ANDREOTTI, Libero
Nacque a Pescia il 15 giugno 1875. Dopo una breve permanenza a Palermo si stabilì nel 1899 a Firenze, dove trovò modesta occupazione in una tipografia e iniziò (nel 1902) a modellare in creta nello studio di Mario Galli, che gli aveva dato ospitalità.
Espose per la prima volta a Venezia nel 1905; l'anno seguente, a Milano, la sua opera interessò vivamente il mercante d'arte A. Grubicy; dal 1909 al 1914 a Parigi espose con successo al Salon d'Automne e alla Galérie Bernheim Jeune. Proprio a Parigi, caduta ogni traccia di giovanili esperienze impressionistiche, maturò nell'A. quella ricerca della compattezza nella massa plastica, che è costante della sua arte e si accompagna a un senso della bellezza tradizionale della forma, esente, però, dai coevi e comuni contenutismi letterari. G. Apollinaire (L'Opinion, 29 apr. 1911) scriveva che l'A. aveva rinnovata l'arte italiana della medaglia. Del periodo parigino si ricordano (entrambe del 1912) la Donna con i cembali e una Danzatrice (sala di musica di casa Ch. Sterne a Parigi), sensibile ad echi della scultura di A. Maillol, e il gruppo in bronzo di Diana ed Atteone, commissionato da Ph. Sassoon nel 1914 (oggi conservato a Firenze, nella villa de Marinis).
Rientrò in Italia nel 1914 e partecipò alla prima guerra mondiale. Stabilitosi a Firenze, dal 1920 insegnò plastica al R. Istituto d'arte e fu a capo del cenacolo detto "dell'Antico Fattore". La sua produzione di questi anni, in marmo e in bronzo, fu abbondante e risente, pur attraverso una certa stilizzazione, della formazione classico-accademica. Ricordiamo tra l'altro: il monumento ai Caduti di Roncade (1922), il monumento ai Caduti di Saronno (1924), il monumento alla Madre Italiana in Santa Croce a Firenze (1924-1-925), il Cristo risorto nell'Arco della Vittoria a Bolzano (1928) e il gruppo di Africo e Mensola (Roma, Galleria naz. d'arte moderna, 1933).
Morì a Firenze il 4 apr. 1933.
Le opere dell'A., che hanno esercitato ampia e diffusa influenza sulla scultura italiana, si trovano in gallerie d'arte moderna italiane (Firenze, Venezia, Milano, Torino, Ricci Oddi di Piacenza) ed estere (Nantes, Budapest, Vienna, Minneapolis, Honolulu, Lima). Un notevole gruppo di bronzi e marmi sono ancora presso i figli, a Firenze, dove si trovano anche i bozzetti inediti del monumento ai Caduti di Milano e numerosi modelli. Un gruppo di suoi disegni sono al Gabinetto disegni e stampe di Firenze, altri al Museo d'arte moderna a Mosca, altri in collezioni private (Ojetti, T. De Marinis, A. Carpi, B. Cicognani) e presso la famiglia.
Bibl.: A. Arsène, in Le Figaro, 14 apr. 1909; G. Bal, L. A., in New York Herald, 4 ott. 1909; A. Maraini, Cinque sculture recenti di L. A., in Vita d'arte, XVI (1917), pp. 145-148; U. Ojetti, Lo scultore L.A., in Dedalo, I (1920), pp. 395-417; Id., Il Monumento di L.A. ai Caduti di Roncade, ibid., III (1922-1923), pp. 793-796; Id., Ritratti di artisti italiani, II, Milano 1923, pp. 157-170; L. Dami, Il Monumento di L. A. ai Caduti di Saronno, in Dedalo, IV (1923-1924), pp. 793-796; L. A. Prefazione dello stesso, Milano, 1926; U. Bognolo, Ricordando L. A., in Riv. delle arti, I, 1 (1934), pp. 45-47; E. Sacchetti, L. A., in Pan, II (1934), pp. 161-177, 337-351, 574-593; III (1935), pp. 97-111, 263-277, 419-430; U. Ojetti, A. e il ritratto, ibid;, II (1934), pp. 157-170; E. Sacchetti, Vita di artista. L. A., Milano 1936; A. Carpi, Lo scultore L. A., in L'Esame, n.s., VI (1939), pp. 199-227; C. Carrà, Artisti moderni, Firenze 1943, pp. VIII, 112; L. Gelli, Ricordo di L. A., in Il Meridiano di Roma, 23 maggio 1943; Scultura italiana contemporanea... Prefazione di P. Bargellini, Firenze 1945, pp. 1 ss.; L. Andreotti, L. A., Milano 1956; E. Lavagnino, L'arte moderna, Torino 1956, pp. 1144-1147, 1149; M. Ciardelli, I Macchiaioli e l'epoca loro, Milano 1958, p. 328; Encicl.Ital., III, p. 214; H. Vollmer, Allgem. Lex. der bildenden Künstler des XX. Jahrh's, I, p. 49 (con ulteriore bibl.).