Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Lewis Carroll, l’autore di Alice nel paese delle meraviglie, un matematico e logico oxfordiano, inventa un mondo e un linguaggio che hanno assunto un valore iconico nell’immaginario infantile e adulto, grazie all’unione di creatività, fantasia, gioco, satira, nonsense e alla mescolanza tra prosa e poesia.
Una vita divisa in due
Charles Lutwidge Dodgson nasce nel 1832 nella parrocchia di Daresbury, nel Cheshire, da una famiglia molto numerosa: il padre, proveniente dall’alta borghesia, laureato a Oxford, messe da parte le ambizioni universitarie, si era dedicato alla vita tranquilla del curato di campagna, essendo in seguito nominato rettore a Croft, nello Yorkshire. I figli crescono in un villaggio isolato, e fin da piccolo Charles è molto abile a inventare giochi per intrattenere fratelli e amici. La prima istruzione gli viene impartita in casa: ha qualche problema perché è balbuziente, e non riuscirà mai a liberarsi da questo lieve difetto; in seguito frequenta la Rugby School nel Warwickshire, dove si rivela eccezionalmente dotato in matematica, senza trascurare gli studi letterari. Nel 1851 si trasferisce a Oxford, immatricolandosi al Christ Church College. Dopo la laurea a pieni voti, diventa docente di matematica nella stessa università, ininterrottamente fino al 1881. Presi i voti nel 1861, non viene però mai ordinato prete a tutti gli effetti, e questo gli consente di non rinunciare a una vita sociale intensa e ai suoi interessi culturali.
La sua predisposizione a intrattenere i bambini diventa esplicita quando, nel 1856, incomincia a frequentare la famiglia Liddell, costituita dal padre, il nuovo rettore del Christ Church College, la madre e le tre figlie. L’amicizia che Dodgson stringe con le tre bambine, Lorina, Edith e Alice, è all’origine della creazione delle storie che hanno per protagonista Alice. È proprio durante una delle frequenti scampagnate con le sorelle Liddell, il 4 luglio 1862, che il professore di matematica racconta alle bambine le avventure di Alice nel paese delle meraviglie. Il racconto viene poi trascritto, illustrato e consegnato alla giovane protagonista che l’ha ispirato: è il romanziere Henry Kingsley (1830-1876) che, dopo averlo letto, convince Dodgson a pubblicarlo. Il volume viene dato alle stampe nel 1865 con le illustrazioni di John Tenniel, famoso disegnatore del settimanale "Punch".
L’insegnamento permette a Dodgson, amante del teatro e dell’arte, un’entrata stabile e decorosa; in ogni caso, il gran numero di pubblicazioni accademiche e didattiche, fra cui Compendio di fattori determinanti (Condensation of determinants) del 1860 ed Euclide e i suoi rivali moderni (Euclid and his modern rivals) del 1879, dimostrano il suo grande interesse per la matematica e la logica. Lewis Carroll è lo pseudonimo scelto per firmare le opere non accademiche. Se sono rimaste popolari le sue invenzioni narrative per bambini, non bisogna dimenticare che Dodgson è un autore molto prolifico: scrive saggi, manuali, ma anche racconti e poesie, raccolte soprattutto nel volume Phantasmagoria (1869).
La fotografia costituisce l’altro suo grande interesse, e i suoi soggetti preferiti sono le bambine, spesso poco vestite o addirittura nude. Questa preferenza ha generato molte illazioni su presunte tendenze pedofile. Bisogna però ricordare che nella cultura patriarcale vittoriana le adolescenti erano spesso oggetto di riverenza e di fascinazione. In ogni caso, molti aspetti della vita privata di Carroll sono stati oggetto di dibattito e di curiosità, ancora di più perché le sue carte personali sono andate distrutte. Considerato uno dei maggiori fotografi vittoriani, Dodgson smette di fare fotografie nel 1880; delle circa 3.000 immagini scattate ne sono sopravvissute un migliaio, mentre alcune sono state distrutte deliberatamente.
Dopo il grande successo di Alice, l’autore si avvicina al circolo preraffaellita e stringe amicizia con John Ruskin. La sua vita e la sua opera si possono suddividere in due parti ben distinte: la stesura dei libri per ragazzi, e in particolare il ciclo di Alice, gli dà la fama, facendo di Lewis Carroll una figura leggendaria, mentre la quotidianità del matematico Dodgson rimane a lungo legata all’insegnamento universitario.
Alice nel paese delle meraviglie
Lewis Carroll
Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie
O il pozzo era profondissimo, oppure Alice precipitava lentissimamente, perché mentre cadeva ebbe un mucchio di tempo per guardarsi intorno e chiedersi cosa sarebbe accaduto poi. Dapprima, cercò di guardar giù per scorgere dove stesse andando, ma era troppo buio per distinguere alcunché; allora guardò le pareti del pozzo e si accorse che erano piene di credenze e scaffali; qua e là vide carte geografiche e quadri appesi a pioli. Prese un barattolo da uno degli scaffali mentre passava; l’etichetta diceva MARMELLATA D’ARANCE, ma con suo grande disappunto il barattolo era vuoto; non le andava di lasciarlo andar giù, per tema che ammazzasse qualcun là in fondo, così riuscì a infilarlo in una delle credenze cui si trovò a precipitare davanti.
"Bene!" pensava intanto Alice. "Dopo una caduta come questa, ruzzolare per le scale mi parrà una bazzecola! Come mi troveranno coraggiosa tutti a casa! Ma sì, non mi verrebbe da dir nulla neppure se cadessi dalla cima della casa!" (cosa questa assai probabilmente vera).
Giù, giù, giù. Sarebbe mai cessata quella caduta? - Mi domando per quante miglia sarò ormai precipitata, - disse ad alta voce. - Debbo trovarmi vicina al centro della terra. Vediamo: sarebbero quattromila miglia di discesa, credo… (perché, vedete, Alice aveva imparato svariate cose del genere durante le lezioni in classe, e benché questa non fosse proprio una buona occasione per far sfoggio delle propria erudizione, dato che non c’era nessuno ad ascoltarla, tuttavia il ripasso era un buon esercizio), - […] sì, pressappoco è la distanza giusta; ma allora quale latitudine o longitudine avrò raggiunto? - (Alice non aveva la più pallida idea di cosa fosse la latitudine o, se è per questo, la longitudine, ma trovava che fossero splendide parole belle da dirsi).
Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie e Al di là dello Specchio, trad. it. di A. Ceni, Torino, Einaudi, 2003
Lewis Carroll
Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie
Il Gatto vedendo Alice si limitò ad aprirsi in un lungo ghigno. "Ha un’aria mansueta", pensò Alice; tuttavia possedeva artigli molto lunghi e una gran quantità di denti, cosicché pensò che bisognava trattarlo con riguardo. – Micio del Cheshire, – cominciò, piuttosto timidamente perché non sapeva affatto se gradisse quel nome; ma quello si limitò ad allargare ancora un po’ il suo ghigno. "Suvvia, direi che ne è compiaciuto", rifletté Alice e continuò: – Vorrebbe dirmi, per favore, che strada bisognerebbe prendessi da qui?
– Ciò dipende, e non poco, da dove vuoi arrivare, – disse il Gatto.
– Non m’interessa molto dove… – disse Alice.
– Allora non importa quale strada intraprendere, – disse il Gatto.
– … purché arrivi in qualche posto, – aggiunse Alice a mo’ di spiegazione.
Alice ebbe l’impressione che a ciò non ci fosse nulla da eccepire, così provò con un’altra domanda. – Che gente vive da queste parti?
– In quella direzione, – disse il Gatto, muovendo all’intorno la zampa destra, - vive un Cappellaio; e in quella direzione, – muovendo l’altra zampa, – vive una Lepre Marzola. Va’ pure a far visita a chi preferisci: son matti tutt’e due.
– Ma io non voglio andare tra i matti, – osservò Alice.
– Oh, ma non ne puoi fare a meno, – disse il Gatto, – qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.
– Come fai a sapere che sono matta? – disse Alice.
– Devi esserlo, – disse il Gatto, – altrimenti non saresti venuta qui.
Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie e Al di là dello Specchio, trad. it. di A. Ceni, Torino, Einaudi, 2003
Alla morte di Carroll, Alice diventa il libro per ragazzi più popolare in Inghilterra, e il suo successo non rimane certo circoscritto al paese d’origine. Se nel 1865 compare il primo volume delle avventure di Alice, Alice nel paese delle meraviglie (Alice’s adventures in Wonderland), nel 1871 viene dato alle stampe il seguito, basato su altre storie raccontate alle sorelle Liddell, con il titolo Attraverso lo specchio (Through the looking glass and what Alice found there). Nel 1876 esce il poema nonsense La caccia allo snarco (The hunting of the snark). Dal 1881 l’unica occupazione di Carroll diventa l’attività letteraria: nel 1889 esce Sylvie e Bruno (Sylvie and Bruno), nel 1893 il seguito di Sylvie e Bruno (Sylvie and Bruno concluded).
Al di fuori degli schemi e dei modelli tradizionali, Carroll produce opere per ragazzi che sono nello stesso tempo leggere e giocose, ed estremamente complesse dal punto di vista formale, tanto da poter essere lette e interpretate a livelli diversi. Infatti, da una parte, l’avventura viene portata ai suoi estremi, con la descrizione di un viaggio onirico all’interno di un mondo senza regole, la "Wonderland", dall’altra è centrale la riflessione sul linguaggio, sull’arbitrarietà dei segni verbali e sull’identità fluida e in continuo cambiamento dei bambini. Rispetto alla letteratura per l’infanzia prodotta nell’Ottocento, il bambino è visto come fondamentalmente diverso dall’adulto, pur rimanendo all’interno di un sistema sociale ben definito. L’ampollosità, la pretenziosità e la bigotteria, tipiche dell’età vittoriana, vengono ripresentate in termini molto differenti attraverso il punto di vista di Alice, bambina borghese abituata alle regole, che, all’improvviso, si trova a fare i conti con un mondo totalmente folle e arbitrario. Le certezze che il mondo adulto ha cercato di instillarle appaiono sempre meno solide, anche se Alice è dotata di una grande lucidità mentale e in tal modo neutralizza i sillogismi e i paradossi con cui deve confrontarsi nel suo viaggio in un territorio che non ha né centro né confini.
Una volta sprofondata nel mondo sotterraneo, inseguendo il coniglio bianco con panciotto e orologio, Alice si scontra con un universo stravagante e incomprensibile. Il suo obiettivo di raggiungere il giardino appena intravisto si scontra con cunicoli, porte piccole e strette, chiavi che non aprono; la deformazioni fisica del corpo si verifica in connessione con l’assunzione di cibi vari, fra cui un fungo magico, che fa ingrandire o rimpicciolire a seconda che se ne mangi la parte destra o sinistra. Da creatura piccolissima costretta a nuotare nel mare delle sue lacrime, a essere gigantesco il cui braccio spunta a fatica dalla finestra della casa del coniglio bianco, attraverso l’aggiustamento sempre in corso delle sue dimensioni corporee, Alice prova su di sé le ansie della crescita, mentre cerca di venire a capo di strani rituali e di vorticose metamorfosi.
La narrazione è strutturata sulla base degli incontri di Alice con gli abitanti del paese delle meraviglie: ci sono personaggi che entrano in scena una sola volta, come la finta tartaruga, il bruco che fuma un narghilè, la lucertola Bill, altri invece ciclici come il coniglio bianco, il gatto del Cheshire, la duchessa, il bambino porcellino. Oltre al completo stravolgimento del concetto di spazio, una costante della "Wonderland" è l’assenza di un’organizzazione temporale: la realtà è dunque variabile e volubile, del tutto incontrollabile. Le avventure straordinarie della piccola Alice da un lato rivelano le assurdità e le incoerenze della vita degli adulti, dall’altra giocano con il nonsense e la parodia. L’elemento del gioco, privo di regole, è costantemente impiegato; d’altronde, l’uscita dal mondo fantastico viene segnata dal gesto di Alice che butta all’aria un mazzo di carte, fino al momento precedente composte da creature viventi e parlanti.
I problemi dell’identità, del cambiamento e della separazione tra la realtà concreta e le sue rappresentazioni sono al centro dell’opera. Nel paese delle meraviglie le parole e le cose appartengono a strutture diverse dell’esperienza, quando una parola viene decontestualizzata diventa puro suono e può fare riferimento solo a se stessa, oppure basta una piccola variazione fonetica per modificare radicalmente il significato di una frase. L’effetto del nonsense, che risale a una tradizione comica alimentata anche dai componimenti illustrati di Edward Lear (1812-1888), è prodotto dallo scarto tra la parola e il suo uso all’interno delle convenzioni semantiche: la produzione del senso diventa un procedimento puramente arbitrario.
Alice verifica subito, appena entrata nel mondo onirico, che il linguaggio ha un potere enorme, ma è assai pericoloso, perché mette in crisi la sua identità e il suo rapporto con il mondo. Ogni incontro della bambina con gli strani personaggi della "Wonderland" implica uno scontro sull’interpretazione della realtà. Le creature del mondo sotterraneo usano sostanzialmente le stesse parole di Alice, ma i significati sono diversi. Il paese delle meraviglie è un mondo vittoriano decontestualizzato, le cui convenzioni vengono osservate al di fuori del loro sistema di riferimento. Ecco allora i giardini, i giochi, le danze, i tea parties, i tribunali, le duchesse e le regine, la cui autorità diviene oggetto di parodia, ecco allora animali strani, loquacissimi, scontrosi o beffardi. Il mondo scolastico stesso, le canzoni, le tavole pitagoriche, gli indovinelli, le filastrocche diventano improvvisamente privi di senso. Alice percorre la dimensione universale della follia dell’esistenza, di cui il cappellaio matto, che festeggia il suo non-compleanno, è l’emblema interpretato efficacemente da Johnny Depp nella trasposizione cinematografica di Alice nel paese delle meraviglie portata sugli schermi da Tim Burton (2010).
Le altre opere narrative
Le cornici dei due libri più noti di Alice sono la dimensione onirica e la scacchiera, che troviamo in Attraverso lo specchio: queste strutture consentono, dal punto di vista narrativo, di unire episodi isolati, associandoli fra loro in sequenze casuali, arbitrarie. Si tratta di vere e proprie composizioni oniriche a scatole cinesi, che comportano la contrapposizione e il passaggio continuo da una situazione all’altra. Attraverso lo specchio è un’opera più intellettualistica, visto che i movimenti della protagonista sono concepiti come quelli di una pedina sulla scacchiera durante una partita. In questo senso gli scacchi conferiscono un tenue ordine interno, dal momento che le azioni sono finalizzate alla conclusione della partita. Un processo inverso che domina la narrazione è quello del rovesciamento speculare, che altera i rapporti di causa ed effetto. Le parodie, come quella del poema eroicomico in connessione con le azioni del cavaliere bianco, sono ricorrenti. Si può dire che la costante preoccupazione di Carroll continui a riguardare l’uso del linguaggio: la vita di tutti i giorni offre materia per il nonsense, vista l’arbitrarietà delle convenzioni e l’illogicità di ogni sistema verbale e sociale fisso e organizzato.
Tra le creazioni fantastiche più durature di Lewis Carroll ci sono senza dubbio Jabberwocky, il Ciciarampa (nella traduzione di Milli Graffi) di Attraverso lo specchio, e lo snarco. La caccia allo snarco è la storia sconclusionata della caccia a un animale misterioso, imprendibile e inconoscibile: la ciurma che lo insegue è assai improbabile, la mappa di riferimento è bianca, gli strumenti della caccia sono ditali e forchette, lo snarco stesso è una creatura concepita sulla pagina da associazioni di senso. Chiaramente questa caccia rappresenta la parodia suprema della "quest" eroica di antica memoria cavalleresca, ma non si può escludere che essa sia rivolta anche ai fantasmi della mente romantica.
La familiarità che Carroll ha con il teatro emerge nei libri di Alice, che comprendono scenette dialogate. Esse sono simili a pantomime, intermezzi, visto che, intercalati ai dialoghi, ci sono poesie e filastrocche. Nello stesso tempo, lo spazio della narrazione è onirico e ludico. L’elemento parodico si sviluppa attraverso l’intertestualità, tanto è vero che, paradossalmente, dei libri per bambini di Carroll è indispensabile avere a disposizione edizioni commentate per cogliere echi, citazioni letterarie, riferimenti a fatti e personaggi contemporanei.
Anche in Sylvie e Bruno è continuo il passaggio dal sogno alla realtà e viceversa, poiché i mondi paralleli coesistono e si intrecciano. Il confine tra la sfera dell’immaginazione e quella della realtà quotidiana è in effetti sottilissimo: il linguaggio funziona come specchio, in quanto è in grado di creare collegamenti tra universi diversi. Sylvie e Bruno sono due fratelli spodestati dal cugino: il confine che delimita il castello dal mondo circostante immette nel regno delle fate, dell’immaginazione e delle avventure. Un giardiniere buono apre la porta ai due fratelli permettendo loro di varcare la soglia. Questa trama di sogno e di gioco non ha avuto molto successo, poiché la spinta verso il metalinguaggio e la compresenza di una sottotrama realistica rendono il discorso narrativo a tratti faticoso.
In sostanza, la doppia vita del reverendo Dodgson si fonde nell’immagine geniale e oggi un po’ inquietante dello scrittore e fotografo Lewis Carroll, che accompagna in barca le sorelle Liddell sulle acque tranquille del Tamigi a Oxford, un pomeriggio d’estate.