Vedi LIMYRA dell'anno: 1961 - 1995
LIMYRA (Λιμύρα, Λάμυρα, Limyra)
Città situata nella parte S della Licia, non lontana dal mare, sul fiume Limyros; sorgeva all'incirca nel luogo dell'odierna Burnarbas,, presso Bagajak, a 6 km da Capo Phineka. La sua alta antichità ci è testimoniata dalle iscrizioni, per la massima parte licie, mentre le fonti ci assicurano la continuità della sua esistenza fino al periodo bizantino. Probabilmente fu sede di dinasti licii, come ci testimoniano le iscrizioni; fece parte della lega licia, battendo moneta anche in periodo imperiale romano tardo. Nel 4 d. C. vi morì C. Cesare, figlio adottivo di Augusto (Scyl., 100; 0v., Met., ix, 646; Vell., ii, 102; Strab., xiv, 666; Mel., i, 82; Plin., Nat. hist., v, 100; Ptol., v, 3, 6; viii, 17, 25; Hieron., Daniel., xi, 15 ss.; C. I. L., 4304-4315 C e 6309; Tituli Asiae Minoris, i, 98-148).
Costruita sulla costa della montagna che circonda, verso E, la vallata dell'Arycando, L. era dominata, al tempo dei viaggiatori ottocenteschi, da due fortezze, di cui una, verso la collina della necropoli, probabilmente greca, l'altra, una cinta quadrata con torri, sicuramente di età romana tarda. Ai piedi di quest'ultima si trovava il teatro, quasi completamente distrutto e che ora è possibile solo localizzare topograficamente. Numerosi muri di fondazione, inoltre, restano a testimoniare la città vera e propria. Alcuni tipi monetali imperiali di L. presentano una fontana oracolare, menzionata anche da Plinio (Nat. hist., xxxi, 18, 22).
La necropoli, che sale a gradini verso le rocce, in direzione N-NE, merita un'attenzione particolare, anche se non è imponente come in altre città della Licia. Le tombe rupestri, tipiche della regione, sono disperse su tutta l'area rocciosa intorno alla città, ma sono più numerose sopra il teatro. La maggior parte di esse è posteriore alla conquista persiana e molte, che portano iscrizioni greche, alla conquista macedone.
Se ne trovano di riccamente decorate, con cornicioni ionici sostenuti da canefore, accanto ad altre modestissime e lisce. Numerose portano iscrizioni, licie e greche, le prime profondamente incise e con le lettere alternativamente colorate in rosso, blu e giallo; le greche invece meno chiaramente leggibili perchè solo graffite.
La originaria tradizione licia che riproduce nel sepolcro in pietra l'intera casa in legno è sopraffatta nel corso del IV sec. dall'influsso delle stele funerarie greche, per cui, nelle tombe più recenti, è riprodotta solo la facciata delle case.
I bassorilievi che ornano generalmente questi monumenti, di cui alcuni conservano ancora tracce di colore, rappresentano combattimenti e scene mitologiche, con i nomi degli eroi iscritti nel campo.
Importante è il monumento più a O della necropoli, il cosiddetto Sarcofago Cockerell, dal nome del suo primo scopritore, eretto su potenti blocchi di pietra, con un tetto piatto, molto sporgente che presenta accanto alla porta un'iscrizione bilingue, con le righe colorate alternativamente in verde e in rosso. Un'altra tomba porta una iscrizione semitica (aramaica), accanto ad una greca che ne è la traduzione, databile tra la fine del VI e il principio del V sec., per analogie con quella incisa sui leoni di bronzo di Abido.
I bassorilievi che ornano un sarcofago in cui è raffigurato un cavaliere con la clamide svolazzante intento alla caccia, col suo seguito, ricorda molto il fregio N di Gjölbashi-Trysa.
Al tipo più recente, appartengono due tombe molto interessanti, con evidenti influssi ellenistici: una presenta davanti alla porta di una casa, di cui è rappresentata la facciata, da una parte un uomo in atto di salutare, dall'altra una donna che porge un oggetto ad un bambino; nella seconda, dello stesso tipo, appare entro una cornice che in basso serve come pavimento, la famiglia del proprietario della tomba: da un lato il padre con tre figli, dall'altro la madre con una figlia, gli uni e le altre con oggetti non riconoscibili in mano. In ambedue i casi non si tratta di scene di adorazione del defunto, ma, secondo una interpretazione più probabile, di scene di ritorno a casa.
Dalla necropoli si può ricavare che L. era una città ricca e popolosa, anche se Strabone (loc. cit.) non la pone tra le maggiori della Licia.
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