GANGERI, Letterio (detto Lio)
Nacque a Messina nel 1845 da Giovanni e Anna Bonsignore. Ricevuta la prima educazione artistica dal fratello maggiore Antonio, scultore, frequentò in seguito la scuola di disegno della Regia Università di Messina, diretta da Michele Panebianco.
Fra le prime prove giovanili del G. si segnalano il Monumento funebre a Federico Grill (1868) nel cimitero degli Inglesi, ornato da un rilievo con la Carità che allude alle attività filantropiche del defunto; il busto di Paolo Grill, firmato e datato 1868 (Messina, Società di storia patria), di forte resa realistica e, dello stesso anno, quello di Felice Bisazza (Messina, Università); infine, il Monumento funebre al ministro Giuseppe Natoli, eseguito nel 1869, sormontato da un angelo sorreggente la torcia dei geni mortuari, che, commissionatogli dal Municipio per la Galleria monumentale del Gran Camposanto, riscosse lodi e apprezzamenti da parte della critica.
Dopo la metà degli anni Settanta (certamente dopo la morte del fratello Antonio, avvenuta nel 1867) il G. si trasferì a Roma, dove fu allievo di Giulio Monteverde; qui, nel giro di pochi anni, riuscì a imporsi nell'ambiente artistico ufficiale, partecipando a numerose esposizioni e ottenendo importanti commissioni pubbliche. Nel 1877 eseguì il busto di Vittorio Emanuele II in alta uniforme, oggi nelle collezioni del Quirinale. È firmata e datata "Lio Gangeri ideò e scolpì 1878" La visione, una lastra a bassorilievo ora al Museo regionale di Messina (la versione in gesso era stata presentata nel 1875 all'Esposizione della Società amatori e cultori di belle arti di Roma), che il G. realizzò per conto del giornalista e patriota Giuseppe Morelli per commemorare la morte della moglie e delle figlie nell'epidemia di colera del 1867, dove il tema della visione "sembra anticipare suggestioni simboliste-floreali" (Paladino, 1997, p. 24).
La visione raffigura Morelli che "mesto e pensoso con la testa china, siede sul marmo che raccoglie le spoglie amate della dolce compagna e delle dilette figliuole […] e vede, in visione sublime, aleggiare sul suo capo, sorrette dalle nubi, le buone e care sue creature strette in un amplesso di cielo" (Alprinto, p. 59). Abbandonata per anni in una cassa nello studio del fratello del G., Giuseppe, nel 1898 la lastra venne poi inserita nel monumento funebre a Morelli, dedicatogli dal Comune di Messina nel Gran Camposanto.
Alla Promotrice di belle arti di Torino del 1880 il G. espose un busto di Giuseppe Mazzini (ubicazione ignota) del 1876, già nella villa Mazzini di Messina, e una statuetta equestre in bronzo di Umberto I; prese parte poi all'Esposizione internazionale di Milano del 1881 (S. Girolamo) e a quelle di Roma del 1883 (Vittorio Emanuele II in costume da caccia, Umberto I in costume, Margherita di Savoia, Fulvia punzecchia la lingua alla testa recisa di Cicerone) e di Torino del 1884 (Testa di s. Girolamo e L'ultima cartuccia, entrambe in bronzo).
In particolare Fulvia - il cui modello in gesso, presentato all'Esposizione di Roma del 1883 era stato scelto, insieme con altri due, Saffo di Adelaide Maraini e Fossor di Emilio Franceschi, dalla commissione ministeriale per gli acquisti destinati alla Galleria nazionale d'arte moderna - fu eseguita in marmo nel 1886, come documenta l'iscrizione posta sulla base. Tipico "esempio di quella rivisitazione della cultura classica con gusto erudito-archeologico" (Piantoni, 1990, p. 130) di moda negli ultimi due decenni del secolo, il gruppo scultoreo, di grande forza espressiva e di straordinario virtuosismo tecnico, dal 1920 si trova in deposito presso la Civica Galleria d'arte moderna Empedocle Restivo di Palermo.
Insieme con l'architetto Giacomo Misuraca, nel 1888 il G. vinse il concorso per il Monumento a Marco Minghetti, realizzato nel 1895 con diverse modifiche rispetto alla prima versione del bozzetto e collocato in piazza S. Pantaleo a Roma: ai piedi della statua in bronzo dell'uomo politico, raffigurato realisticamente nell'atto di pronunciare un discorso nell'aula del Parlamento, si trova, sul basamento, il gruppo in marmo con la Politica e il Popolo, personificati rispettivamente da una donna con il capo cinto d'alloro e intenta allo studio e da un fanciullo ritto in piedi che regge la bandiera italiana. Suo è pure, a Livorno, il Monumento al senatore Luigi Orlando, inaugurato il 27 nov. 1898. Nel 1910 eseguì due statue allegoriche raffiguranti La Scultura e La Pittura per il Monumento a Vittorio Emanuele II di G. Sacconi, collocate ai lati della porta di accesso al portico, sotto il propileo di destra, i cui bozzetti in gesso vennero esposti all'Esposizione internazionale di Roma del 1911.
L'unica testimonianza certa della sua poco nota attività di cesellatore è la statua argentea della Madonna della Lettera, oggi nel tesoro del duomo di Messina, commissionata nel 1901 dal messinese don Nunzio Magliani e realizzata nel 1902 a Roma nella fonderia Pietro Calvi.
Per lungo tempo assistente di scultura, il G. fu poi nominato direttore dell'Accademia di belle arti di Carrara. Insegnò inoltre plastica all'Accademia di belle arti di Roma.
Il G. morì il 5 febbr. 1913 a Salerno, dove si era recato per motivi di salute.
Giuseppe, fratello del G., nacque a Messina nel 1854. Divenne anch'egli scultore e, nel corso della sua attività, realizzò numerosi monumenti funerari, busti celebrativi, lapidi commemorative e lavori di cesello: opere di notevole perizia tecnica, ispirate al realismo accademico tardottocentesco, ma sostanzialmente prive di accenti originali. Dalle scarne notizie reperibili nella storiografia locale sappiamo che nel 1874 Giuseppe ottenne un contributo dal Comune di Messina per recarsi a Roma, dove in quegli anni era già attivo il G., per perfezionarsi nella scultura; nel 1882 risulta premiato per alcune sculture in marmo e in gesso presentate all'Esposizione regionale di Messina.
Tra i monumenti funerari realizzati da Giuseppe per il Gran Camposanto di Messina, vanno menzionati almeno quelli a Francesco Trombetta (1885), ad Antonino Migliorino, alla Famiglia D'Arrigo (1888), ad Alojsio Trombetta (1905), ad Antonio Trombetta, a Placido Vitali, a Stefano Ribera (1909), e i busti di Luigi Pellegrino (1883), di Leone Savoja, di Antonino Migliorino (1889) e di Raffaele La Corte (1896).
Nelle collezioni del Museo regionale di Messina si conservano: una lapide con un medaglione a rilievo raffigurante Filippo Juvarra, firmata e datata "G. Gangeri 1907"; la cornice bronzea con aquila coronata ad ali aperte, scettro e sciabola, che ornava la lapide commemorativa della visita a Messina nel 1881 di re Umberto I e della regina Margherita, proveniente da casa Vitali; i frammenti di un'altra cornice bronzea con elementi decorativi per una lapide a Garibaldi. L'ultima opera nota del G. è un paliotto bronzeo ad altorilievo con L'Ultima Cena (da Leonardo), eseguito nel 1927 per l'altare maggiore della chiesa messinese di S. Antonio da Padova, dove si conserva.
Giuseppe morì a Scaletta Zanclea, presso Messina, il 23 luglio 1927.
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