LEVATRICE (fr. sage-femme; sp. comadre; ted. Hebamme; ingl. midwife)
È la donna, debitamente diplomata, che assiste la gravida, la partoriente, la puerpera e il neonato. Da qualche anno si nota l'aspirazione a usare il nome di "ostetrica" e un primo riconoscimento ufficiale si ebbe nei sindacati, che sono detti appunto "delle ostetriche".
In Italia, la quasi totalità dei parti è assistita dalle levatrici; solo in pochi centri e nelle classi agiate si vuole anche la presenza del medico ostetrico, e solo nei centri ad assistenza sanitaria più evoluta è largo il ricovero alle maternità e alle cliniche per il parto anche fisiologico. Data l'abitudine della generalità della popolazione, è dunque grande l'importanza sanitaria e sociale delle levatrici; da qui le opportune misure per migliorarne sempre più l'efficienza; donde la maggiore severità nell'ammissione alle scuole ostetriche (si richiede il titolo di studio equivalente alla terza tecnica o ginnasiale); la maggiore durata dei corsi (portata a tre anni); la larga parte data al tirocinio pratico durante l'insegnamento; l'istituzione di corsi di perfezionamento, favoriti anche di recente dall'Opera nazionale per la protezione della maternità e infanzia; infine la precisa regolamentazione di tutto quanto compete alla levatrice nel suo esercizio professionale.
L'ultimo regolamento per l'esercizio delle levatrici è del 1930 (Gazz. uff., n. 123). Per esso "la levatrice, consapevole della grande importanza sanitaria e sociale della sua attività professionale, deve tener sempre presente che la salute ed anche la vita della donna gestante o partoriente, del feto e del neonato sono ad essa affidate e che dalla capacità, dalla accortezza, dalla prudenza che essa addimostrerà nella assistenza ostetrica può derivare vantaggio o danno all'individuo ed alla società".
L'opera della levatrice è fondamentale per il precoce riconoscimento delle anomalie della gravidanza, del parto, del puerperio e del neonato; può molto concorrere per ridurre la parte evitabile, ancora grande, della natimortalità; può soprattutto moltissimo nella prevenzione e nel sollecito riconoscimento dell'infezione puerperale, che pur oggi è causa di morbilità e mortalità alte. L'opera delle levatrici è infine utile nell'individuare i postumi ginecologici della maternità e nella lotta per la diagnosi precoce dei tumori maligni dell'apparato genitale femminile. Per giungere a tale intento occorrono levatrici colte, istruite, ma anche rispettose delle disposizioni legislative, secondo le quali la "levatrice deve occuparsi solo della assistenza alla gravidanza al parto e al puerperio fisiologici". Dove comincia la patologia e l'irregolarità, essa non è più competente; si deve chiamare il medico. Secondo il citato regolamento la levatrice deve procedere all'esame del bacino, alle condizioni del feto nell'utero, all'esame delle urine nei riguardi dell'albumina; deve spiegare opera di persuasione perché, soprattutto nelle primipare, sia sentito il parere di un medico. Il medico dovrà sempre essere chiamato nelle minacce d'aborto e negli aborti in atto. Minuziosa deve essere la disinfezione delle mani e sistematico l'uso dei guanti di gomma che, soli, garantiscono l'asepsi delle mani e l'impossibilità del trasporto di materiale infettante da altre malate. Ogni sorta di operazione è vietata; è proibito fare manipolazioni vaginali allo scopo presunto di affrettare il parto (dilatazioni, unzioni con sostanze grasse), fare trazioni sul funicolo, fare iniezioni di sostanze eccitanti, ecc. Dopo ogni parto, la levatrice deve trattenersi almeno due ore; controlla se si sono prodotte lacerazioni e reclama in tale caso l'opera del medico; deve curare la pulizia degli occhi del neonato col permanganato, e, se ci sono segni d'infiammazione nella madre, anche mettendo una goccia di soluzione di nitrato d'argento; deve avvertire il medico quando si abbiano nel puerperio febbri, emorragie, scarsità o cattivo odore delle perdite puerperali, ecc.