mosa e le pendici dei Vosgi; l'Arar lo divideva dai Sequani. Fu compreso dapprima nel territorio della Gallia Lugdunense (per quanto alcuni lo pongano invece nella Belgica), poi, costituite le provincie germaniche, passò alla Germania Superiore; dopo la riforma dioclezianea fu aggregato alla Lugdunensis prima. Lucano chiama i Lingoni pugnaces, e da Livio sappiamo che furono tra quelli che penetrarono in Italia; ma a Cesare si sottomisero con facilità, fornendogli vettovaglie nella campagna contro Ariovisto, e non partecipando alla generale sollevazione condotta da Vercingetorige. Dall'imperatore Ottone ebbero il diritto di cittadinanza. Dopo la morte di Vitellio, capitanati da un tal Giulio Sabino, che si vantava discendente di Cesare, furono tra i primi a sollevarsi contro Roma, ma, sconfitti dai Sequani, desistettero dalla lotta. Erano buoni coltivatori di terre, ma non trascuravano l'industria ché nel loro territorio sono ricordate manifatture di stoffe; diedero coorti di ausiliarî all'esercito romano. Il loro centro principale era Andematunnum, l'attuale Langres.
Un ramo dei Lingoni, venuto, come si è detto, in Italia nella grande invasione dei secoli V e IV a. C. attraverso i valichi occidentali delle Alpi, prese dimora nell'Emilia, nel territorio tra Rimini e Bologna, tra quello occupato dai Senoni e quello preso dai Boi. Il fatto che Livio e Polibio a un certo punto cessino dal nominarli induce a pensare a un assorbimento da parte dei Boi, o, se si vuole, a una fusione, non difficile del resto se si tiene conto della potenza e del numero dei Boi e della debole coscienza nazionale delle varie tribù. Anche la storia dello sviluppo della civiltà e degli avvenimenti di questi Lingoni e dei loro rapporti con l'estero, specialmente con i Romani, è perciò la storia della popolazione boica, della quale essi seguirono interamente le sorti nella lotta contro Roma e nella sconfitta (v. boi; gallia cisalpina).
Bibl.: U. Predoli, Roma e la Gallia Cisalpina, Torino 1893, pagina 15 seg.; C. Jullian, Hist. de la Gaule, I, Parigi 1909, p. 294, n. 4; G. De Sanctis, St. dei Romani, II, Torino 1907, pp. 161-162; H. Nissen, Ital. Landeskunde, I, Berlino 1883, p. 477; II, ivi 1902, p. 244; Cramer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIII, i, col. 714.