LICIO (Λύκιος, Lycius)
Figlio e scolaro di Mirone da Eleutere: scolpì in bronzo e, come il padre, si può credere che vivesse in Atene. Là, nel Pritaneo, era la statua del pancraziaste Autolico, vincitore nei giochi pitici del 422 a. C.: unica data sicura per l'attività dell'artista (Plinio, Nat. Hist., XXXIV, 79; Paus., I, 18, 3). Davanti ai propilei dell'acropoli si trovarono due basi, con dedica e firma (I. G., 12, 400) identiche, di figure equestri minori del vero, donate da cavalieri col ricavo d'un bottino: la data è incerta (Paus., I, 22, 4). Altre opere di L. ricordate: tra i doni votivi dell'arce v'era un "fanciullo che reca il vaso dell'acqua lustrale" (Paus., I, 23, 7), a Olimpia tredici statue più grandi del vero, disposte in emiciclo, dedicate come decima di guerra da Apollonia d'Epiro (Paus., V, 22, 2-3; con l'epigramma dedicatorio). In mezzo era Zeus, fiancheggiato da Eos e Tetide che imploravano il suo favore per i figli, Memnone ed Achille, posti di fronte alle estremità del basamento, mentre nell'intervallo erano altre quattro coppie d'avversarî, Greci da un lato e Troiani dall'altro: frammenti del supporto con il nome di Memnone furon trovati in sito. Plinio (Nat. Hist., XXXIV, 79) accenna pure al "fanciullo che soffia sulla brace", e agli "Argonauti" Nessuna traccia di tali opere fu riconosciuta nella tradizione plastica: forse d'altri lavori qualcosa rimane tra le copie marmoree che si possono accostare allo stile mironiano.
Di un altro Licio, figlio di Clesidemo, scultore del sec. I o II d. C., fu letta la firma sopra una base marmorea scoperta a Roma.
Bibl.: M. Bieber, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIII, Lipsia 1929, p. 492.