LINCEI
L'Accademia dei Lincei (i quali presero nome dalla lince, per allusione allo sguardo acuto che è attribuito a quell'animale ed è proprio del sagace studioso), la più vecchia e la più illustre nella storia fra le moderne accademie d'Italia e d'Europa, ha avuto tre periodi di esistenza, cioè la nascita o prima fase vitale, e due risorgimenti: il primo periodo (1603-30) e l'ultimo, che si continua tuttora (dal 1801 ad oggi), sono stati romani; riminese il secondo (1745-557), disgiunti fra loro oltre che da lungo intervallo, da assenza di rapporto genetico altro che ideale. Essa nacque da giovanile entusiasmo per lo studio della natura e della realtà, e fu iniziativa prevalentemente italiana, con cooperazione cattolica in senso lato, quasi si direbbe internazionale; giacché al giovanetto diciottenne romano Federico Cesi, al fabrianese Francesco Stelluti, al ternano Anastasio De Filiis, s'aggiunse, a gettarne le basi e istituirla, un medico fiammingo di Daventer, formatosi in Italia, Giovanni Ecchio: tutti e tre, questi primi compagni e Lincei, non ancora trentenni. La giovanile società, che mirò dall'inizio non al numero o al grado sociale dei compagni, ma alla loro serietà e ardore per la scienza, dopo un quinquennio di studio silenzioso e di agitato assestamento (1603-1609), prese vigoria e acquistò nome quando vi furono iscritti nel quindicennio successivo uomini di grande dottrina e fama: i napoletani G.B. Della Porta, Fabio Colonna, N. A. Stelliola, Luca Valerio; poi varî dotti stranieri (G. Schreek, G. Faber, M. Welser, T. Müller, più tardi Luca Holstein tutti tedeschi; il greco Demisiani, più tardi anche G. Ricchio belga), il ternano Angelo De Filiis, il siracusano Mirabella, il gruppo romano (C. Muti, V. Cesarini), e il gruppo più numeroso fiorentino (F. Salviati, F. Pandolfini, C. Ridolfi, G. Ciampoli, Fr. Barberini), con a capo, dal 1611, il Linceo per eccellenza, Galileo. Gli altri, dei trentadue primi Lincei, furono: il perugino G. Neri, il materano A. Persio, i napoletani Filesio Costanzo Della Porta e Diego de Urrea Conca, i bolognesi C. Achillini e C. Marsili, il vercellese Cassiano Dal Pozzo; ultimi a esservi iscritti, nel periodo di stasi accademica (1626-1630), furono i romani Pietro della Valle e P. Sforza Pallavicini, il lucano Mario Schipani.
I Lincei, sostituendo alla vuota e inerte e presuntuosa autorità o tradizione aristotelica, ancora imperante nel campo del sapere al loro tempo, lo studio positivo delle scienze matematiche e naturali, in particolare della botanica e della zoologia, non neglectis amoeniorum Musarum et philologiae ornamentis (come è detto nelle Praescriptiones Lynceae, 1624, quale estratto del Lynceographum, o statuto fondamentale dell'Accademia, redatto da F. Cesi e rimasto inedito) gettarono le fondamenta della rinnovazione della scienza. Essi pubblicarono, nel periodo della loro più feconda attività (1610-1625), varie opere personali di G. B. Della Porta, di F. Colonna, dello Stelliola, l'Apiarum e le Tabulae phytosophicae di F. Cesi, le Macchie solari (1613) e il Saggiatore (1623) di Galileo; e in collaborazione con lo Schreck, col Faber, col Colonna e col Cesi, prepararono il cosiddetto Tesoro messicano o Rerum medicarum Novae Hispaniae Thesaurus, illustrazione della flora e della fauna del Messico (già quasi tutto stampato nel 1628, ma venuto alla luce solo nel 1651). Più ancora di quel che poterono effettivamente produrre, nella loro operosità saltuaria, tutta privata e schiva d'ogni esteriorità, i Lincei benemeritarono della scienza moderna per i germi di probità e ardore della ricerca, serietà di metodo, acume d'intuizione, svolti in appresso, ma non mai forse superati in intensità e in armonia, dal Cimento e dalle grandi accademie estere nazionali che di là presero le mosse.
L'immatura morte del Cesi (1630) mise fine all'attività ed esistenza di essa, sia in Roma, sia nella colonia o "Liceo" di Napoli. Restaurata a Rimini nel 1745 dal naturalista e antiquario Giov. Bianchi (Academia Lyncea Ariminensis restituta), visse anemicamente meno di un decennio, soccombendo all'immaturità dei tempi e alla mancanza di potenti protettori. Rinata a Roma nel 1801 col nome di Nuovi Lincei, divenne Pontificia nel 1847, si sdoppiò in Pontificia e Reale nel 1870, modificando e svolgendo, nello stesso indirizzo cesiano-galileiano, i proprî statuti e la sfera della sua attività scientifica.
1. La Pontificia Accademia delle scienze - Nuovi Lincei, ha, per il personale accademico che la costituisce, carattere di cattolicità internazionale, benché il maggior numero di accademici consti di dotti italiani, cultori di scienze matematiche, fisiche e naturali. Leone XIII l'ampliò nel 1887 e Pio XI le diede nuovo incremento nel 1922. Pubblica sin dal 1847 i suoi Atti (sino al 1932, 85 volumi o annate), dal 1887 anche le Memorie (32 voll. della 1ª serie; 16 della seconda), dal 1930 anche un suo Annuario con gli statuti e l'elenco dei soci. Suole avere per protettore un membro del Sacro Collegio (presentemente il card. Pietro Gasparri) e per sede la Casina di Pio IV (Giardini Vaticani), e una propria biblioteca.
2. La Reale Accademia nazionale dei Lincei, ramificata dalla pontificia, prese vigoroso incremento sotto la presidenza di Quintino Sella, e aggiunse a sé nel 1875 una 2ª classe, di scienze morali, storiche e filologiche, restandone la classe 1ª costituita dai cultori delle scienze fisico-matematiche-naturalistiche. L'ultimo statuto è del 1920, l'ultimo regolamento del 1923. Essa ha sua sede nel palazzo già Corsini alla Lungara, e tiene annualmente otto adunanze pubbliche per ciascuna classe, più nella festa dello Statuto, prima domenica di giugno, un'adunanza plenaria solenne con l'intervento di S. M. il re d'Italia, che è presidente onorario dell'accademia, per l'aggiudicamento dei varî premi a concorso affidati all'accademia stessa dalla corona, dai ministeri, da enti pubblici e anche da privati in varie fondazioni. L'Accademia dei Lincei vive d'una dotazione annua da parte dello stato: esplica la maggiore sua attività nella produzione e pubblicazione di contributi filologici, filosofici e scientifici propriamente detti, presentati dai soci o da altri studiosi per il loro tramite, italiani o stranieri. Di ciascuna classe pubblica gli Atti, distinti in Rendiconti (due volumi in-4°, ogni anno per la classe 1ª, uno in-8° per la classe 2ª) e Memorie. La classe 2ª pubblica anche, in connessione oggi con l'Istituto italiano di archeologia e storia dell'arte, le Notizie (una volta mensili, oggi trimestrali) degli scavi di antichità, e senza vincolo periodico i Monumenti antichi. In complesso sino al 1932 sono apparsi oltre 250 volumi di produzione scientifica e filologica lincea, in sei serie. Fra le pubblicazioni non periodiche e fuori serie dei Lincei si ricordano: gli Atti delle assemblee costituzionali (27 volumi), i Papiri greco-egizi (3 voll.), il Codice atlantico di Leonardo da Vinci, la Forma Urbis Romae di R. Lanciani, le Opere matematiche di E. Betti, gli Atti della commissione italiana per lo studio delle grandi calamità, ecc.
L'Accademia ha una sua propria grande biblioteca, la più ricca fra le biblioteche accademiche d'Italia (circa 250.000 fra volumi e opuscoli). Essa consta di quattro sezioni o fondi principali: 1. la Sezione Corsiniana (v. corsini: La biblioteca corsiniana) con molti manoscritti e incunaboli; 2. la sezione Lincea, cospicua per numerose e rare collezioni di atti accademici, pubblicazioni di società scientifiche e letterarie; 3. la sezione orientale della Fondazione Caetani per gli studî musulmani, costituita nel 1924 dal duca di Sermoneta D. Leone Caetani aggiungendo i proprî libri e manoscritti al fondo orientale di Michele Amari; 4. il fondo Lovatelli o sezione Archeologica, che raccoglie sin dal 1926, per legato e dono, la scelta libreria della defunta lincea Donna Ersilia Lovatelli Caetani. La biblioteca dell'accademia è aperta al pubblico.
Bibl.: Tutti e tre i periodi della vita Lincea sono abbracciati in D. Carutti, Breve storia dell'Accademia dei Lincei, Roma 1883; M. Maylender, Storia delle accademie d'Italia, III, Bologna 1929, pp. 430-503. Della prima accademia lincea trattano in particolare B. Odescalchi, Memorie istorico-critiche dell'Accademia dei lincei, Roma 1806, e da ultimo la serie di "Studi biografici e bibliografici" di G. Gabrieli, pubblicati per gran parte nei Rendiconti e Memorie della classe di scienze morali, ecc. dell'accademia, ed enumerati nelle due precipur note: Gli storiografi della prima accademia lincea, Roma 1929, e Partecipazione della R. Acc. naz. d. L. alla prima Espos. naz. di storia d. scienza in Firenze, 1929. Il Carteggio fra i primi Lincei (più di 1400 lettere per gran parte inedite) è stato ricostituito dal Gabrieli, e aspetta di essere pubblicato.