LIBERALITAS
Personificazione della liberalità imperiale.
Su una moneta di Nerone appare la seguente immagine: l'imperatore troneggia su una tribuna, un funzionario o ufficiale distribuisce dei doni, o anche delle tessere, cioè dei buoni per il ritiro dei doni, a un cittadino, che, alle volte con un bimbo in braccio, sale le scale d'accesso alla tribuna. Quest'immagine, dalle molteplici varianti nei particolari, che compare su numerose monete imperiali, vuole rappresentare drasticamente l'animo benevolo, incline alla liberalità, del sovrano. Originariamente questi atti di liberalità erano detti congiaria, da riconnettersi con congius, una misura di capacità per liquidi, usata specie per l'olio e il vino. Gli imperatori che appaiono quasi sempre al centro della scena piena d'effetto, usavano contrassegnare accuratamente i loro congiaria con cifre iterative, come il consolato e la tribunicia potestas. Così fece anche Nerone. Su queste immagini monetali si legge congiar(ium) I, oppure Il dat(um) pop(ulo) R(omano).
Sotto i Flavi e Traiano la scena del congiarium si arricchisce di una figura femminile, che sta davanti o accanto all'imperatore, talvolta in atto di svuotare una cornucopia (come posteriormente l'Abundantia) o di distribuire i doni tra i cittadini: essa è la personificazione della liberalità dell'imperatore, ancora senza denominazione. Solo sotto Adriano viene indicata come liberalitas e ottiene l'aggiunta di Aug(usti), promotore del congiarium. Secondo l'autentico spirito romano, fissata ormai come L., riceve la tessera e la cornucopia, e, cosa che ci stupisce ma è caratteristica del pensiero romano, anche cifre iterative, come già il congiarium. Per esempio l'iscrizione su una moneta di Adriano suona nel modo seguente liberal(itas) Aug(usti) III: la L., seduta o in piedi, è raffigurata, senza lo scenario da congiarium, con tessera e cornucopia; così appare pure sotto gli imperatori successivi. Se la rappresentazione di un congiarium, che vien definito una volta come libertas (sic) restituta, comprende una donna (l'Italia) con dei bambini ai piedi della scala, vuole significare che i cittadini romani liberi, ma bisognosi, hanno un diritto consolidato all'assistenza elargita dalla L. del sovrano, in questo caso il filantropico Adriano. Nelle monete dei tre imperatori, Severo e i suoi figli, troneggianti sulla tribuna, alla scena del congiarium è apposta l'iscrizione felicitas saeculi. Le monete dell'età di Diocleziano conferiscono alla L., oltre alla consueta tessera, il caduceo, attributo tipico della Felicitas (v.), con l'iscrizione auspic(iis) fel(icibus).
Bibl.: G. Wissowa, Religion und Kult, 2, Monaco 1912, p. 337; Strack, I, (trajan), p. 140 ss., 155; II (Hadrian), p. 59 ss.; III (Antoninus Pius), pp. 38, 143; Grant, Roman Imperial Money, pp. 98, 164, 107 ss., 262; P. G. Hamberg, Studies in Roman Imperial Art, Upsala 1945; G. Becatti, La colonna coclide istoriata, Roma 1960.