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LIBIA

di Ettore Rossi - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)
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LIBIA (XXI, p. 57; App. I, p. 790)

Ettore Rossi

Politica e amministrazione. - L'ordinamento attuato nel 1934 con la costituzione del governo generale della Libia formato dalla Tripolitania e dalla Cirenaica e diviso nelle quattro provincie di Tripoli, Misurata, Bengasi e Derna e dal Territorio militare del Sahara libico con sede a Hun, restò in vigore negli anni seguenti senza sostanziali modificazioni. Però con decr. legge del 9 gennaio 1939 le quattro provincie di Tripoli, Misurata, Bengasi e Derna furono aggregate al regno d'Italia, entrando a fare parte integrante del territorio metropolitano (così come l'Algeria faceva e fa parte integrante del territorio metropolitano della Francia; il che costituiva un passo avanti rispetto all'annessione pura e semplice della Libia disposta con decreto del 5 novembre 1911 che significava semplicemente affermazione della sovranità piena e assoluta dell'Italia su quelle terre). S'intende che il decreto del 1939 riguardava direttamente i cittadini metropolitani delle quattro nuove provincie italiane regnicole così istituite; ma toccava anche i Musulmani delle quattro provincie, diventati tutti non più "sudditi coloniali", ma bensì "cittadini italiani libici" con determinati diritti, ad esempio la partecipazione all'ordinamento sindacale corporativo vigente in Libia. Inoltre lo stesso decreto istituiva per i Musulmani libici una "cittadinanza italiana speciale", da conseguire a domanda con particolari requisiti, mantenendosi lo statuto personale e successorio musulmano, e con particolari diritti, come quello di portare le armi e accedere alla carriera militare nei reparti libici, di essere podestà nei municipî libici o consultori nei municipî misti e disimpegnare cariche direttive nelle organizzazioni sindacali. Contemporaneamente, con decreto del 9 gennaio 1939, venne istituita l'Associazione musulmana del littorio con il compito di "curare l'elevazione morale e civile dei nativi musulmani" delle provincie italiane, che avessero acquistato la "cittadinanza italiana speciale", e furono abolite le preesistenti disposizioni regolanti l'acquisto della piena cittadinanza italiana metropolitana. Il provvedimento mirava a inserire più intimamente la Libia costiera nella vita della metropoli, in vista anche del popolamento intensivo iniziato con l'immigrazione colonica dal 1937 in poi, e nello stesso tempo dava prova di rispetto per la coscienza religiosa e l'individualità etnica dei Musulmani poiché non chiedeva rinunzie allo statuto personale né insidiava il loro attaccamento ad esso con la lusinga di maggiori diritti e privilegi. La stessa immigrazione metropolitana non suscitò malcontenti per il prestigio di cui godevano i metropolitani, per la prosperità economica che essi apportavano, per le opere di assistenza intese al generale benessere. Va ricordato infine che il 17 dicembre 1938 fu denunciato dal governo italiano l'accordo Laval-Mussolini 7 gennaio 1935 per il confine meridionale della Libia.

La Libia fu governata dal maresciallo Italo Balbo fino al 28 giugno 1940, poi dal maresciallo Rodolfo Graziani fino al 24 marzo 1941, quindi dal gen. Italo Gariboldi, e in ultimo dal Maresciallo Ettore Bastico dal luglio 1941 alla fine del 1942.

Dati sulla popolazione. - Il censimento del 21 aprile 1936 aveva dato per la Libia 839.524 ab. (di cui 772.999 tra Musulmani e Israeliti, 66.525 regnicoli e stranieri). Al 30 giugno 1939 si avevano circa 918.000 ab. (di cui 770.000 Musulmani, 30.000 Israeliti e 118.000 regnicoli e stranieri). Vi era stato un forte aumento di Italiani per l'immigrazione soprattutto agricola nei comprensorî di colonizzazione; ma anche la popolazione libica aveva avuto un notevole incremento per le migliorate condizioni generali e sanitarie del periodo di pace.

L'avvaloramento agrario. - Dal 1937 ha inizio, nella politica italiana di avvaloramento agrario della Libia, la fase della colonizzazione contadina ufficiale dell'Ente della colonizzazione per la Libia per conto dello stato (il cosiddetto piano dei ventimila, dal numero dei coloni che dovevano essere annualmente avviati in Libia): ma il piano era appena all'inizio dell'esecuzione quando fu interrotto dalla guerra. In un censimento effettuato nel 1938 nelle quattro provincie libiche risultavano in funzione 840 aziende agricole su una superficie coltivata di 187.749 ha., così distribuite:

L'opera di avvaloramento continuò negli anni 1939-40, superando, tra imprese private e colonizzazione ufficiale, i 200.000 ha. Nella Cirenaica erano sorti dieci villaggi, oltre varie concessioni e aziende private, con 2755 famiglie (oltre 10.000 componenti). Sette villaggi costruiti in Tripolitania dall'Ente di colonizzazione della Tripolitania presso Misurata, Azizia e Tarhuna e altri nove costruiti per opera dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, senza contare le concessioni private e quelle dell'Azienda tabacchi italiana al Garian accoglievano 3960 famiglie con 23.919 componenti.

Le provvidenze stabilite per i metropolitani furono estese nel 1937 anche ai libici. Negli anni 1939-40 furono inaugurati in Cirenaica i villaggi musulmani di Zahra (Fiorita), el-Fager (L'Alba), Chadra (verde), Nahida (Risorta), Gedida (Nuova), Mansura (Vittoriosa); in Tripolitania furono inaugurati i villaggi di: Maamura e Naima.

La produzione del grano nei soli villaggi dell'Ente della colonizzazione in Cirenaica toccò nel 1937-38 un massimo di q. 94.000 su 10.000 ha. di seminato. Alla stessa epoca in Cirenaica risultavano messi a dimora 197.000 olivi, 209.000 mandorli, 3.278.000 viti; 177.000 piante fruttifere varie e 97.000 piante forestali. In Tripolitania fino al 1940 erano stati piantati quasi 2 milioni di olivi, 1 milione e mezzo di mandorli, oltre mezzo milione di piante da frutto varie e trenta milioni di viti, considerate come coltura transitoria di primo rendimento. L'entità di queste cifre, che rappresentano lo sforzo di avvaloramento agrario del 1929-40, deve esser valutata considerando il fatto che esse corrispondono a quattro-cinque volte il numero degli olivi e alberi da frutta posseduti dalla Libia nel 1911. Una fitta rete stradale alberata, boschi, piante frangivento avevano trasformato vaste contrade già abbandonate alla saltuaria coltura dei nomadi.

Un calcolo approssimativo fa salire a 112.954.315 lire (del valore d'anteguerra) l'insieme dei capitali assorbiti dalla colonizzazione privata e a 718 milioni di lire quelli richiesti dalla colonizzazione demografica intensiva nella sola Cirenaica. Non si conoscono dati attendibili per i capitali impiegati in Tripolitania, che possono ritenersi il doppio. L'avvaloramento agricolo aveva dato impulso a varie industrie: del vino, dell'olio, dei latticinî, dell'allevamento e impiegava un gran numero di indigeni.

Durante la guerra e sotto l'amministrazione militare britannica e francese. - La Libia fu base e teatro di operazioni durante la seconda Guerra mondiale per quasi tre anni (v. africa, in questa App.). In Cirenaica, che maggiormente ha risentito i danni della guerra, un provvedimento di gravi conseguenze fu il ritiro - ordinato dalle autorità italiane - della popolazione metropolitana, ivi compresa quella dei villaggi agricoli del Gebel, iniziato nel 1941 e compiuto nelle due offensive britanniche del 1941 e del 1942. Quei villaggi sono stati abbandonati o destinati ad altri scopi; alcuni sono stati occupati dai nomadi; le opere di irrigazione distrutte; il 60% delle coltivazioni è perduto. Al principio del 1948 in Cirenaica restavano soltanto un centinaio di Italiani (compresi 12 missionarî e 41 suore). La Tripolitania soffrì minori devastazioni per la guerra; le famiglie agricole non furono sgombrate in massa e ciò è valso a salvare in parte le colture nei villaggi colonici e nelle concessioni. Nel marzo del 1948 restavano in Tripolitania circa 45.000 Italiani. Sono andati distrutti i rimboschimenti lungo la litoranea e le strade secondarie. Anche nella città di Tripoli - sgombrata il 22 gennaio 1943 - gl'Italiani rimasti (circa 20.000) hanno saputo imporsi al rispetto dei nativi e alla considerazione degli occupanti con il loro civismo e la loro intelligente attività. Nelle elezioni per la città di Tripoli (18 gennaio 1949) è riuscita vincitrice la lista presentata dal comitato italiano.

Il Fezzan (v. in questa App.) è stato occupato dalle forze francesi e posto provvisoriamente sotto l'amministrazione francese dei territorî del Sud algerino che lo ha tenuto isolato dal resto della Libia, avviando le comunicazioni ai porti francesi dell'Africa del Nord sensibilmente più lontani del naturale sbocco di Tripoli.

La Cirenaica e la Tripolitania, cioè le quattro provincie libiche costiere, si trovano dalla fine del 1942 e dall'inizio del 1943 sotto la British Military Administration (BMA) con la differenza che in Cirenaica, a seguito del ritiro degli abitanti e dei funzionarî italiani, prevale l'amministrazione inglese in tutti i campi con il concorso di elementi locali, specialmente senussiti, mentre in Tripolitania sono stati autorizzati a rimanere in funzione, in sottordine, organismi amministrativi italiani e continuano ad essere in vigore le leggi italiane, in qualche punto emendate. Amministratore capo della Libia è il gen. Blackley (per la questione senussita, v. anche cirenaica, in questa App.). Gli Stati Uniti d'America avevano, nell'ultimo anno della guerra, costruito a el-Mallaha, presso Tripoli, un aerodromo per appoggiare le azioni di guerra in Europa e l'avevano poi lasciato, alla fine della guerra; nel gennaio del 1948 hanno ottenuto dal governo inglese di rimettere in efficienza il campo.

Durante l'occupazione inglese della Libia i cittadini italiani hanno sofferto per le condizioni eecezionali del momento e per la lontananza dei familiari profughi in Italia e impediti di tornare; in seguito è stato consentito, nel 1947, il ritorno alle famiglie in Tripolitania di alcune migliaia di bambini che si trovavano in Italia dal 1940. Il protrarsi dell'occupazione inglese e l'incertezza della sorte definitiva del territorio, ha permesso ad agitatori locali e a propagandisti stranieri di suscitare movimnti politici di varia entità e scopi. Ma, ciononostante, i rapporti fra la popolazione locale italiana e gli Arabi sono rimasti ottimi e non hanno mai dato luogo ad alcun incidente. Un breve episodio di fanatismo religioso e di razza, è avvenuto nei giorni 4 e 5 novembre 1945 a Tripoli, Tagiura, Zanzur e Zavia, quando, ricorrendo l'anniversario della Dichiarazione Balfour per la Palestina, i Musulmani libici diedero la caccia agli Ebrei, ne uccisero un centinaio e ferirono molti, ubbidendo alle direttive dell'agitazione antiebraica promossa dai centri del Vicino Oriente. Un nuovo minore conflitto tra Arabi ed Ebrei si verificò a Tripoli ai primi di giugno del 1948 durante la guerra arabo-ebraica in Palestina.

Rivendicazioni dei Libici. Partiti politici. - Durante e dopo la prima Guerra mondiale si era già formato in Tripolitania un partito nazionalista che ebbe seguito nel 1919-22 e perdette ogni importanza con la riconquista del territorio proseguita fino al 1930 (occupazione del Fezzan). Tra quelli che mantennero vivo il movimento di rivendicazioni nazionali libiche, sostenuto non tanto dai Libici quanto dalle organizzazioni panislamiche e panarabiche all'estero, è Beshīr es-Sa‛dāwī, che si stabilì a Damasco e più volte pubblicò nella stampa araba orientale appelli per la liberazione della Libia. I profughi parlavano in nome del popolo oppresso della Tripolitania e della Cirenaica e chiedevano l'applicazione delle riforme promesse nel 1919 (lo Statuto fondamentale) oppure reclamavano senz'altro l'indipendenza sotto un proprio capo musulmano, con un trattato per regolare i rapporti tra lo stato italiano e il futuro stato indipendente della Libia. L'attività dei fuorusciti libici aumentò nel 1930-31 in relazione con le operazioni di occupazione e di riconquista e si esplicò specialmente in Egitto, dove si trovava dal 1923 in volontario esilio Moḥammed Idrīs es-Senūsī, capo della confraternita senussita e dove i capi del nazionalismo libico trovavano appoggio presso elementi locali, soprattutto per mezzo di ‛Abd ar-Raḥmān ‛Azzām, che nel 1919-22 aveva collaborato in Libia con gli insorti e con i nazionalisti e in Siria. Negli anni seguenti l'ondata di agitazioni si calmò e si levarono anche tra gli Arabi e i Musulmani voci di riconoscimento della bontà dell'azione civile svolta dall'Italia in Libia; di dubbio valore fu peraltro il gesto della consegna della "spada dell'Islām" a Mussolini nel marzo del 1937 a Tripoli.

Già nell'ottobre del 1939 alcuni Libici rifugiati in Egitto avevano formulato un programma per la designazione di Moḥammed Idrīs es-Senūsī a emiro della Libia. Ma queste manovre non avrebbero avuto grande eco in Libia senza la partecipazione dell'Italia alla seconda Guerra mondiale con le conseguenze gravissime relative alla Libia. Nell'agosto del 1940 Moḥammed Idrīs es-Senūsī prese contatto con le autorità britanniche in Egitto e formò un corpo arabo-libico che si mise a servizio degli Inglesi. Venne poi (8 gennaio 1942) la nota dichiarazione del governo inglese a favore dei Senussi.

Intanto il perdurare dell'incertezza sulla sorte della Libia e dell'occupazione inglese sulla costa e francese nel Fezzan, insieme con il rafforzarsi della propaganda e dell'attività politica dei paesi arabi (‛Abd ar-Raḥmān ‛Azzām è segretario generale della Lega araba, v. araba, lega, in questa seconda App., I, p. 224), favorirono la formazione in Cirenaica (v. cirenaica, in questa App.) e in Tripolitania di partiti politici che si propongono di risolvere la questione della Libia e in parte interpretano aspirazioni locali, in gran parte sono strumento di ambizioni esterne.

In Tripolitania i partiti nel 1947 erano cinque: il Partito nazionalista (al-ḥizb al-waṭanī) che si collega all'omonimo del 1919-22 ed è presieduto da Muṣṭafà Mīzrān; il Blocco nazionalista liberale (al-kutlah al-waṭaniyyah al-ḥurrah) diretto da ‛Alī el-Faqīh Ḥasan, sostenitore della indipendenza assoluta, con tendenza repubblicana; il Partito dell'unione tripolino-egiziana (ḥizb al-ittiḥād aṭ-ṭar ābulusī al-miṣrī), per l'unione della Tripolitania all'Egitto, eventualmente con viceré il Senusso: il Fronte nazionalista (al giabhah al-waṭaniyyah) diretto da Salīm el-Muntaṣer; il partito dei liberali (al-Aḥrār).

In Egitto si era costituito un comitato per la difesa della Tripolitania e della Cirenaica, presieduto dall'egiziano ‛Abd Allāh Lamlūm pascià il quale reclamava l'unione della Libia sotto l'emiro senusso e l'adesione del nuovo stato alla Lega araba. Pure in Egitto si è formato, sotto l'influenza della Lega araba, un Comitato per la liberazione della Libia (hai'at taḥrīr Lībyā) diretto dal già nominato Beshīr es-Sa‛dāwī, che si adopera per mettere d'accordo i varî partiti nel chiedere l'indipendenza e l'unione di tutta la Libia: Tripolitania, Fezzan, e Cirenaica. In tale situazione con difficoltà ha avuto modo di manifestarsi pubblicamente la tendenza di coloro che vedrebbero volentieri il ritorno dell'Italia e la continuazione della sua opera di civiltà in regime di amministrazione fiduciaria.

I negoziati di pace fino al dicembre 1948. - Nei negoziati di pace del 1946 e 1947 si manifestarono varie tendenze: l'Inghilterra si richiamava all'impegno verso i Senussi per la Cirenaica, mentre l'opinione pubblica era informata che la posizione della Cirenaica acquistava una grande importanza strategica in seguito al ritiro delle truppe inglesi dall'Egitto e dalla Palestina; la Russia chiedeva l'amministrazione fiduciaria della Tripolitania, poi si mostrava favorevole al ritorno della Libia all'Italia proposto dalla Francia; gli Stati Uniti sembravano favorevoli a un'amministrazione fiduciaria sulla Libia da affidarsi all'Italia o a più Nazioni Unite; l'Egitto chiedeva alcune rettifiche di confine, l'indipendenza della Libia o, per lo meno, l'amministrazione affidata all'Egitto stesso. Nel trattato di Parigi del 10 febbraio 1947, andato in vigore il 15 settembre dello stesso anno, fu imposta all'Italia la rinunzia alle colonie, restando stabilito che i ministri degli Esteri delle maggiori quattro potenze (S. U., Francia, Inghilterra, URSS) cercassero di venire a un accordo sulla loro sorte definitiva entro un anno dall'andata in vigore del trattato e, in caso di disaccordo, la questione fosse demandata all'assemblea generale delle N. U. Una Conferenza dei sostituti dei quattro ministri degli Esteri iniziò i negoziati sulle ex-colonie italiane mandando una commissione di indagine a visitare l'Eritrea, la Somalia e la Libia per conoscere sul posto il desiderio delle popolazioni interessate. La commissione arrivata a Tripoli l'8 marzo 1948 ha ascoltato i capi quartiere, i capi dei partiti politici, gli enti cittadini, le tribù dell'interno; ha ricevuto tra l'altro il comitato rappresentativo degli Italiani della Tripolitania che ha presentato esaurienti relazioni sull'opera svolta dall'Italia; ha poi visitato il Fezzan e, ai primi di maggio, la Cirenaica; nel luglio del 1948 ha presentato la relazione, che non è stata pubblicata; si sa però che essa riconosce l'immaturità dei paesi visitati, compresa la Libia, all'indipendenza immediata.

Il governo italiano, dal canto suo, in una dichiarazione alla conferenza dei sostituti a Londra in data 19 novembre 1947 ha chiesto, richiamandosi ai principî sanciti nella carta di San Francisco del 1945, il trusteeship sulla Libia, l'Eritrea e la Somalia, ritenendo che tale soluzione "sia conforme agli interessi di quei territorî e di tutte le loro popolazioni e che serva la pace mondiale, costituendo una nuova pratica affermazione dei soli ideali che debbono ormai guidare i popoli nella loro collaborazione in ogni continente". Con successiva nota del 9 marzo 1948 il governo italiano ha esposto più particolarmente, per quanto riguarda la Libia, le ragioni che suffragano la sua richiesta di amministrazione fiduciaria su tutta la Libia (Cirenaica, Tripolitania e Fezzan) per preparare "le condizioni necessarie affinché la Libia diventi, appena possibile e con la garanzia delle Nazioni Unite, uno stato pienamente indipendente e prenda, nell'armonica collaborazione di tutti gli elementi che costituiscono la sua popolazione, il posto che augurabilmente le converrà nella comunità degli stati", soggiungendo di essere disposto a riprendere con la confraternita senussita i rapporti di amicizia fissati nell'accordo di er-Règima del 1920, in conformità con quello che sarà il vero desiderio delle popolazioni della Cirenaica, e ad esaminare le proposte di rettifiche di confine formulate dall'Egitto.

Il 30 luglio 1948 a Londra, alla ripresa dei lavori dei sostituti dei ministri degli Esteri dopo la presentazione delle relazioni della Commissione di indagine, il governo italiano, confortato dalla concorde opinione pubblica, ha rinnovato la richiesta di amministrazione fiduciaria su tutte le ex-colonie italiane. Non avendo i ministri degli Esteri trovato una soluzione al problema delle colonie italiane entro la data del 15 settembre 1948, la questione è stata deferita all'Assemblea generale delle N. U., la quale l'ha brevemente esaminata nella sessione di Parigi (settembre-dicembre 1948) per decidere (8 dicembre) che sia rinviata alla prossima sessione prevista per l'aprile 1949.

Bibl.: Bollettini bibliografici di S. Zanutto, in Rivista delle Colonie e Ann. dell'Afr. It.; per le opere giuridiche: M. Mininni, Bibliografia giuridica coloniale, Roma 1943; L. Peteani, La questione libica nella diplomazia europea, Firenze 1939; A. Desio, Il Tibesti nord-orientale, Roma 1942; E. Scarin, Il movimento demografico della Libia orientale nel 1934, Firenze 1938; id., L'insediamento umano nella Libia occidentale, Roma 1940; M. Moore, Fourth Shore: Italy's Mass colonization of Libya, Londra 1940; P. Romanelli, La Cirenaica romana, Verbania 1943; G. Mondaini, Il problema della cittadinanza ai sudditi libici, in Riv. delle Colonie, 1939; G. Ambrosini, La condizione giuridica dei Libici dall'occupazione all'avvento del fascismo, ibid.; id., Lo statuto dei nativi dell'Algeria e della Libia, Padova 1939; G. De Berardinis, Aspetti della Colonizzazione demografica in Libia, in Annali dell'Afr. It., IV, 1941, pp. 406-473; M. Vannuccini, Quale sarà il destino degli italiani in Africa?, Roma 1945; Soc. geogr. italiana, L'Italia in Africa: incivilimento e sviluppo dell'Eritrea, della Somalia e della Libia, Roma 1948; D. C. C., The nationalist movement in Libya, in The World Today, luglio 1946; C. Grove Haines, The Problem of the italian colonies, in The Middle East Journal, Washington 1947; Gli Annali dell'Africa Italiana, I-IV, 1938-43; Ist. agricolo coloniale, La colonizzazione agricola della Tripolitania, Roma 1946; id., La colonizzazione della Cirenaica, 2ª ed., Roma 1947. Vedi inoltre gli indici della rivista Oriente moderno dal XVIII (1938) al XXVIII (1948).

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    (XXI, p. 57; App. I, p. 790; II, 11, p. 196) Carlo DELLA VALLE – F. G. Confini, area, ordinamento. - I confini del nuovo stato libico sono rimasti quali erano al tempo in cui la L. era italiana. Il confine con l'Algeria, che risultava incerto, è stato fissato in modo preciso (accordo francolibico ...
  • LIBIA
    Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)
    (XXI, p. 57) Roberto ALMAGIA Umberto BORSI Francesco DEGNI Alberto BALDINI Anna Maria RATTI Confini e area. - Il confine tra la Libia e il Sudan Anglo-Egiziano è stato stabilito col protocollo del 30 luglio 1934: il tracciato segue il 25° meridiano Est (confine con l'Egitto secondo l'accordo 6 ...
  • LIBIA
    Enciclopedia Italiana (1934)
    (A. T., 113-114) Attilio MORI Anna Maria RATTI Francesco BEGUINOT Silvio Zanutto Il nome di Libia, derivato dalla geografia classica (v. appresso), venne dal geografo F. Minutilli rievocato con la sua Bibliografia della Libia (Torino 1903) e applicato alla regione allora costituente il pascialato ...
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Vocabolario
lìbito
libito lìbito s. m. [dal lat. libĭtum, part. pass. neutro di libere «piacere»], letter. – Ciò che piace; voglia, piacere, arbitrio: A vizio di lussuria fu sì rotta, Che libito fe’ licito in sua legge (Dante). Locuz. avv. a libito, a piacere,...
libaménto
libamento libaménto s. m. [dal lat. libamentum], raro. – Ciò che si offre agli dei nelle libagioni, e la libagione stessa: fatti a Nettuno e agli altri numi I libamenti (Pindemonte).
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