ERBIL, Leylâ
Scrittrice turca, nata a İstanbul il 12 gennaio 1931 e ivi morta il 19 luglio 2013. Una delle voci femminili più originali e raffinate della letteratura turca degli ultimi decenni.
Dopo essersi diplomata nel 1950, si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’İstanbul Üniversitesi per studiare filologia inglese e contemporaneamente cominciò a lavorare. Nel 1955, dopo le nozze con il suo secondo marito, Mehmet Erbil, si trasferì ad Ankara abbandonando definitivamente gli studi universitari. Il vero e proprio debutto letterario di E. risale al 1956, quando la rivista «Seçilmiş Hikâyeler» (Racconti scelti) pubblicò il suo primo racconto dal titolo Uğraşsız (Senza sforzo). Dopo questo esordio, i suoi racconti apparvero in molte delle più prestigiose riviste letterarie dell’epoca. La sua prima raccolta di racconti intitolata Hallaç (Il cardatore) venne data alle stampe nel 1960. Sin da queste prime prove di scrittura, E. mostrò una chiara vocazione a forzare i canoni del racconto tradizionale sperimentando nuove tematiche e strategie letterarie e sovvertendo e dilatando al massimo le potenzialità espressive della lingua e della sintassi turca. I racconti di Hallaç, così come quelli della raccolta successiva, Gecede (1968, Nottetempo), risentono chiaramente dell’influsso degli scrittori esistenzialisti e indagano, in primo luogo, sentimenti quali lo smarrimento, la solitudine, la perdita e l’inquietudine. E. mira a scardinare l’artificialità e l’ipocrisia della vita borghese, così come i limiti imposti dalle tradizioni e dalle norme sociali, senza però proporre soluzioni alternative.
Nel 1961 E. si era trasferita di nuovo a İstanbul e in quello stesso anno venne fondato il Türkiye İşçi Partisi (Partito turco dei lavoratori) di cui E. divenne membro, iniziando a lavorare nell’ufficio di arte e cultura del partito. Nel 1967 trascorse un anno a Zurigo dove lavorò presso il Consolato turco. Al suo ritorno in Turchia si dedicò alla stesura del suo primo romanzo Tuhaf Bir Kadın (1971, Una donna strana) che avrebbe suggellato la sua notorietà suscitando, al tempo stesso, forti polemiche per l’audacia con cui vengono infranti molti tabù. Il romanzo, narrato a più voci, racconta la storia di Nermin, una giovane donna che aspira a diventare un’intellettuale e a rompere gli oppressivi schemi sociali all’interno dei quali è costretta a vivere. Linguisticamente e strutturalmente molto elaborato, questo romanzo offre uno sguardo inedito e critico sul pro cesso di emancipazione femminile in Turchia e, più in generale, sulla storia politica e sociale del Paese tra gli anni Cinquanta e Settanta.
Questa traiettoria narrativa trovò un’ulteriore articolazione nella raccolta di racconti pubblicata nel 1977 con il titolo Eski Sevgili (L’ex fidanzato). Nel 1985 apparve il romanzo Karanlığın Günü (Il giorno dell’oscurità) che presenta il flusso di coscienza della protagonista Neslihan, la quale riflette sulla sua condizione di donna, moglie e madre. L’oscurità evocata nel titolo è metafora non solo dell’inconscio della protagonista, ma anche della imbrigliata condizione di passività cui sono costrette le donne. Nel romanzo Mektup Aşkları (1988, Amori da lettera), composto da lettere scritte da varie persone e dense di intime confessioni, E. indaga, invece, con spietata ironia, lo scarto esistente tra l’amore reale e quello puramente immaginato. I suoi successivi romanzi sarebbero apparsi solo molti anni dopo. Nel frattempo, nel 1995 E., per volere della scrittrice e amica Tezer Özlü (19421986), pubblicò un volume con le lettere da lei ricevute intitolato Tezer Özlü’den Leylâ Erbil’e Mektuplar (Lettere di Tezer Özlü a Leylâ Erbil) e si dedicò alla stesura di saggi poi confluiti nella raccolta Zihin Kuşları (1998, Uccelli della mente) contenente anche scritti risalenti ad anni precedenti. Nel 2001 e nel 2005 vennero pubblicati rispettivamente i romanzi Cüce (Il nano), accompagnato dalle illustrazioni del pittore Mustafa Horasan, e Üç Başlı Ejderha (Il drago a tre teste). Nei suoi ultimi due romanzi E. sperimentò la prosa in versi. Kalan (2011, Quel che resta) celebra, attraverso gli occhi della ribelle protagonista Lahzen, la ricchezza storico-culturale di una Istanbul ormai perduta. Con Tuhaf Bir Erkek (2013, Un uomo strano), apparso pochi mesi prima della sua morte, E., invece, sembra quasi voler chiudere il cerchio aperto con il suo primo romanzo. Nelle parole dell’autrice, questo romanzo include tutti gli uomini che in qualche modo sono entrati nella sua vita e intende mostrare come in ognuno di essi ce ne siano molti altri.
Oltre che per l’originalità della sua scrittura E. si è contraddistinta anche per il suo forte impegno sociale e politico. È stata, tra l’altro, tra i fondatori del Türkiye Yazarlar Sendikası (Sindacato degli scrittori turchi) nel 1974 e membro di PEN (Poets Essayists Novelists) Turchia, che nel 2002 l’ha nominata candidata per il premio Nobel per la letteratura.
Bibliografia: K. Schweissgut, Individuum und Gesellschaft in der Turkei: Leylâ Erbils Roman Tuhaf Bir Kadın (Eine sonderbare Frau), Berlin 1999; Tanzimat’tan Bugüne Edebiyatçılar Ansiklopedisi (Enciclopedia degli scrittori dall’epoca delle Tanzimat a oggi), 1° vol., İstanbul 2001, ad vocem; Leylâ Erbil’de Etikve Estetik (Etica ed estetica in Leylâ Erbil), a cura di S. Oğuzertem, İstanbul 2007.