LIBURNI (Liburni, Λιβουρνοί)
Antichissimo popolo dell'Illiria diffuso in origine probabilmente lungo tutta la costa orientale dell'Adriatico e perfino nelle isole del mare Ionio (sec. VIII a. C.).
Di questa sua diffusione nell'età preistorica e protostorica restano tracce, oltre che nella tradizione, nell'estensione del nome liburnico al mare e ad isole non appartenenti propriamente al litorale dei Liburni. In base anzi a dati toponomastici si può pensare che i Liburni avessero anche in Italia le loro propaggini; e del resto sulla costa del Piceno esistevano dei Liburni che gli antichi stessi ritenevano giunti per mare dall'altra sponda adriatica. Allorché i Corinzî fondarono la colonia di Corcira ne avrebbero cacciata una preesistente popolazione liburnica. In tal guisa dal sud i Greci, che nel sec. VII cominciarono a diffondersi anche nell'Adriatico, dal nord-ovest e dal nord gli Etruschi, gli Umbri e i Celti, li avrebbero incalzati e ristrettone il dominio alle sedi da loro occupate in età storica e che formavano un territorio relativamente vasto.
Riferendoci al periodo anteriore alla dominazione romana, erano liburniche le città di Albona e Fianona, a oriente del fiume Arsa lungo la costa istriana, le quali sembra fossero comunità rimaste isolate una volta invasa la costa dai Giapidi. Il territorio vero e proprio dei L. cominciava dal fiume Tibavio o Tedanio, che va identificato con l'odierna Foce della Gacka, breve ruscello presso Zerovniza a sud di Segna (la Gacka vera e propria è invece un fiume che si perde lungo l'altipiano della Lika). Dal Tedanio la costa liburnica giungeva fino al Tizio (Titius, od. Kerka), che sbocca in mare a Sebenico e che nell'antichità divideva i Liburni dai Dalmati. Verso l'interno i limiti sono affatto imprecisabili, ma è certo che la Liburnia non deve aver sorpassato la zona montana che si estende tra l'Albio e l'Adrio. Le sue città principali erano, oltre alle surriferite, Aenona (od. Nona), Asseria (od. Podgradje), Nedimum (Scardona), Jader (Zara); questa ultima sembra avesse già una parte predominante al principio del sec. IV a. C., quando cioè i Liburni entrano nella storia. In questa epoca i Liburni confederati di altri Illirî, assalgono l'isola di Lesina (Pharia o Pharos), alleata di Dionisio il Vecchio di Siracusa, la cui flotta li disfece in un'importante battaglia (387 a. C.); ma sulle ulteriori loro vicende, sia prima sia durante le guerre romano-illiriche della fine del sec. III a. C., non abbiamo che scarsissime notizie. Nei secoli successivi sembra avessero un'esistenza autonoma accanto ai Dalmati, che nel 180 a. C. si erano resi indipendenti dai re illirici. E così pure nulla si sa di preciso sulle vicende che li portarono sotto la signoria di Roma. Il fatto si è che già nel 129 a. C., erano nell'orbita del dominio romano e che alcune sue città, come Asseria e Zara, erano libere e immuni; il che fa supporre amichevoli relazioni con Roma ed origini pacifiche della signoria di quest'ultima. Nella provincia dell'Illirico, o Dalmatia, dell'età imperiale, i Liburni costituivano un conventus con sede in Scardona, il quale abbracciava anche la Giapidia. La civiltà e il benessere di questa regione penetrata dall'influenza romana sin dai tempi della repubblica, la resero importante via per la romanizzazione di tutta l'Illiria e delle provincie danubiane.
Bibl.: Corpus Inscr. Lat., III, Berlino 1873, p. 365; supplem. 2, Berlino 1902, tav. VI; F. Zippel, Die römische Herrschaft in Illyrien bis auf Augustus, Lipsia 1877; H. Kiepert, Forma Orbis Antiqui, tav. XVII, E, c; K. Patsch, Die Lika in römischer Zeit, in Schriften der Balkankomm. (Antiq. Abteilung), I, Vienna 1900, p. 24; G. Allačević, La Liburnia e i Liburni di Scilace Cariandeno, in Bull. di Archeol. e stor. dalm., XXVI (1903), p. 156 segg.; V. Brunelli, St. della città di Zara, I, Venezia 1913, p. 58 segg.; A. Degrassi, Ricerche sui limiti della Giapidia, in Archeogr. Triest., s. 3ª, XV (1929-30), p. 263 segg.