Oratore e uomo politico ateniese (n. 390 circa - m. 323 a. C.). Scolaro di Platone e di Isocrate, mise al servizio delle sue idealità etico-politiche la sua oratoria. Con Demostene fu, dopo la disfatta di Cheronea (338), l'artefice della riscossa antimacedone. Eletto (338) ταμίας, una specie di ministro delle Finanze con poteri particolarmente ampî, e rinnovatagli la magistratura (fino al 326), assestò il bilancio di Atene, provvedendo alle spese militari e di culto, al rinnovamento edilizio e all'abbellimento artistico della città (compimento del teatro di Dioniso, costruzione dell'arsenale a Zea, redazione in edizione ufficiale del testo dei tre grandi tragici). Ma soprattutto condusse una campagna implacabile contro i traditori e i filomacedoni facendosene accusatore ostinato, e appoggiò, sia pure invano, la rivolta di Tebe (335), per cui, distrutta quella città, Alessandro volle includere L. nella lista di proscrizione. Nonostante ciò L. proseguì fino alla morte la sua lotta contro Alessandro. Delle sue 15 orazioni una sola è conservata per intero: Contro Leocrate (331-330), piena di appassionato ardore politico pur nello stile disuguale, ma sempre teso all'aulico e ricco di citazioni e di esempî storico-mitici.