LEUCONE (Λεύκων)
Signore di Panticapeo nel Bosforo Cimmerio (odierno mare di Azov) dal 387 al 347 a. C. Quivi, dopo la disfatta ricevuta da Atene nella guerra del Peloponneso, Satiro aveva fondato il cosiddetto impero bosporano estendentesi sulle città greche del Bosforo stesso, Fanagoria, Ninfeo ed Ermonassa, oltre che su alcuni popoli barbari della regione. Sotto L., figlio e successore di Satiro, la potenza bosporana raggiunse l'apogeo. L'avvenimento più importante del suo regno fu una guerra con Eraclea Pontica per il possesso di Teodosia (odierna Feodosia). Eraclea, padrona di Chersoneso (in Crimea) e interessata a impedire i progressi del regno bosporano, intervenne in difesa di Teodosia, e L. dovette per il momento rinunziare all'impresa. La sua signoria non era infatti scevra di pericoli anche all'interno, giacché ebbe a lottare contro un forte partito democratico e contro il malcontento sollevato dalla pressione fiscale resa necessaria dalla politica imperialistica del principe. Valido appoggio gli costituirono invece i soggetti sciti. Nonostante tali difficoltà L. riuscì nel 354 a impadronirsi di Teodosia. Allorché venne a morte, nel 347, lasciava uno stato forte e solido ai figli Spartoco e Perisade.
Bibl.: B. Latyschev, Inscriptiones antiquae orae septentionalis Ponti Euxini, II, Pietroburgo 1890, p. xix segg.; S. Reinach, Antiquités du Bosphore Cimmérien, 2ª ed., Parigi 1892, pp. 20, 129; K. J. Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., III, i, Berlino 1922, p. 133 segg.; ii, ivi 1923, p. 91 segg.