LIBRI, Guglielmo Icilio Timoleone, conte Carrucci della Somaia
Matematico e storico della matematica, nato a Firenze il 2 gennaio 1803, morto a Fiesole il 28 settembre 1869. Nominato professore di fisica nell'università di Pisa nel 1823, esercitò quell'ufficio un solo anno scolastico; ma, col titolo di emerito, conservò a vita la carica. Per aver preso parte ad agitazioni politiche, fu nel 1830 costretto a lasciare l'Italia, e si rifugiò in Francia, dove nel 1832 gli fu conferita la cattedra di matematica al Collegio di Francia; nel 1833 fu eletto all'Accademia al posto del Legendre; e dal 1836 tenne la cattedra di analisi nella facoltà di scienze alla Sorbona. Nel 1840 fu inoltre nominato segretario della Commissione reale incaricata di compilare il catalogo dei manoscritti esistenti nelle biblioteche di Francia.
Quelle ambitissime cariche attirarono su lui invidie e rancori; e la violenta azione politica da lui imprudentemente svolta in favore della monarchia di luglio e contro l'École des chartes gli procurò implacabili inimicizie. Le sue opere storiche, intese a rivendicare all'Italia i suoi algebristi (S. Dal Ferro, L. Ferrari, G. Cardano, N. Tartaglia, R. Bombelli. P. Cataldi, ecc.) diedero argomento a vivaci polemiche e all'ingiusta taccia d'ingratitudine verso il paese che lo aveva ospitato; ma il maggior danno gli provenne dalle accuse di appropriazione indebita di libri e di manoscritti appartenenti a pubbliche biblioteche.
Quelle accuse divamparono allo scoppiare della rivoluzione del 1848 e all'assunzione al potere dei suoi nemici politici, e lo costrinsero a fuggire dalla Francia e a riparare a Londra; poi, nel 1850, nonostante la sua difesa, lo fecero condannare a 10 anni di carcere. Tale condanna fu ritenuta ingiusta da quelli che più intimamente lo conoscevano (fra gl'Italiani il Mamiani, il Gioberti, il Capponi, il Guerrazzi, fra gli stranieri il Guizot, il Mérimée, il Witte, lo Sterne, il De Morgan) e che non cessarono mai dal professargli stima illimitata e sincera amicizia; ma il suo nome rimase offuscato da una nube, che le sue difese non hanno potuto dissipare.
Le sue opere matematiche, e specialmente quelle sulla teoria dei numeri, gli procurarono buona fama e la nomina alle più alte cariche accademiche; ma egli è universalmente noto come storico della matematica. La sua Histoire des Sciences Mathématiques en Italie è modello non più superato in questo campo. Dotato di prodigiosa erudizione, di profonde cognizioni scientifiche, di perfetta padronanza delle lingue classiche e moderne, esperto in paleografia, ebbe sempre ricorso alle fonti originali, e seppe, con sicuro discernimento, trarne larga messe di dati, che raccolse in organica esposizione, seguendo con lucida sintesi lo sviluppo del pensiero scientifico attraverso i secoli, nel trapasso da nazione a nazione. Gl'Italiani debbono a lui imperitura riconoscenza per la rivendicazione delle glorie nazionali nel campo della scienza, e per il vivo senso di patriottico entusiasmo che traspare da tutte le pagine e che, al tempo della dominazione austriaca, fece proscrivere le opere di lui; ma anche gli stranieri riconoscono l'importanza della sua opera nella storia universale del pensiero, e l'obiettiva serenità dello storico. Né va dimenticato che si deve al L. l'esaltazione e il pieno riconoscimento dei meriti scientifici del matematico francese P. Fermat, e il ricupero dei manoscritti di lui, che il L. scoprì e acquistò presso un libraio di Metz; manoscritti che, dopo varie vicende nuovamente riuniti, servirono alla pubblicazione degli scritti inediti di quello scienziato.
Opere: Mémoire de Mathématique et de Physique, Firenze 1829; Mémoire sur l'intégration des équations linéaires aux différences du second ordre, in Mém. de l'Académie des Sciences, 1834; Histoire des Sciences Mathématiques en Italie, depuis la renaissance des lettres jusqu'à la fin du dix-septième siècle, voll. 4, Parigi 1838-41 (trad. ital. di L. Masieri, della quale furono pubblicati il tomo I, Milano 1842, e le prime 240 pagine del tomo II, Milano 1843); Notice biographique sur M. H. Abel, Parigi 1834 (è fra altro rivendicata la scoperta e la dimostrazione dell'insolubilità delle equazioni algebriche generali di grado superiore al 4° fatte da P. Ruffini); Essai sur la vie et les travaux de Fermat, Parigi 1845.
Bibl.: A. Stiattesi, Commentario sulla vita e le opere del Conte G. L., Firenze 1879.
Sull'"affare" Libri esiste un grande numero di pubblicazioni, di cui si ricordano solo le principali. Favorevoli: G. Libri, Réponse de M. Libri au rapport de M. Boucly, ecc., Parigi e Londra 1848; id., Lettre à M. Falloux, Ministre de l'Instruction publique, ecc., Parigi 1848; id., Lettre de M. Libri à M. le Ministre de la justice à Paris, Parigi 1850; P. Lacroix, Lettres à M. Hatton, juge d'instruction, ecc., Parigi 1849; G. Brunet, Lettre au bibliophile Jacob au sujet de l'étrange accusation intentée contre M. Libri, Parigi 1849; R. Lamporecchi, Mémoire sur la persécution qu'on fait souffrir en France à M. Libri, Londra 1850; P. Mérimée, Le procès de M. Libri, in Revue des deux mondes, XXII (1852), pp. 306-336; H. Celliez, Mémoire sur les irrégularités de la procédure criminelle suivie contre M. Libri, Parigi 1861; Lettere di G. L., in Il libro e la stampa, III (1909), pagine 131-140. Contrarie: Acte d'accusation contre Libri-Carrucci, Parigi 1850; Arrêts, décrets et ordonnances relatifs à l'affaire Libri, Parigi 1851; L. Lalanne e H. Bordier, Dictionnaire des pièces autographes volées aux bibliothèques de la France (affaire Libri), ecc., Parigi 1851; L. Lalanne, H. Bordier, F. Bourquelot, Le procès de M. Libri, Réponse à P. Mérimée, in Revue des deux mondes, XXII (1852), pp. 592-608; L. Delisle, Observations sur l'origine de plusieurs manuscrits de la collection de M. Barrois, in Bibliothèque de l'École des chartes, s. 6ª, II (1866), pp. 193-264; id., Les manuscrits du comte d'Ashburnham: rapport au Ministre de l'Instruction publique, ecc., Parigi 1883; J. Loiseleur, Les larcins de M. Libri à la Bibliothèque publique d'Orlèans, in Bulletin de la Société arch. hist. de l'Orléanais, 1884, L. Delisle, Catalogue des manuscrits des fonds Libri et Barrois, Parigi 1889 (è il catalogo dei "pezzi" che il Governo francese ricuperò dagli eredi Ashburnham, dopo le laboriose trattative dell'apposita commissione a capo della quale era il Delisle); E. Chatelain, Les plus vieux manuscrits d'Autun mutilés par Libri, in Journal des Savants, Parigi 1898; L. Delisle, Les vols de Libri au Séminaire d'Autun, in Bibliothèque de l'École des chartes, LIX (1898), pp. 379-392; C. Pitollet, Libri-Carrucci et la Bibliothèque de Carpentras, in Bulletin italien, X (1910), pp. 249-264, 316-355; id., Pour la biographie critique de Guillaume Libri, in Il Libro e la stampa, VII (1913), pp. 4-54, 165-188, 238-268; id., Libri, voleur de livres, d'après son dossier ministeriel inédit, in Revue des bibliothèques, XXXVII (1927), pp. 152-170.