limite
Uno dei concetti fondamentali dell’analisi matematica. Caratterizza in termini logici rigorosi la tendenza di una variabile numerica y, dipendente funzionalmente da un’altra o da più altre indipendenti x (x vettore), ad assumere un determinato valore y0 quando la x si approssima a un valore x0 (x0). Il germe dell’idea era ben presente già presso i grandi geometri greci (Eudosso, Euclide, Archimede), che utilizzarono il l. per risolvere problemi di calcolo di lunghezze di curve e aree o volumi di figure geometriche. Ripresa nel 17° sec. da I. Newton e G.W. Leibniz, che ne fecero il pilastro del calcolo infinitesimale, l’idea fu infine sistematizzata rigorosamente nel 19° sec. da B. Bolzano, A.L. Cauchy e K.T.W. Weierstrass.
In finanza hanno rilevanza diversi concetti di limite. Il l. alle variazioni giornaliere dei prezzi (in gergo limit move o scarto limite) è il tetto massimo, espresso in percentuale o in valori assoluti, alle variazioni giornaliere dei prezzi di attività quotate in borsa. Se si raggiunge lo scarto limite in alto o in basso le contrattazioni per quella giornata vengono di norma sospese. Il l. alle posizioni è il numero massimo di posizioni contrattuali in essere consentite agli speculatori, in particolare nei contratti futures o nei contratti di opzione. Per l. di esercizio si intende il numero massimo di contratti di opzione che un operatore può esercitare in una settimana borsistica. Tanto i l. di posizione che quelli di esercizio si calcolano sommando tutte le posizioni o gli esercizi sullo stesso lato del mercato (per es. posizioni lunghe in opzioni call vengono sommate alle corte in opzioni put): sono stati introdotti per evitare che singoli speculatori possano influenzare i prezzi di mercato dei sottostanti e/o dei derivati (➔ derivato p). Il l. order, infine, è un ordine, con limite di prezzo, impartito a un broker, di acquistare un titolo (o più in generale prendere una posizione) a un prezzo non superiore (non meno favorevole) al limite.