LIBERTY PARTY
. Partito politico nordamericano, organizzatosi negli stati del Nord nel 1839, e scioltosi nel 1848. Suo scopo principale fu di combattere la schiavitù con mezzi politici.
Malcontenti dei risultati ottenuti dai seguaci delle dottrine di William Lloyd Garrison, gli antischiavisti più pratici, a capo dei quali era Myron Holley, ritennero che solo per mezzo di un nuovo partito si potesse ottenere un esito più favorevole. Il primo aprile 1840, si decise di adottare il nome di partito della libertà (Liberty Party). Il 12 maggio 1841 si tenne a New York la prima vera assemblea nazionale, alla quale erano rappresentati tutti gli stati della Nuova Inghilterra, New York, Pennsylvania, New Jersey, Ohio e Indiana, e alla quale si decise di porre la candidatura di J.G. Birney e Thomas Morris per le elezioni presidenziali del 1844. Questa scelta fu confermata alla convenzione tenuta a Buffalo il 3 agosto 1844. Alle elezioni, su un totale di 2.500.000 voti, il partito ne ottenne solo 62.300, dei quali 15.812 da New York. All'ultima assemblea nazionale del partito tenuta a Buffalo il 20 ottobre 1847, si scelsero come candidati alla presidenza e alla vice presidenza, John P. Hale e Leicester King, ma ormai si parlava di fondere il partito col nuovo partito abolizionista (Free Soil Party). I due candidati si ritirarono dopo la scelta del Van Buren e all'infuori dell'attività di un piccolo gruppo che ancora sosteneva che la schiavitù potesse essere abolita mediante un semplice atto del Congresso, il partito della libertà cessò di esistere.
Bibl.: T. C. Smith, The Liberty and Free Soil Parties in the Northwest, New York 1897 (Harvard University Historical Studies).