LIGURI
. Popolazione dell'Europa antica, che, in età storica, ci appare stanziata sulla costa tirrenica da Marsiglia a Luni, lungo l'arco dell'Appennino settentrionale, e sull'uno e l'altro versante delle Alpi occidentali, con estensione non ulteriormente precisabile nella valle del Rodano a occidente e del Po a oriente. La pertinenza etnologica dei Liguri, che in età preistorica è probabile abbiano avuto estensione più ampia (Avieno, Ora marit., ce li attesta sulle rive del mare del Nord, e Filisto, in Dion. Hal., I, 22, 4, in Sicilia), è molto discussa. Ma i problemi della loro origine, della loro espansione e dei contatti con le popolazioni vicine cercano la loro soluzione soprattutto dall'esame linguistico (per la storia dei Liguri, v. liguria). Alla zona su precisata in genere, e più spesso, a qualche punto di essa, si riferiscono le testimonianze che autori classici ci hanno lasciato sul ligure, del quale, come complesso di parlate prossime a spegnersi, è sovente rilevata la somiglianza o la sua mescolanza con lingue confinanti (per il gallico, cfr. Livio, XXI, 32, 10; per l'iberico, entro cui confluiva il ligure in Corsica, Seneca, Dial., XII, 7, 9).
La nostra conoscenza del ligure deriva: 1. da poche glosse (le più sicure, raccolte e discusse dal Vetter, l. c. in bibl.);
2. dalle iscrizioni leponzie, scritte in una varietà di alfabeto etrusco settentrionale (alf. di Lugano); il gruppo maggiore appartiene al territorio dei Leponzî (Giubiasco, Bellinzona, dintorni di Lugano e di Como), le tracce più occidentali di questo alfabeto si hanno in alcune monete del Gran S. Bernardo, e della Gallia (Beauregard); cfr. C. Jullian, Histoire de la Gaule, II, p. 378. La formula funeraria caratteristica è: pivonei tekialui pala "pietra sepolcrale di P. T." (Jacobson, 196): sebbene il materiale leponzio consti prevalentemente di nomi di persona, esso è sufficiente per far ritenere che la lingua delle leponzie se, come mostra p. es. la voce pala e il formulario stesso, diverso da quello delle iscrizioni galliche, non può ritenersi gallica, come si suppose, ed ha elementi concordanti con le più antiche caratteristiche del ligure, d'altra parte nell'onomastica e sino in alcuni tratti grammaticali si confonde col gallico, cosicché dobbiamo ritenere il leponzio una varietà ligure molto gallicizzata;
3. alcuni termini liguri traspaiono dalla onomastica, o da idiotismi di iscrizioni di questa zona, redatte in altra lingua, come quelle galliche della Gallia meridionale (dove il sostrato ligure si confonde con l'aquitano) e quella di Brione (in alfabeto nord-etrusco) e di Todi (v. G. Dottin, La langue gauloise, Parigi 1921, p. 154), o come l'etrusca di Busca (Fabretti, Corp. Inscr. Ital., 42; bibl. in Studi Etruschi, V, p. 340) e quella di una delle caratteristiche stele liguri di Luni (Fabretti, 101, bibl. in Ebert, Reallex. der Vorgesch., VII, p. 294); fra le latine vanno particolarmente ricordate la Sententia Minuciorum (Corp. Inscr. Lat., V, 7749; v. liguria) e la Tabula alimentaria di Veleia (Corp. Inscr. Lat., IX, 1146);
4. sono fonte per il ligure tutti quegli elementi prelatini che nella onomastica, toponomastica, nel lessico latino e romanzo si possono isolare e attribuire a tutta, o a parte, della regione che abbiamo delimitata.
Queste fonti ci mostrano che, sino all'età in cui poté perdurare il sentimento di parlate liguri, esistettero e comunque si avvicendarono alcune particolarità linguistiche di cui qui si elencano le più sicure: ricchissima la gamma dei suffissi derivativi: il suff. -asco-asca (Sent. Min.: in rivo Tudelasca); -tino- -one- (lep.: Atilonei); -are (Tab.: Tullare); -al, -alo- (lep.: Valaunal, Ritukalos; lat. Poppalus); -elo-, -ikelo- (lep.: rupelos; Sent.: Manicelo; lat.: Vercellae, Statielli); -rno-, -rna (Libarna); il ligure possedeva temi in -a senza genere determinato, era particolarmente ricco di temi in -e, -i, ebbe pure temi in -o (nom. -os, gen. -i, dat. -ui, acc. -om); all'infuori della declin. di questo tema, che probabilmente è seriore, il solo caso largamente e sicuramente attestato è il dat. sing. (-ai, -ei) con caratteristico valore adnominale; abbastanza numerosi i composti in nomi di luogo (Lebrie-melum, Leuco-mellus), meno frequenti in nomi di persona (lep. Latumaros), dove si preferisce la derivazione con suffissi che spesso hanno chiaro valore patronimico. Frequenti le oscillazioni fra consonante sorda e sonora, fra -d- e -ù- (Sent.: Tuledonem; Sent.: Tulelasca). Fra gli elementi lessicali ricorderemo quelli che meglio si distinguono dal gallico e dall'italico, oltre a pala: cantalon "pietra sepolcrale" (cfr. *ganda "petraia"), -mello- "altura", alba, alpes (id.), *rugia "corso d'acqua", appenninus "crinale del monte" castellum (Sent.) "villaggio fortificato", *balma "caverna", -bormo "acqua ribollente", leber- "lepre, coniglio" (Sent.: Lebrie-; Eroziano: λεβιρίδας), *darbone, *talpone "talpa": tra le denominazioni di vegetali, Plinio, p. es., dà asia "segala", saliunca "nardo dei Salli" aravicelos "pinaster", come proprî a popolazioni liguri; aspetto ligure hanno alcune sue denominazioni riguardanti la vite e la sua cultura: atrusca, labrusca, rubusculus, spionia, rumpus, rumpotinus; un paio di idiotismi di carattere giuridico-agricolo ricorrono nella Tabula: communio "terreno di proprietà o di diritti comuni", merides "appezzamenti di terreno isolati in mezzo ad un podere alieno". Infine σιγύνναι "mercanti" (Herod., V, 9), βαλαροί "pirati" (Paus., X, 17, 9), daculum "falce" (C. Gl. Lat., I, p. 84). La tradizione classica dipinse i Liguri come attivi, rotti alle fatiche e ai patimenti (adsuetum malo ligurem, Virg., Georg., II, 33) talora ancor abitanti in caverne, correnti il mare su navi primitive. Degli elementi linguistici così ricostruiti alcuni, e sono tra i più antichi, contro teorie un tempo prevalenti che vedevano nel ligure una lingua indoeuropea, permettono di porlo risolutamente nell'ambito delle lingue di tipo mediterraneo, e anzi d'intravvederne una qualche particolare affinità ora con l'iberico verso occidente, ora col tipo etruscoide-mediterraneo d'Italia, verso mezzogiorno, affinità segnata particolarmente da quelle congruenze che sogliono designarsi come pireneo-alpine (-asco-), con frequenti diramazioni, ora in Sardegna (Pala), ora entro l'Italia (Alba), ora verso i Carpazî. Altri elementi invece, e sono più recenti, segnano entro il ligure i più remoti e non ancora sufficientemente determinati, contatti fra indoeuropei invasori e preindoeuropei, p. es.: dat. ai-ei-ui con rispondenze venete, umbre, forse galliche e anche aquitane ed etrusche (v. B. Terracini, in Rivista di filologia classica, XLIX, p. 409; e per le ipotesi, affatto provvisorie, cui esse diedero luogo, cfr. J. Rhys, l. c. in bibl.; P. Kretschmer, Glotta, XXI, 119), quando non ci indichino quei particolari influssi, che in epoca storica fecero partecipare il ligure alla cultura della Gallia e dell'Italia e segnano i prodromi della sua dissoluzione. Per l'etrusco, all'infuori dell'alfabeto e di qualche consonanza nel formulario epigrafico, è difficile rilevare con sicurezza una vera e propria importazione linguistica, al latino o all'umbro risalgono il lep. vinom e qualche termine onomastico, p. es. nella regione di Veleia. Al di là delle Alpi l'influsso gallico fu così profondo che già nelle iscrizioni il ligure non figura più che come elemento di sostrato; al di qua delle Alpi le iscrizioni leponzie rappresentano il culmine di questo influsso culturale; ma fortemente impregnata di gallico è pure l'onomastica e la toponomastica di tutta la regione, p. es., la maggior parte dei composti presenta almeno un elemento che ci riconduce al gallico (Neviodunum, Porcobera, Gandobera, Vindupale).
Bibl.: Riassunti bibl. critici in Schrader-Nehring, Reallexicon d. indogerm. Altertumskunde, II, Berlino 1929, p. 8; Vetter, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Alt., XIII, coll. 525-532; G. Herbig, in Ebert, Reallex. der Vorgeschichte, VII, Berlino 1926, pp. 293-294; A. Schiaffini, I liguri antichi e la loro lingua secondo le indagini più recenti, in Giorn. storico e lett. della Liguria, n. s., II, 2.
Per le iscriz. leponzie ed. ultime di J. Rhys, in Proceedings of the British Acad., VI (1913); H. Jacobsohn, Altitalische Inschriften, Bonn 1927; cfr. Danielsson, Zu den Lepontischen und Venetischen Inschriften, in Skrifter utg. af vet. samf. i Uppsala, XIII, i; H. Pedersen, The Lep. names in -alo-s and some remarks on the Lydian inscriptions, in Philologica, I, 38 segg.; I. Whatmough, The Lepontic Inscriptions and the Ligurian Dialect, in Harward Studies in Class. Philol., XXXVIII (1927). Sulla parentela del ligure: P. Kretschmer, Zeitschr. f. vergl. Sprachforschung, XXXVIII; M. Niedermann, in Recueil de travaux éd. p. la Fac. d. Lettres, Neuchâtel, VII (1918); Pedersen, l. c.; B. Terracini, Atti del I Congr. archeologico Sardo, Reggio Emilia 1927; Studi Etruschi, III, p. 207 segg. Per le ricerche del sostrato ligure, v. Niedermann, op. cit.; J. Brüch, Zwei ligurische Wörter im Lateinischen und Roman., in Zeitschr. f. vergl. Sprachforschung, XLVI, pp. 331-373; B. Terracini, Spigolature liguri, in Arch. glott. italiano, XX (Goid.), 122-160; J. Jud, Bulletin de la Societé de dial. romane, I, p. 32 segg.; V. Bertoldi, Arcaismi ed innovazioni al margine del dominio celtico, in Silloge... Ascoli, Torino 1929, pp. 484-541; id., in Donum natalicium Schrijnen, Nimega 1929, p. 295 segg.; id., Problèmes de substrat, in Bull. de la Soc. de Linguistique de Paris, XXXII (1931), pp. 93-184.