FATTORI, Liborio
Attivo nel XVIII secolo come mosaicista dello Studio vaticano del mosaico; non si conoscono i suoi estremi biografici mentre della sua attività si possono definire alcuni aspetti attraverso i documenti dell'Archivio della Reverenda Fabbrica di S. Pietro concernenti la decorazione della basilica. Lo Zani (1821) lo dice romano e fiorente circa nel 1750, senza esprimere alcun giudizio riguardo al merito. Le fonti archivistiche permettono di datare invece la prima produzione del F. all'anno 1724, suggerendo di collocare la sua data di nascita agli inizi del Settecento. Anche la questione del merito si concretizza grazie ad un prezioso documento dello stesso archivio, intitolato Nota de' pittori di musaico che presentemente sono al servizio della Rev. Fabbrica di S. Pietro (I piano, serie 3, pacco 14, "Studio de' musaici, mosaicisti", c. 844), in cui, a proposito del F., si legge: "non si puol dire Pittore perché ne Quadri non si è veduto niente del suo, e nelle volte, à un stile languido".
La Nota non è datata ma per il riferimento a Pietro Paolo Cristofari, morto nel 1743, ricordato in quanto soprintendente dello Studio del mosaico, e per il richiamo ai lavori delle "volte" - sul finire del quarto decennio il F. partecipava alla decorazione di quella della cappella del Battesimo - è possibile stabilime la redazione nel breve arco di tempo che collega l'impresa musiva ricordata alla scomparsa del Cristofari. Nonostante questo giudizio severo il nome del F. compare regolarmente, fino agli inizi dell'ottavo decennio, tra quelli degli artisti di mosaico impegnati a rivestire di tessere vitree le grandiose superfici della basilica. E questa presenza continua, sottolineando la stabilità del rapporto di lavoro tra il F. e la Fabbrica di S. Pietro, può bene essere letta come una forma di apprezzamento, da parte degli organi direttivi dello Studio, delle capacità dell'artista.
Il F. iniziò a prestare la propria opera qualche anno prima che avvenisse, grazie alle brillanti capacità artistiche ed organizzative di Pietro Paolo Cristofari, quella trasformazione all'interno del corpo di mosaicisti impiegati della Fabbrica che portò, nel 1727, all'istituzione dello Studio vaticano del mosaico. Nel luglio del 1724 il F. si trovò impiegato a fianco di maestri ormai affermati, come Pietro Adami e Giuseppe ottaviani, nella decorazione musiva delle lunette della cappella del S. Michele, avviata già dal 1722, sulla base dei cartoni forniti da Bonaventura Lamberti, Lorenzo Gramiccia e Marco Benefial. Ma dovette trattarsi di un incarico di poca entità poiché nello stesso anno iniziò a porre in mosaico la figura dell'Africa in uno dei pennacchi della cupola della cappella del Battesimo, su cartone di Francesco Trevisani. Quest'ultimo fornì i cartoni dell'intera decorazione della volta. in tre fasi: dal 1713 al 1723 eseguì quelli per i pennacchi raffiguranti le Quattro parti del mondo, ovvero l'Africa, appena ricordata, l'America, l'Asia, l'Europa; dal 1732 al 1737 i cartoni per le lunette e dal 1738 al 1745 quelli per la volta. Il F. partecipò all'intero ciclo eseguendo tra il 1737 e il 1739, insieme con Pietro Cardoni, la lunetta raffigurante S. Filippo battezza l'eunuco della regina Candace e tra il 1739 ed il 1746 porzioni delle figure della calotta.
Completata la trasposizione in mosaico della figura dell'Africa per la cappella del Battesimo, il F., tra il 1726 e il 1729, tornò nella cappella di S. Michele, questa volta accanto a Prospero Clori, Domenico Gossoni, Alessandro Cocchi, Giovanni Francesco Fiani ed Enrico Enuo, per proseguirne la decorazione nella volta. I temi svolti, copiati dai cartoni appositamente forniti da Niccolò Ricciolini tra il 1721 e il 1726, rappresentano, 'in ognuno degli otto spicchi, tre coppie di angeli che, in alto, si mostrano soltanto con i volti emergenti da ali intrecciate. Le apparizioni angeliche risultano ideate in funzione di supporto a figure in stucco, opera di Lorenzo ottone, a cui è assegnato il compito di dar vita al programma iconografico vero e proprio. Nel novembre del 1726 il F. iniziò anche la trasposizione musiva del quadro raffigurante Il martirio dei ss. Processo e Martiniano, tratto da un originale di Valentin de Boulogne, oggi nella Pinacoteca Vaticana. Ma restò occupato in questa impresa soltanto per pochi mesi, ricevendo un compenso, per la porzione eseguita, di 200 scudi, versati in due rate. Dal 1727 al mese di luglio 1730, data del suo completamento, il lavoro fu condotto da Giovan Battista Brughi, che ricevette un compenso di 4.099,50 scudi.
Attorno al mosaico dei Ss. Processo e Martiniano aleggiava un piccolo mistero. Nonostante, infatti, quanto dichiarato dalle Memoria dei principali mosaicisti (Arch. ... S. Pietro..., serie 3, pacco 14C, "Studio de' musaici, mosaicisti", c. 4r-v), altre carte dello stesso archivio (Branchetti Buonocore, 1985, p. 61) rivelano che il quadro fu posto in mosaico da Pietro Paolo Cristofari tra il luglio del 1736 e il dicembre del 1737 dietro un compenso di 2.000 scudi. Va ricordato, infine, che la stessa opera era stata già commissionata, nel 1709, a Filippo Cocchi.
Un incarico, ancora di rilievo, il F. lo svolse nella cappella della Madonna della Colonna. Era la terza volta (e ve ne sarà ancora una quarta) che era chiamato a cimentarsi con lavori di mosaico destinati alle superfici superiori delle cappelle. Un fatto da considerare, senza dubbio, alla luce di esigenze organizzative dello Studio, ma che permette anche di ipotizzare una abilità del F. per i lavori da guardarsi a grande distanza.
La cappella della Madonna della Colonna era ancora priva nel Settecento della decorazione della calotta. Dal 1742 al 1748 il pittore Giacomo Zoboli fu pagato per i cartoni raffiguranti emblemi allusivi alle Litanie lauretane, angeli e festoni. La trasposizione musiva degli stessi fu eseguita a partire dal 1751 da un folto gruppo di mosaicisti. Il F. nel primo quadrimestre del 1751 eseguì il simbolo del vaso (Arch. della Rev. Fabbr. di S. Pietro, serie 3, pacco 14 c, c. 498).
Dopo quest'incarico, che certo dovette impegnare per un lungo tempo i mosaicisti dello Studio, il F. compare nuovamente in attività in occasione del rifacimento della decorazione musiva della cappella Gregoriana, la prima in assoluto, tra tutte le cappelle di S. Pietro, ad avere accolto, alla fine del Cinquecento, immagini costruite con tessere vitree. A causa del cattivo stato di conservazione di questi vecchi mosaici, nel 1758 la Fabbrica decise di sostituirli. Il pittore Nicola La Piccola tra il 1768 e il 1772 eseguì i cartoni per i pennacchi, raffiguranti, come già i precedenti, S. Gregorio Nazianzieno, S. Gregorio Magno, S. Basilio il Grande, S. Girolamo. La trasposizione in mosaico delle figure, nell'ordine appena indicato, si realizzò tra il 1770 e il 1772. Successivamente, dal 1773 al 1779, si completò il rifacimento della decorazione della cappella eseguendo dapprima i mosaici delle lunette, su cartoni di Salvatore Monosilio, e poi quelli della calotta, su cartoni ancora del La Piccola. Il F. non compare tra gli artisti dello Studio impiegati dal 1773 al 1779 nella cappella Gregoriana, né è ricordato, nel medesimo arco di tempo, occupato in altre imprese. La decorazione dei pennacchi della stessa cappella si pone dunque come l'ultimo incarico svolto dal F. al servizio della Fabbrica di S. Pietro. A quell'epoca doveva aver raggiunto l'età di circa settanta anni; il 1772 può essere considerato come il termine ultimo della sua esistenza. Quasi certamente morì a Roma.
L'intera attività del F. si svolse in S. Pietro, ma di sicuro egli dovette partecipare, durante il quarto decennio, alle campagne di restauro dei mosaici di S. Maria in Domnica, S. Maria in Trastevere, S. Giovanni in Laterano, S. Paolo fuori le Mura, affidati al Cristofari e ai mosaicisti posti sotto la sua direzione. L'opera per la quale fu ritenuto degno di memoria dai contemporanei, come risulta dalle fonti edite dell'epoca, fu la figura dell'Africa eseguita per il pennacchio della cupola della cappella del Battesimo. Negli scritti ottocenteschi è ricordato anche per il quadro dei Ss. Processo e Martiniano.
Fonti e Bibl.: Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro in Vaticano, I piano, serie Armadi, vol. 412, "Giornale dal 1714 a tutto il 1757", cc. 414, 425, 449, 458 [dal 1724 al 1727]; Ibid., serie 3, pacco 14C, "Studio de' musaici, mosaicisti", c. 14 [1740]; pacco 14, "Studio de' musaici, mosaicisti" [1744-1745], cc. 670-676 (le carte si riferiscono alla lavorazione di un pavimento non altrimenti specificato); I. A. Furietti, De musivis…, Roma 1752, pp. 108 s.; F. Titi, Descriz. delle pitture..., Roma 1763, p. 20 (F. Titi, Studio di Pittura... [1674-1763], a cura di B. Contardi-S. Romano, Firenze 1987, ad Indicem); P. Zani, Encicl. metodica... delle belle arti, I, VIII, Parma 1821, p. 203; V. Bricolani, Descriz. della sacrosanta basilica vaticana, Roma 1828, pp. 69, 87; E. Gerspach, La mosaïque, Paris s. d. [ma 1899], pp. 195, 201; A. Busiri Vici, Il celebre Studio del mosaico…, Roma 1901, p. 452; L. Hautecoeur, I mosaicisti sampietrini..., in L'Arte, XIII (1910), p. 452; F. Di Federico, The mosaics of Saint Peter's..., University Park, Pa., 1983, pp. 18, 62, 64, 67, 7 1, 74, 151 s. (ivi anche per la collocazione dei documenti dell'Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro); M. G. Branchetti Buonocore, Cristofari, Pietro Paolo, in Diz. biogr. degli Ital., XXXI, Roma 1985, pp. 59-62; G. Delfini Filippi, Guide del Vaticano. S. Pietro, Roma 1989, pp. 71, 76, 88, 102 (ivi descrizione dei temi figurativi che ornano le cappelle della basilica vaticana); M. Mojana, Valentin de Boulogne, Milano 1989, pp. 152 ss.