LIBBRA (λίτρα, libra)
Nel sistema ponderale e monetario dei Siculi e degl'Italioti, si trovano, come unità ponderali e in parte monetate, la litra-libra, e l'oncia che ne è la dodicesima parte. La litra è, in origine, il peso-unità della valuta del bronzo in uso presso di quelli: essa diede origine alla libra, unità ponderale presso i Romani (v. appresso).
A facilitare le loro relazioni commerciali con gl'indigeni, gli Elleni stabilitisi sulla penisola italica si trovarono nella necessità di coniare moneta non solo secondo i sistemi importati dalla Grecia. moneta che poteva valere per gli scambî con gli altri Greci, e della madre patria e della penisola italica, ma anche secondo il sistema ponderale indigeno la cui unità era appunto la litra. In numerose colonie greche d'Italia si trova quindi coniata una piccola monetina di argento; il cui peso, di gr. 0,84, corrisponde in valore alla litra-libra di bronzo di gr. 109,15, secondo la relazione allora vigente nella penisola tra i due metalli, di 1:125. Questa monetina costituisce l'unità monetaria indigena per l'argento e viene appunto denominata anche litra di argento (λίτρα ἀγυρία) dagli antichi, per distinguerla da quella di rame o bronzo. Secondo l'uso greco, a essa venne apposto ancora il nome di nomos o nummos, questa parola designando a sua volta presso i Greci la loro unita monetaria, rappresentata prevalentemente dalla didramma attica o statere corinzio. La stessa parola quindi nella Magna Grecia e in Sicilia venne a designare due diverse monete, l'unità monetaria ellenica di gr. 8,40 e quella indigena di gr. 0,84, questa corrispondendo alla decima parte di quella e costituendo il tratto di unione tra i due sistemi. E poiché, per il suo peso, la litra d'argento, equivalendo a 1/10 dello statere, si avvicina sensibilmente all'obolo, che è 1/12 dello stesso, spesso i due pezzi, che costituirono i due nominali inferiori della serie monetata, sono assimilati e confusi, assimilazione approssimativa di cui però tengono conto ancora gli autori antichi.
La litra ha avuto i suoi multipli, come ancora il suo sottomultiplo; i primi sono: il dilitron, il pentalitron, il decalitron, il pentecontalitron, ricordati dagli antichi, scarsamente coniati come tali, più spesso identificati per equiparazione con i nominali varî del sistema greco. Il pentecontalitron è infatti rappresentato dai famosi medaglioni di Siracusa, pezzi di 50 litre e nello stesso tempo equivalenti al decadramma attico, il cui più antico esemplare è il damareteīon (v. damarete; eveneto). Il decalitron (10 litre), citato da Polluce, è lo statere corinzio, il didramma di peso attico considerato, come si è detto, unità del sistema monetario ellenico e che in Sicilia venne appunto denominato decalitron stater. Sono stati scarsamente coniati il pentalitron ad Agrigento, il dilitron a Reggio, l'emilitra a Leontini e a Siracusa dove, già fino dal tempo di Agatocle (317-310), appaiono i più varî multipli della litra ed i più estranei al sistema greco: pezzi da litre 32, da 24, 18, 16, 15, 12, 8, 6, 4, ecc. A Taranto e a Cirene sono state coniate anche litre d'oro, e buona parte della monetazione etrusca di oro ed argento si fonda sulla litra (v. etruschi: Numismatica).
Del resto, se la divisione decimale dello statere è stata preferita nella penisola italica e sulle coste tirreniche, onde troviamo litre di argento coniate un po' dovunque, a Taranto, a Turio, ad Eraclea, a Crotone nei secoli IV e III, essa penetrò pure sino dagl'inizî della monetazione a Roma, dove, già prima dell'istituzione del denaro, il didramma romano-campano di gr. 7,50 è accompagnato dal suo decimo, la piccola litra di gr. 0,75.
Come tutte le più complesse questioni metrologiche riguardanti l'alta antichità greca e romana, anche il quesito particolare che vuol determinare il numero delle varie libbre italiche come unità ponderali, il loro peso esatto, e la loro derivazione, soprattutto di quelle che si vogliono riconoscere a base di altrettanti sistemi monetarî della valuta del bronzo in uso in determinati periodi nella penisola italica, è stato lungamente studiato e dibattuto dai più chiari metrologi, e risolto diversamente sino quasi ad oggi. Secondo i più recenti studî, però, pare definitivamente assodato che si debbano riconoscere almeno otto libbre usate per la valuta del bronzo nelle singole regioni italiche, sei delle quali risulterebbero essere mezze mine babilonesi o fenicie, secondo la divisione del talento ora in 60 ora in 50 mine. Queste 6 libbre sarebbero le seguenti: 1. libbra di gr. 379, dell'Italia orientale, base dell'asse di Atri, di Rimini e del bronzo pesante dei Vestini e dei Piceni. Questa libbra appare essere la metà della mina, equivalente a 1/50 del talento fenicio derivato, di gr. 37.900, cioè 1/100 di questo talento; 2. libbra di gr. 341,10, italica, 1/100 del talento d'argento, di gr. 34.110, talento babilonese leggiero elevato sul talento normale di 1/24, ovvero 1/50 della mina corrispondente; 3. libbra di gr. 327, 45, (o, secondo altri, di gr. 327,55) nuova romana, 1/100 del talento leggiero babilonese nomiale di gr. 32.745; 4. libbra di gr. 272,87, detta osco-latina, che risulta essere 1/120 del talento leggiero d'argento babilonese sulla base normale di gr. 32.745, ovvero la metà della sua mina computata a 1/60 dello stesso talento; 5. libbra di gr. 255,82, detta umbro-etrusca, 1/60 del talento babilonese leggiero elevato di 1/24, di gr. 30.698,50, ovvero metà della mina computata ad 1/60; 6. libbra di gr. 218,30, detta sicula, propria del bronzo, che risulta essere 1/120 del talento euboico, o 1/100 del talento leggiero fenicio dell'argento normale, di gr. 21.830, ovvero metà della sua mina computata ad 1/50. La quale libbra si conosce più solitamente nella sua forma ridotta alla metà, cioè di gr. 109,15. A queste si aggregano le due libbre etrusche, che stanno a parte della serie, risultando oggi la libbra leggiera, di gr. 151, 10, essere 1/5 della mina pesante fenicia dell'argento, di gr. 758; e quella pesante, di gr. 204,66 essere 1/5 della mina pesante di gr. 1023,28. Tutte queste libbre formano contemporaneamente il peso di assi italici (v. aes; asse).
Le divisioni della libbra siculo-italiota in tutte le varietà suelencate sono quelle che si trovano poi riprodotte nelle divisioni dell'asse, nei suoi nominali inferiori, onde si hanno: la litra (libbra, asse), di 12 once; il deunx (10 once); il hemilitron (semis), di 6 once; il pentonkion (quincunx), di 5 once; il tetras (triens) di 4 once; il trias (quadrans), di 3 once; il hexas (sestans), di 2 once; e l'uncia. Non tutti questi nominali sono stati monetati, né nello stesso periodo o dalla stessa zecca; alcuni si rinvengono solo sporadicamente e in qualche periodo della complessa e varia monetazione italica e romana.
L'uso di libbre di peso differente nelle varie regioni dell'Italia risulta dal peso di varî assi librali conservatici. I dati però non ci permettono di determinare esattamente i pesi di queste libbre, sia per le imperfezioni delle vecchie monete, sia per il rapido processo di svalutazione al quale le libbre monetali sono andate soggette (v. asse).
Nell'età imperiale, oltre alla libbra romana, sono in uso libbre provinciali. Fra esse una delle più importanti è quella alessandrina di grammi 349,3 che sta a base del sistema ponderale greco-egizio dell'impero. Da queste unità provinciali derivano le libbre riṭl o ruṭl arabe, rotolo in alcuni paesi dell'Italia meridionale, e le numerose libbre in uso nel Medioevo nei paesi germanici, fra le quali una delle più importanti è quella di Carlo Magno.
La libbra odierna. - La libbra è tuttora usata in molte regioni come misura mercantile di peso.
In Italia, prima dell'adozione del sistema metrico decimale, il suo valore variava notevolmente da una provincia all'altra, e anche tra cittȧ della stessa provincia, aggirandosi però, in media, sui 300-350 grammi.
Diamo alcuni degli antichi valori più diffusi: Asti, Cuneo (prov.), Biella, Vercelli, Torino, Ivrea, Pinerolo, Susa, gr. 368,88; Ancona, Macerata, Foligno e Roma (prov.), gr. 339,07; provincie napoletane, gr. 320,75; provincie di Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Pisa, Siena, e città di Arezzo: gr. 339,50; provincie siciliane, gr. 317,36. Per le altre singole città importanti si hanno i seguenti valori in grammi: Alessandria, 314,07; Bologna, 361,85; Brescia, 320,81; Cadiari, 405,56; Cremona, 309,48; Ferrara, 345,13; Mantova, 314,76; Perugia, 337,81; Piacenza (prov.), 317,51; Ravenna, 347,83; Reggio Emilia (prov.), 324,52. Varie libbre avevano speciali denominazioni, tra cui: libbra grossa: Pavia, 743,69; Voghera, 745,22; Rovigo, Udine (prov.), Venezia, 476,99; Bergamo, 812,82; Como, 791,65; Lecco, Milano, 762,51; Belluno, Treviso, 516,74; Verona, 499,94; Padova, Vicenza, 486,53, ecc.; libbra piccola, o sottile: Crema, 325,47; Lodi, 320,73; Padova (prov.), Vicenza, 338,88; Pavia, 318,72; Voghera, 319,38; Rovigo (prov.), Udine (prov.), Venezia, 301,23; Verona, 333,28; Genova, 316,75; Milano, Monza, Novara, Lecco, 326,79; Belluno (prov.), 301,23; ecc.; libbra medica, farmaceutica o medicinale; provincie di Alessandria, Cagliari, Cuneo, Novara, Porto Maurizio e Torino, 314,07; Faenza, 325,66; libbra mercantile o di commercio: Modena, 340,75; Bologna e Ravenna, 361,85; Cagliari, 405,56.
Per i paesi esteri abbiamo i seguenti principali valori in grammi: Argentina, Bolivia, Chile, Colombia, Cuba, Ecuador, Guatemala, Messico, Perù, Spagna e Venezuela (libra), 460; Belgio e Francia (livre), 500; Germania e Svizzera (Pfund), 500; Portogallo e Brasile (libra), 344,196; Costa Rica, S. Domingo, Honduras, Paraguay (libra), 453,59; Estonia, Lettonia e U.R.S.S. (funt), 409,512; Polonia (funt), 405,50 (si divide in 32 lut; 25 funt formano un kamień); Gran Bretagna (pound) 453,59 = 16 once o 7000 grani; Grecia: βαρεῖα ἑνετικὴ λίτρα, 477,05; μικρὰ o ἐλαϕρὰ ἑνετικὴ λίτρα, 301,23; Paesi Bassi (pond), 500; Svezia (pund), 425,07; ecc.