REFICE, Licinio Goffredo Clinio Elpidio
REFICE, Licinio Goffredo Clinio Elpidio. – Nacque a Patrica (Frosinone) il 12 febbraio 1883 da Luigi e da Virginia Valenti.
Il 29 ottobre 1894 il ragazzo, che aveva appreso i primi rudimenti musicali sulla chitarra, entrò al seminario di Ferentino, dove ebbe le prime lezioni di musica da don Federico Simoni. Nell’ottobre 1898 venne ammesso al seminario Leoniano di Anagni; oltre alle materie teologiche, si dedicò agli studi di musica sacra, divenendo maestro di canto gregoriano presso il seminario medesimo; il 3 agosto 1901 si laureò in Filosofia e il 17 luglio 1905 in Teologia. Il 23 settembre fu ordinato sacerdote nella cattedrale di Ferentino.
Nel contempo studiò a Roma armonia con Ernesto Boezi e organo con Remigio Renzi: il 26 ottobre 1907 fu ammesso al Liceo musicale di S. Cecilia, ove seguì il corso di composizione con Stanislao Falchi. Il 13 giugno 1908 venne eseguito nella sala della Regia Accademia di S. Cecilia di Roma il suo mottetto Ad te, Domine (per coro e organo), che riscosse un notevole successo: fu menzionato nel Corriere d’Italia e nella Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia del 15 giugno; il 22 luglio pubblicava un Tantum ergo (Torino, Capra). Alla fine della primavera 1910 Refice compose il suo primo oratorio, Chananaea, che presentò come prova finale per il diploma di composizione, ottenuto il 2 luglio con il massimo dei voti e la menzione speciale del Ministero della pubblica istruzione.
Nel dicembre 1910 fu nominato docente di Letture di partizione moderna nella Scuola superiore di musica sacra di Roma e nel dicembre dell’anno dopo divenne direttore della Cappella musicale liberiana in S. Maria Maggiore, in sostituzione di Tommaso Mori. Il 21 giugno 1912, in S. Ignazio, diresse la sua prima messa, Cantate Domino canticum novum: la critica vi ravvisò un’ispirazione filowagneriana. Ne nacque una querelle che determinò la sua sospensione dall’insegnamento presso l’istituto pontificio; Falchi e Giovanni Sgambati si mossero in difesa di Refice, ottenendo la revoca del provvedimento. Il 3 giugno 1915 il musicista fu nominato beneficiato di S. Maria Maggiore, entrando a far parte del collegio dei canonici. In tal modo il legame economico e istituzionale con la cantoria liberiana si rafforzò; il 2 agosto fu però costretto a chiedere di ridurre i propri impegni per potersi concentrare sulla direzione e sulla composizione. Nell’aprile 1916 fu chiamato alle armi, ma presto ottenne l’esonero dal servizio militare. Il 10 maggio 1917 Refice diresse all’Augusteo il proprio Stabat Mater e parte del poema sinfonico vocale Maria Maddalena (composto nel 1914): anche in questa occasione la critica si divise sullo stile del compositore, considerato da alcuni poco consono al genere sacro. Il 23 febbraio 1919 ebbe luogo l’esecuzione del Martyrium Agnetis virginis (composto nel 1917), testo di Paolo Maria Ferretti; fondamentale, in quell’occasione, fu il contributo economico elargito dal direttore della Cappella pontificia, Lorenzo Perosi, per la realizzazione del concerto.
Il 13 settembre 1921 ebbe luogo a Ravenna, in S. Apollinare Nuovo, la prima esecuzione del poema sinfonico vocale Dantis pöetae transitus, su testo di Giulio Salvadori, che riscosse un considerevole successo di critica e di pubblico: il lavoro fu replicato nei mesi seguenti all’Augusteo e in Ss. Apostoli a Roma, diretto dall’autore. Il 18 novembre 1921 il musicista, esasperato per le gravi condizioni in cui versava la cantoria liberiana, segnalò la questione all’amministrazione del Capitolo; rimase nondimeno alla direzione della cappella, anche se ridusse al minimo la propria presenza. Nel luglio 1922 intraprese la stesura dell’«azione sacra» Cecilia, testo di Emidio Mucci.
Il 1o gennaio dell’anno santo 1925 terminò la Missa Jubilaei, a sei voci dispari; nel maggio seguente, nel monastero di Montecassino, avviò la stesura del Trittico francescano (Mucci), che fu presentato il 3 ottobre 1926 in S. Rufino ad Assisi. La composizione venne data nel gennaio 1927 a Praga e Amsterdam e in febbraio ad Alessandria d’Egitto (altre esecuzioni a Budapest e Vienna negli anni seguenti). In seguito ai successi ottenuti in Italia e in Europa, il 25 febbraio 1927 Refice venne ricevuto da Mussolini al Viminale.
Le frequenti assenze dell’artista dalla cantoria liberiana indussero il capitolo di S. Maria Maggiore a inviargli, il 2 aprile 1928, una lettera di diffida; nello scambio epistolare che ne seguì, il 21 aprile, Refice dichiarò che i successi artistici ottenuti all’estero avevano contribuito a far conoscere la cappella al di fuori dell’ambiente romano; ma il 14 maggio 1931 il capitolo tornò a manifestare il proprio dissenso sulla gestione della cantoria. Ciò non compromise tuttavia i buoni rapporti con la Santa Sede: il 30 maggio 1932 Refice diresse la Missa Jubilaei nella sala del Concistoro, alla presenza di Pio XI, che promosse la pubblicazione della composizione (Roma, Pustet). Il 15 febbraio 1934 al teatro dell’Opera fu infine data l’azione sacra Cecilia. Il 4 ottobre Refice diresse Cecilia al Colón di Buenos Aires, indi a Montevideo: il 16 dicembre, all’Augusteo, presentò l’oratorio La Samaritana (Mucci), composto nel 1928. Nel febbraio 1935 Refice fu a Malta per dirigere alcuni suoi lavori, Cecilia inclusa; il musicista intraprese inoltre una serie di collaborazioni con il governo per la diffusione della musica sacra. Il 9 luglio s’imbarcò per il Brasile per seguire alcune acclamate recite di Cecilia in agosto e in settembre, con il soprano Claudia Muzzio; la tournée proseguì in Argentina e Uruguay sino a novembre.
Nel 1936 e 1937 proseguirono in Italia, con successo di pubblico e critica, le repliche di Cecilia; di conseguenza, Refice intensificò i rapporti con la casa editrice Ricordi per la pubblicazione e diffusione delle proprie composizioni. Il 1o gennaio 1938 la Scala diede la ‘prima’ della «leggenda» Margherita da Cortona (Mucci), direttore Franco Capuana. Il 13 gennaio 1939 il compositore diresse il Trittico francescano all’EIAR di Torino. Nel febbraio 1940 venne nominato «prelato domestico di Sua Santità» e il 6 dicembre diresse per l’EIAR la Missa Regina martyrum. Diversi concerti furono tenuti all’Augusteo di Napoli e in altre sedi concertistiche in Italia. Nell’aprile 1943 il musicista subentrò a Raffaele Casimiri sulla cattedra di composizione nel Pontificio Istituto di musica sacra; il 26 agosto 1945 diresse al San Carlo di Napoli brani tratti da Cecilia, Margherita da Cortona e Trittico francescano, oltre alla Prima sinfonia di Beethoven.
Dal luglio al dicembre 1947 Refice intraprese una tournée nell’America del Nord (Stati Uniti, Canada e Messico), con una formazione corale denominata ‘Cantori romani di musica sacra’; il successo fu in parte offuscato da problemi di natura organizzativa e dalla polemica scaturita con la Cappella pontificia, per l’utilizzo improprio da parte della stampa del termine ‘cantori sistini’, nonché con lo stesso capitolo di S. Maria Maggiore, che decise infine di esonerare il musicista dalla direzione della Cappella liberiana, nominando al suo posto, il 30 novembre, Domenico Bartolucci. Il 2 febbraio 1949 il Capitolo liberiano, in deroga a quanto stabilito in precedenza, gli concesse di dirigere, in occasioni concordate, la cantoria in qualità di direttore emerito. Nell’agosto 1950 si recò nei Paesi Baschi e in Portogallo, per eseguirvi composizioni sue; il 14 ottobre si ritirò dall’insegnamento presso il Pontificio Istituto. Nello stesso anno musicò Pomposia, carme di Giovanni Pascoli. Il 28 maggio 1952 assistette a Barcellona alla recita di Cecilia e in novembre compose l’inno ufficiale delle ACLI (Associazioni cristiane lavoratori italiani) della provincia di Bologna. Nel gennaio 1954 intraprese la stesura della sua terza opera teatrale, Il mago (Mucci, da Calderón de la Barca), rimasta incompiuta; il 2 giugno diresse la Missa Choralis nella basilica liberiana. Il 18 agosto partì per Rio de Janeiro per l’imminente allestimento di Cecilia, protagonista Renata Tebaldi.
Morì a Rio de Janeiro improvvisamente l’11 settembre 1954, durante le prove al teatro Municipal.
Lo stile musicale di Refice non fu sempre compreso dai contemporanei, soprattutto in ambito ecclesiastico. Se da un lato il musicista promosse il recupero della modalità antica, dall’altro attinse al linguaggio armonico tardoromantico di impronta wagneriana. Nei primi anni della carriera godette della stima di Perosi, screziata in seguito da una certa qual rivalità; entrambi si prodigarono per la restaurazione della musica sacra, nel quadro del movimento ceciliano. Toscanini dichiarò che la carriera ecclesiastica avrebbe impedito all’artista di cimentarsi con pieno successo nel melodramma (Marchetti, 2000, p. 233). Refice fu insignito di numerose onorificenze: commendatore della Corona d’Italia (23 giugno 1934), commissario del Consiglio dell’arte per l’Oratorio del Borromini (11 aprile 1935), accademico di Santa Cecilia (1o gennaio 1936), cappellano conventuale del Sovrano militare Ordine di Malta (27 marzo 1946), medaglia d’oro per la musica della International Columbus Association (12 ottobre 1949). A lui sono intitolati il Conservatorio statale di musica di Frosinone (1974), l’Associazione musicale culturale Licinio Refice di Patrica (1975) e dal 2005 la casa-museo ‘Una stanza per Refice’ nella Casa di S. Maria De Mattias a Vallecorsa nel Frusinate.
La produzione musicale del compositore è rivolta in primo luogo al servizio liturgico: una quarantina di messe corali (con e senza organo), tra cui vari Requiem, edite principalmente da Capra, Mignani, Pustet, Casimiri, Ricordi. Inoltre Stabat Mater (1916, 1930), mottetti, graduali, antifone, offertori, inni, litanie lauretane, armonizzazioni di melodie popolari e di liriche profane e musica da camera. Numerose composizioni manoscritte e a stampa sono nella biblioteca del Pontificio Istituto di musica sacra.
Tra le opere non ancora citate si ricordano anche gli oratorii-misteri: La vedova di Naim (1912, perduto), Emmaus (1931), L’oracolo (1944), Lilium Crucis (1948). Per un elenco completo cfr. Marchetti, 2000 (pp. 529-572). Per un quadro generale sulla figura del compositore cfr. la bibliografia, curata da Irene Mirabella, nel sito Una stanza per Refice (http://www.liciniorefice.it/), che presenta anche il catalogo delle opere.
Fonti e Bibl.: Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, VI, Torino 1988, p. 270; M. Colagiovanni, L. R. Appunti e spunti biografici, Roma 1990, pp. 37-228; S. Pagano, L’epistolario «vaticano» di Lorenzo Perosi (1867-1956), Genova 1996, pp. 48, 94, 411 s., 497, 499; G. Marchetti, L. R. La vita e le opere, Alatri 2000, passim; L. Zoppelli, R., L., in The New Grove Dictionary of music and musicians, London-New York 2001, XXI, p. 78; S. de Salvo Fattor, La Cappella musicale pontificia nel Novecento, Palestrina 2005, pp. 105, 120, 159, 182, 224, 229, 272 s.; M. Colagiovanni, Una stanza per R., Roma 2006; L. R. e la musica sacra del primo Novecento, a cura di A. Conti - M. Marino, Patrica 2006; U. Caperna, L. R. Aspetti inediti di vita intima e familiare, Cassino 2011, pp. 39-62; R. Carpentieri, R., L., inI musicisti della provincia di Frosinone nella storia dal Medioevo al XX secolo, a cura di O. Sartori - S. Franchi, Roma 2012, pp. 180-182; A. Sessa, Il melodramma italiano, 1901-1925, Firenze 2014, pp. 753-755 (con bibliografia).