Poeta ed erudito greco (n. 330 a. C.) di Calcide nell'Eubea. Scrisse numerose tragedie e un dramma satiresco, di cui restano pochissimi frammenti, e una lunga composizione, l'Alessandra, la cui datazione è controversa, che contiene interessanti notizie di carattere geografico e mitologico.
Figlio adottivo dello storico Lico di Reggio, fu ad Alessandria, sotto Tolomeo II e Arsinoe Filadelfo, poeta aulico e ordinatore per la biblioteca del Museo delle opere dei poeti comici (ma il Περὶ κωμῳδίας, in almeno dieci libri, frutto di questi studi, è perduto). L. fu annoverato tra i sette tragici della "Pleiade" alessandrina e la tarda tradizione gli attribuì 64 (oppure 46) tragedie. L'unico frammento a noi giunto, quattro versi dei Pelopidi, è d'imitazione euripidea. Di un dramma satiresco, Menedemo, ci restano pochi versi. Abbiamo invece intera l'Alessandra (᾿Αλεξάνδρα) in 1474 trimetri giambici, opera già oscura per gli antichi, ritenuta a torto una tragedia. È un lungo monologo in stile prezioso (dai Bizantini fu detta monodramma) di un servo custode di Alessandra (Cassandra), il quale riferisce a Priamo i deliranti presagi della profetessa. Lo scoliasta al v. 1226 l'attribuisce a un L. diverso dal tragico; e dall'inizio del 19º sec. si è discussa vivamente la possibilità di datare l'Alessandra al 2º sec. a. C., in considerazione soprattutto dei riferimenti romani. Nella penultima profezia (vv. 1226-80) si celebra l'egemonia di Roma, come discendente di Troia, fondata dal "pio" Enea, padre di Romolo e Remo, e si parla delle avventure dell'eroe in Etruria e nel Lazio anche con l'accenno alle "mense" o focacce divorate. Si parla anche di un discendente dei Troiani "vincitore del Macedone", che viene identificato con T. Quinzio Flaminino. L'Alessandra ebbe tra gli antichi molti commentatori, tra cui, nell'età di Tiberio, Teone.