Pseudonimo del filosofo russo Lev Isaakovič Švarcman (ted. Schwarzmann; Kiev 1866 - Parigi 1938). Dopo aver studiato a Kiev e a Mosca, si stabilì a Pietroburgo; esiliato nel 1922, si rifugiò a Parigi, dove visse sino alla morte. Il suo pensiero è una violenta polemica contro la scienza, la filosofia, la ragione, identificate col peccato e accusate di sopprimere la soggettività, l'esistenza, la libertà dell'uomo; ad esse Š. contrappone la fede religiosa, concepita come non-sapere, decisione per l'impossibile e per l'assurdo, abbandono all'arbitrio assoluto di Dio, che sarebbe indifferente alle nostre opere. Opere principali: Dobro v učenii Tolstogo i Nietzsche ("Il bene nella dottrina di Tolstoj e di Nietzsche", 1900); Dostoevskij i Nietzsche. Filosofija tragedii ("Dostoevskij e Nietzsche. La filosofia della tragedia", 1903; trad. it. 1950); Apofeoz bespočvennosti ("L'apoteosi dell'infondatezza", 1905); Velikie kanuny ("Grande vigilia", 1912); Potestas clavium (1923); Gnevsinanskaja noč´ ("La notte di Gerusalemme", 1923; trad. it. 1945); Na vesach Iova ("Sulla bilancia di Giobbe", 1929); Kierkegaard et sa philosophie existentielle (1936); Athènes et Jérusalem (1938).