LIBRERIA (fr. bibliothèque; sp. biblioteca; ted. Bücherschrank; ingl. book-shelf, bookcase)
Nell'antichità greca e romana, come anche nel Medioevo, non vi fu un mobile esclusivamente adatto per la conservazione dei libri. A Roma, nei negozî di vendita, tabernae librariae, posti nei luoghi più affollati della città, i volumi erano conservati nei "loculamenta, foruli, nidi, capsae". D'uso comune per la conservazione dei libri era un piccolo armadio di forma parallelepipeda, di scarso ornato, quale appare in qualche pittura del basso impero dove i libri erano disposti sulle scansie, non allineati alla maniera moderna, ma sovrapposti l'uno all'altro e col dorso rivolto verso l'interno e non verso l'esterno. Nel Medioevo nei monasteri dove si provvedeva alla copiatura dei manoscritti, i codici erano custoditi ancora in armadî, di cui dànno i più antichi esempi il mosaico rappresentante S. Lorenzo nel mausoleo di Galla Placidia (sec. V) e la miniatura della Bibbia Amiatina (Firenze, Bibl. Laurenziana), probabilmente derivata da un esemplare del sec. VI, oppure venivano posati su tavolette a muro. Né in altro modo dovettero essere conservati i libri dai privati e dai librai o "stationarii". Nel Rinascimento, per quanto vi fossero librerie, cioè negozî di libri annessi alle stamperie, non sembra che usassero speciali mobili per la custodia o per l'esposizione dei libri, seguitandosi ad adoperare, come nel periodo gotico, gli armadî (v. armadio). Poté servire di libreria l'armadiolo della casa del Petrarca ad Arquà; altre volte gli armadî coprivano tutte le pareti (studio di Federico da Montefeltro nel Palazzo ducale di Urbino). La libreria era spesso parte di un mobile da studio assai comodo, formato da una pedana, da un armadio con tavolette da scrittoio e con leggio e da una scansia per i libri, come appare ad esempio nel S. Girolamo di Antonello da Messina o in quello del Basaiti (Londra, National Gallery).
Nel sec. XVII venne in uso, specie in Francia, un armadio poco alto, con tendine di taffetà, oppure chiuso da vetri, armadio che ebbe, per opera dei grandi mobilieri dell'epoca di Luigi XIV e XV, grandissima eleganza di proporzioni e di ornato; nelle biblioteche pubbliche e nei conventi prendevano intanto grande sviluppo, insieme con la suppellettile libraria, le scaffalature aperte, oppure chiuse da reti e spesso riccamente adorne d'intagli (v. biblioteca). Nel secolo XVIII la libreria fece parte di un mobile (trumeau), che serviva al tempo stesso da cassettone e da scrittoio, in uso per tutta l'Europa, ma particolarmente in Francia e a Venezia, dove ebbe eleganza di linee e grande varietà di ornato ad intarsio o di lacca a colore. Erano usate anche le librerie a muro, cioè incavate nel vano delle pareti e poi chiuse da vetri (biblioteca del castello di Sans-Souci fatta da Venceslao Knobelsdorf, 1699-1753). Nel sec. XIX le librerie entrarono a far parte del mobilio d'ogni casa: quelle di stile impero, spesso chiuse da sportelli e ornate da colonne laterali, furono assai eleganti per proporzioni; quelle di stile Luigi Filippo ebbero sportelli a vetri e fregi scolpiti agli angoli oppure furono a due corpi, il superiore a vetri, l'inferiore ad armadio. Nell'arte moderna, la proporzione del mobilio viene studiata in accordo col volume dell'ambiente ed è spesso curata dallo stesso architetto sicché tutti i mobili sono stati soggetti a una revisione di forma per essere meglio adattati ai mutati ambienti e alle mutate esigenze. Appare comune in tutte le moderne librerie, esposte nelle varie mostre d'arte decorativa, la preferenza alla linea orizzontale, più che alla linea verticale, del resto poco pratica, e l'alternanza dei vani chiusi con sportelli, con altri senza. In questa alternanza, come nelle masse sporgenti e rientranti, sono ricercati nuovi effetti decorativi, mentre la completa assenza dell'ornato favorevole alla pulizia, viene compensata dalla preziosità della materia lignea prescelta e dall'accordo di essa con i metalli - bronzo, alluminio - usati per le maniglie o per qualche filettatura decorativa. È anche riprodotto con molta insistenza, specialmente in Olanda, il tipo della libreria ad armadio nella parte inferiore ed aperta nella parte superiore (v. libreria casa Esberg Ezsen; libreria dell'architetto Enrico Del Debbio) in cui la novità è data dalla varietà delle proporzioni; così pure viene tentato il compromesso, spesso felice, fra libreria e scrivania.
V. tavv. XI e XII.
Per la libreria intesa come luogo dove si esercita il commercio librario, v. libro: Il commercio librario.
Bibl.: Vedi la bibl. sotto le voci armadio; arredamento. Inoltre: R. Papini, Le arti a Monza nel 1923 e le arti d'oggi, Milano-Roma 1930.