libero
Aggettivo di alta frequenza; tranne poche eccezioni, vale sempre a qualificare termini propri dell'ambito spirituale (amore, anima, arbitrio, volere, ecc.), significando libertà morale o intellettuale. Ricorre in tutte le opere maggiori, fuorché nell'Inferno, la cantica del peccato come negazione di ogni libertà.
S'incontra innanzitutto nell'espressione ‛ l. arbitrio ' (liberum arbitrium), propria della Scolastica, che D. in Mn I XII 2 dice principium primum nostrae libertatis e definisce liberum de voluntate iudicium, " libero giudizio su ciò che si deve volere ". La libertà del giudizio de voluntate consiste nel rapporto d'indipendenza che deve intercorrere fra tale giudizio e l'appetito sensibile. Così, infatti, precisa D.: Si... iudicium moveat omnino appetitum et nullo modo praeveniatur ab eo, liberum est; si vero ab appetitu quocunque modo praeveniente iudicium moveatur, liberum esse non potest, quia non a se, sed ab alio captivum trahitur. Et hinc est quod bruta iudicium liberum habere non possunt, quia eorum iudicia semper ab appetitu praeveniuntur (§§ 4-5). Posto in relazione ad arbitrio, l. vale, dunque, " l. dalla soggezione all'impulso ", " non prevenuto dagli appetiti sensibili ", e indica l'autonomia che deve caratterizzare il discernimento del bene morale. Tale significato è in Rime CXI 10 Però nel cerchio de la sua palestra / liber arbitrio già mai non fu franco, / sì che consiglio invan vi si balestra (si afferma, secondo una dottrina superata nella Commedia, l'invincibilità della passione amorosa, contro la quale il l. arbitrio non ha potere; cfr. CXVI 80-84, e v. LIBERTÀ); Pg XVI 71 Se così fosse, in voi fora distrutto / libero arbitrio, e non fora giustizia / per ben letizia, e per male aver lutto; XVIII 74 La nobile virtù Beatrice intende / per lo libero arbitrio; XXVII 140 libero, dritto e sano è tuo arbitrio.
Implicito è il riferimento al l. arbitrio in altri luoghi, nei quali D. dice delle facoltà regolatrici della vita morale: ragione e volontà. L'anima umana è l. non nei suoi appetiti, alle sollecitazioni dei quali non può sottrarsi, ma nella ragione, sua propia potestate, poiché ha libertà di discernimento fra bene e male, e nel volere, poiché può opporsi al male e alle inclinazioni suscitate dalle influenze celesti: Cv III XIV 9-10 Per donna gentile s'intende la nobile anima d'ingegno e libera ne la sua propia potestate, che è la ragione. Onde l'altre anime dire non si possono donne, ma ancille, però che non per loro sono ma per altrui; e lo Filosofo dice, nel secondo de la Metafisica, che quella cosa è libera che per sua cagione è, non per altrui (cfr. Mn I XII 8); Pg XVI 76 lume v'è dato a bene e a malizia, / e libero voler; che, se fatica / ne le prime battaglie col ciel dura, / poi vince tutto, se ben si notrica. Per Pg XVI 80 A maggior forza e a miglior natura / liberi soggiacete, deve intendersi che nella vita morale l'uomo procede secondo un'innata disposizione al bene, infusa da Dio, e in tal senso è a lui sottomesso pur rimanendo interiormente l., " imperò che in tanto è l'omo libero, in quanto à possibilità d'operare secondo la ragione; et intanto l'omo opera secondo la ragione, in quanto si sottomette a Dio; dunqua in tanto è l'omo libero, in quanto serve Iddio " (Buti). Sempre col valore di " dotato di l. arbitrio " si deve interpretare l. in Pd IV 3 Intra due cibi, distanti e moventi / d'un modo, prima si morria di fame, / che liber'omo l'un recasse ai denti, dove D. ripropone il celebre ragionamento dell'asino di Buridano (v. B. Nardi, Nel mondo di D., Roma 1944, 287-303, spec. 301-302).
Ancora, l. significa genericamente libertà interiore, come in Vn XV 1-2 " ... che avrestù da rispondere, ponendo che tu avessi libera ciascuna tua vertude in quanto tu le rispondessi? "... " S'io non perdessi le mie vertudi, e fossi libero tanto che io le potessi rispondere... cercare la veduta di costei ": in entrambi gli usi esprime dominio delle facoltà spirituali, padronanza di sé. In Rime LXI 6 per belle piagge volgere e imboccare / assai credo che deggia dilettare / libero core e van d'intendimenti, l. significa " l. da pensieri ", soprattutto da quelli amorosi. In Cv I VIII 14-15 ‛ atto l. ' (tre volte) è atto " volontariamente scelto ", e perciò desiderato, e si contrappone ad atto sforzato, cioè compiuto contra voglia. Nei seguenti luoghi vale " libertà dal peccato, da cattive inclinazioni ": I XI 2 E ciascuna di queste retadi ha sì grande setta, che pochi sono quelli che siano da esse liberi; II I 6-7 ne l'uscita del popolo d'Israel d'Egitto, Giudea è fatta santa e libera. Ché avvegna essere vero secondo la lettera sia manifesto, non meno è vero quello che spiritualmente s'intende, cioè che ne l'uscita de l'anima dal peccato, essa sia fatta santa e libera in sua potestate; XV 8 E là dove dice... s'intende l'anime libere de le misere e vili delettazioni e de li vulgari costumi (cfr. anche III XIV 9-10). In Cv III II 3 Amore... non è altro che unimento spirituale de l'anima e de la cosa amata; nel quale unimento di propia sua natura l'anima corre tosto e tardi, secondo che è libera o impedita, e VII 5 l'anima umana... avvegna che da una parte sia da materia libera, da un'altra è impedita, l. si contrappone a impedita e significa " l. dalle passioni, dai legami con la materia "; così pure in Cv IV XV 17 quelli intelletti che per malizia d'animo o di corpo infermi non sono, liberi, espediti e sani a la luce de la veritade; in Cv II XV 5 e rimane libero e pieno di certezza lo familiare intelletto, vale " l. dagli errori e dai dubbi " ed esprime la libertà intellettuale che l'uomo conquista divenendo familiare della Filosofia. In rapporto alla libertà morale e intellettuale è usato in Pd VII 71 Ciò che da essa sanza mezzo piove / libero è tutto, perché non soggiace / a la virtute de le cose nove; l. significa qui " non determinato dall'influenza delle sfere celesti " e indica la libertà di ciò che è creato direttamente (sanza mezzo) da Dio, e quindi anche della mente dell'uomo, il quale, pur esposto all'azione dei cieli, non è da essi necessitato nel suo comportamento, in quanto dotato di l. arbitrio (v. soprattutto Pg XVI 67 ss.).
L. è anche usato per significare la condizione spirituale delle anime espianti: Pg XXI 62 De la mondizia sol voler fa prova, / che, tutto libero a mutar convento, / l'alma sorprende, e di voler le giova, e 69 libera volontà di miglior soglia. La volontà dei beati di ascendere al cielo può ‛ realizzarsi senza ostacolo ', secondo giustizia, soltanto dopo la piena purificazione dagl'impedimenti rappresentati dalle colpe terrene.
In Pd XXI 74 " lo veggio ben ", diss'io, " sacra lucerna, / come libero amore in questa corte / basta a seguir la provedenza etterna... ", l. qualifica la disposizione caritatevole dei beati. Nel cielo, pura ormai dai limiti dei sensi e naturalmente indirizzata al bene, l'anima raggiunge la sua vera libertà, quale perfetta spontanea adesione alla provedenza etterna. L'amore dei beati, che si esprime nella carità, è l. nello stesso grado in cui è concorde al volere divino (cfr. Pd III 43-45 e X 88-90).
Sono infine da registrare alcuni usi più particolari del vocabolo: in Pg III 64 Guardò allora, e con libero piglio / rispuose, l. significa " come liberato dalla prima incertezza " (Momigliano).
In Pg VI 25 Come libero fui da tutte quante / quell'ombre, vale " sciolto " dalla ressa delle anime. È usato per esprimere l'uscita di D. e Virgilio dagli angusti e tortuosi cammini, in Pg X 17 quando fummo liberi e aperti / sù dove il monte in dietro si rauna, e XXII 117 liberi da saliri e da pareti (" non più gravati dalla fatica di salire, né impediti nel védere da ostacolo di pareti rocciose ", Sapegno): l. indica liberazione da uno stato di costrizione fisica e allude, simbolicamente, alla faticosa conquista della libertà morale (si ricordi la " porta stretta " di Matt. 7, 13-14).
In Pg XXI 43 Libero è qui da ogne alterazione, e XXVIII 102 libero n'è d'indi ove si serra, l'aggettivo significa " immune " da qualsiasi alterazione fisica o meteorologica. Qui l. lascia trasparire un significato allegorico: l'assenza nel Purgatorio di fenomeni atmosferici perturbatori è, simbolicamente, assenza di ogni passione terrena. In Pg XXIX 90 Poscia che i fiori e l'altre fresche erbette / ... libere fuor da quelle genti elette, vale " sgombre " (Sapegno). In Pd IX 142 Ma Vaticano e l'altre parti elette / ... tosto libere fien de l'avoltero, è usato con riferimento alle regioni sacre di Roma, " liberate " dalla cupidiglia ecclesiastica. Lo stesso valore di " liberato " in Pd XVIII 15 rimirando lei, lo mio affetto / libero fu da ogne altro disire.
Infine, in Pd XXXII 2 Affetto al suo piacer, quel contemplante / libero officio di dottore assunse, l., riferito a s. Bernardo, ha il valore di " spontaneo " e richiama l'uso di ‛ liberamente ' (v.). V. anche le voci ARBITRIO; LIBERTÀ.