Balcaniche, letterature
Pur appartenendo a etnie e gruppi linguistici diversi, le popolazioni balcaniche vivono nella medesima area e stanno affrontando con specifiche peculiarità le trasformazioni politiche, sociali ed economiche che hanno segnato l'Europa centro-orientale alla fine del 20° secolo.
Le loro letterature, affrancatesi dalla tutela di regimi più o meno totalitari, hanno riscoperto la complessa eredità del passato e hanno accettato sfide poste dalla liberalizzazione, sperimentando nuove forme e modalità di comunicazione.
Bulgaria di Valeria Salvini
Dall'ultimo trentennio del 20° sec. la letteratura bulgara si è mossa entro i binari di una progressiva liberalizzazione di stampo europeo, non disgiunta, però, dalla riscoperta del passato del Paese. Le tendenze letterarie di inizio millennio si sono orientate verso un'estetica postmodernista, preannunciata fin dagli anni Novanta del 20° sec. sulle pagine del Literaturen vestnik (Giornale letterario). Tra i rappresentanti dei periodi più tragici della nazione emerge E. Stanev (1907-1979), mentre tra quelli della dissidenza politica e letteraria si ricordano R. Ralin (1923-2004) e V. Andreev (1918-1991). Fin dagli anni Ottanta hanno occupato un posto rilevante in patria gli scrittori I. Petrov (1923-2005), N. Hajtov (1919-2002), J. Radičkov (1929-2004), B. Dimitrova (1922-2003) e J. Vasilev (n. 1935). Accanto al romanzo psicologico e drammatico, i cui esempi più interessanti sono alcune opere di V. Zarev (n. 1947) e V. Daverov (n. 1948), erano fioriti, in questo periodo, anche il romanzo giallo e quello di fantascienza con L. Dilov (n. 1927). Sono inoltre da ricordare, fra i prosatori, Z. Zlatanov (n. 1953), V. Pašov (n. 1949), Sv. Igov (n. 1945) e, fra i più giovani, G. Gospodinov (n. 1968). Nella produzione poetica bulgara della fine del 20° sec. hanno svolto un ruolo importante, oltre che alcuni esponenti delle precedenti generazioni (per es., B. Dimitrova), B. Hristov (n. 1945), M. Baševa (n. 1947), K. Kadijski (n. 1947), E. Sugarev (n. 1953), V. Levčev (n. 1957), A. Ilkov (n. 1957), P. Dubarova (1962-1979). Il grido d'ansia di B. Hristov e il rifiuto di un facile romanticismo di K. Pavlov (n. 1933) sono ripresi dai poeti dell'ultima generazione, tra i quali emerge P. Dojnov (n. 1969). Rilevante il contributo di H. Fotev, P. Alipiev, N. Kăncev, Kadijski, Sugarev, e quello, in ambito drammaturgico, di S. Stratiev (1941-2000), che nei suoi lavori di prosa, teatro e satira riflette l'atteggiamento di sfida dei giovani verso la società corrotta. Agli inizi del 21° sec. narrativa, poesia, teatro e saggistica si sono sviluppati secondo una linea di sicuro impegno sociale e alto valore artistico.
bibliografia
Sv. Igov, Istorija na bălgarskata literatura 1878-1944 (Storia della letteratura bulgara 1878-1944), Sofija 1990 Rečnik po nova bálgarska literatura: 1878-1992 (Dizionario della nuova letteratura bulgara: 1878-1992), hrsg. M. Šiškova, Sofija 1994.
Macedonia di Valeria Salvini
Nella giovane letteratura macedone è sempre vivo l'interesse per la storia e la cultura del Paese. Tra i romanzieri della prima generazione si segnalano S. Drakul (1930-1999) e Ž. Čingo (1935-1987), che si sono concentrati sulla vita del villaggio nel più generale orizzonte del destino della patria; tra gli appartenenti alla seconda generazione, invece, V. Mančev (n. 1949), J. Damjanovski (n. 1946), V. Andonovski (n. 1964). Si distinguono, poi, il poeta, romanziere ed editore di lingua albanese R. Šabani (n. 1944) e L. Starova, albanese che scrive in macedone, autore di romanzi di successo tra cui Vreme na kozite (1993, Il tempo delle capre). Nell'ambito della poesia si era già manifestata una produzione in versi intimistica e suggestiva, di cui sono testimoni A. Šopov (1923-1982), S. Janevski (1920-2000) e M. Matevski (n. 1929). Emerge ancora l'opera di G. Todorovski (n. 1929) e di A. Popovski (n. 1931), oltre che la produzione delle poetesse K. Senfeld-Oljaca (n. 1946), M. Makedonska (n. 1950) e S. Hrstova-Jozik (n. 1941).
Dal 1962 la forte tradizione popolare e le tendenze letterarie contemporanee si confrontano annualmente nel Festival della poesia di Struga e nelle serate letterarie internazionali dedicate a K. Racin (1908-1943), fondatore della moderna letteratura macedone. La produzione teatrale macedone è volta a temi esistenziali e alle complesse problematiche del Paese, di cui si fanno portatori G. Stefanovski (n. 1952), D. Dukovski (n. 1969) e il regista cinematografico M. Mančevski (n. 1960).
bibliografia
M. Gurcinov, Sovremena makedonska literatura (La letteratura macedone contemporanea), Skopje 1983; J. Pavlovski, M. Pavlovski, Makedonija včera i denes (La Macedonia ieri e oggi), Skopje 1996.
Croazia e Bosnia di Barbara Lomagistro
Influenzate dalla guerra sono le letterature di Croazia e Bosnia, divise tra una partecipazione militante agli eventi e una totale estraneità. Rivivono il romanzo storico e il genere poliziesco, che permette di evadere più facilmente da una non facile quotidianità. Su tutti i generi della prosa giganteggia la saggistica, dai toni pacati e pacifisti, che spesso fa da contraltare all'estremismo della militanza presente in altri generi letterari come la poesia. Tra i più raffinati cultori del genere poliziesco vi è il croato G. Tribuson (n. 1948; Trava i korov: novi zapisi o odrastanju, 1999, L'erba e l'erbaccia: nuove note sulla crescita), mentre per la prosa legata ai temi bellici si segnala M. Jergović (n. 1966; Sarajevski Marlboro, 1994). La guerra è il tema centrale anche dell'opera teatrale del croato F. Šovagović (n. 1966) e del bosniaco A. Imširević (n. 1971). Si tratta di coraggiose voci isolate nel coro generale degli autori che hanno plaudito ai rivolgimenti bellici o che, al contrario, hanno taciuto. La produzione diaristica e memorialistica è divenuta un vero e proprio fenomeno letterario, mentre rinascono il saggio politico, filosofico ed etico-morale. Della saggistica croata sono rappresentativi D. Ugrešić (n. 1949; Kultura laži, 1996, La cultura della menzogna), autrice anche di romanzi, B. Buden (n. 1958) e B. Čegec (n. 1957); più ideologica la posizione di D. Horvatić (n. 1939). In Bosnia ed Erzegovina predominano la pubblicistica e una eterogenea prosa autobiografica, mentre la saggistica, pur rilevante, è meno rappresentata: R. Mahmudčehajić (Dobra Bosna, 1997, La buona Bosnia), I. Lovrenović (n. 1943), D. Karahasan (n. 1953) e M. Kovač (n. 1938).
bibliografia
G. Horvatić, Novi zakoni na književnoj stazi (Nuove norme del percorso letterario), in Republika, 1996, 1-2, pp. 288-300; D. Jeličić, Povijest hrvatske književnosti (Storia della letteratura croata), Zagreb 1996; S. Serdarević, Sarajevski ratni dnevnici. Autobiografsko u savremenoj bosanskoj književnosti (Diari di guerra di Sarajevo. L'elemento autobiografico nella letteratura bosniaca contemporanea), in Republika, 1997, 5-6, pp. 1-28.
Serbia di Barbara Lomagistro
Il motivo della guerra, soprattutto nel romanzo storico, ha fortemente influenzato gli scrittori serbi costringendoli a cercare il significato dei tragici eventi, come testimonia Bosanski bluz (2000, Blues bosniaco) di B. Tirnanić (n. 1941). Nel romanzo ha dominato comunque una visione umoristica, ironico-satirica e grottesca dell'esperienza della guerra: Hronika izgubljenog grada (1996, Cronaca della città perduta) di M. Kapor (n. 1937), Tvoje srce, zeko (1998, Il tuo cuore, leprotto) di S. Tontić (n. 1946) e Konačari (1995, Cavalieri) di N. Veličković (n. 1962). Una posizione critica verso la guerra è evidente nei romanzi di V. Jokanović (n. 1971) in cui essa rappresenta lo sfondo di situazioni esistenziali.
Questo orientamento artistico-creativo si contrappone a quello ermeneutico, di cui è esponente M. Pavić (n. 1929) alle prese con una nuova poetica della scrittura che vuole passare da un'espressione artistica irreversibile, dal punto di vista dell'autore, a una reversibile, che renda possibile diversi approcci da parte del lettore. Le sue Priče sa interneta (1998, Racconti da internet) presentano diverse possibilità di combinare frammenti di narrazione, disponibili in rete, realizzando così una poetica del leggere. Nella saggistica emergono S. Slapšak (n. 1948), R. Petković (n. 1953), D. Velikić (n. 1953), F. David (n. 1940) e Lj. Djurić (n. 1946). Tra i poeti si sono distinti per profondità di riflessione e qualità di realizzazione D. Jovanović Danilov (n. 1960) e V. Karanović (n. 1961), mentre nella drammaturgia spicca l'opera di B. Srbljanović (n. 1970; Beogradska trilogija, 1997, Trilogia belgradese; Pad, 2000, La caduta).
bibliografia
G. Slabinac, Semantička mreža ironije u pripovjednom tekstu (La rete semantica dell'ironia nel testo narrativo), in Tropi i figure, ed. Ž. Benčić, D. Fališevac, Zagreb 1995, pp. 311-26; V. Cidilko, Esej u savremenoj srpskoj i drugim južnoslovenskim književnostima - novo ponimanje anra (Saggio sulla letteratura serba contemporanea e su altre letterature iugoslave), in Istorija i istoričari srpske književnosti (Naučni sastanak slavista u Vukove dane 32/2), a cura di L. Subotic, Beograd 2004, pp. 227-39.
Slovenia di Barbara Lomagistro
La letteratura slovena ha reagito ai radicali mutamenti storici sia recuperando la tradizione nazionale, sia ricorrendo all'ironia o all'introspezione per allontanarsi dai complessi problemi politici e sociali. Grande vitalità hanno mostrato il romanzo storico, con D. Merc (n. 1952), la cronaca di eventi e le saghe locali, con I. Sivec (n. 1945), K. Kovič (n. 1931), B. Novak (n. 1944). Una notevole ripresa ha conosciuto anche il romanzo giallo, spesso caratterizzato da richiami a modelli occidentali (M. Novak, n. 1960, con Karfanaum ali As Killed, 1998, Cafarnao ovvero As Killed). Già attivo dagli anni Sessanta del 20° sec. e caratterizzato da una forte vena satirica e immaginativa, M. Tomšič (n. 1939) ha portato a maturazione queste caratteristiche nei romanzi più recenti (Vrnitev, 1997, Ritorno). Continua, inoltre, l'attività della "nuova prosa slovena" e "giovane prosa" degli anni Ottanta: D. Jančar (n. 1948), B. Gradišnik (n. 1951), M. Kleč (n. 1954), la citata Novak, I. Bratož (n. 1960), S. Borovnik (n. 1960), A. Bl atnik (n. 1963), a cui si avvicina J. Virk (n. 1962) con la sua prosa metafisica (Pogled na Tycho Brahe, 1998, Uno sguardo su Tycho Brahe). Alcune autrici, fra cui M. Novak Kajzer (n. 1951) e K. Marinčič (n. 1968), riscoprono il romanzo d'amore.
Al postmodernismo appartengono V. Žabot (n. 1958; Volčje noči, 1996, Notti da lupi) e F. Lainšček (n. 1959), scrittore, poeta, drammaturgo e romanziere assai prolifico (Vankoštanc, 1994). In poesia emerge E. Kocbek (1904-1981), la cui metafisica cristiana è accompagnata da elementi di filosofia esistenzialista (Zemlja, 1934, Terra; Groze in poročilo, 1969, Orrori e messaggio; Odisej in zvezde, 1969, Odisseo e le stelle).
bibliografia
A. Lah, Pregled književnosti (Rassegna di letteratura), 5° vol., Ljubljana 1996; Slovenska književnost (Letteratura slovena), 3° vol., a cura di T. Logar, Ljubljana 2000.
Romania di Angela Tarantino
In Romania, dopo una lunga serie di dittature, gli scrittori si sono trovati di fronte alla necessità di ricostruire il tessuto etico dell'espressione culturale, riannodando i fili spezzati della tradizione storica attraverso gli autori del periodo prebellico, ma soprattutto ripensando la propria attività, non più in una relazione subalterna rispetto al potere politico.
Nel circuito letterario sono ricomparsi i versi Architectura valurilor (1990, L'architettura delle onde) e i romanzi Sertarul cu aplauze (1992, Il cassetto con gli applausi) di A. Blandiana (n. 1942), Nostalgia (1993) di M. Cărtărescu (n. 1956) e Calpuzanii (1999, I Calpuzani) di S. Angelescu (n. 1945). Sono stati restituiti alla scena letteraria gli autori della diaspora, fra cui G. Melinescu (n. 1942), che ha adottato lo svedese per la prosa ma non per la poesia, e M. Vişniec (n. 1956), le cui opere drammatiche sono state riportate con grande successo sulla scena teatrale. Fra gli autori del passato riammessi nel circuito letterario con i loro diari vi sono M. Sebastian (1907-1945; Jurnalul 1935-1944, 1996, Diario 1935-1944) e J. Acterian (1916-1958; Jurnalul unei fiinje greu de muljumit, 1991, Il diario di un'esistenza difficile da soddisfare, scritto fra il 1932 e il 1949). Mentre in passato la letteratura, per esprimere il proprio disagio e l'insofferenza verso lo sguardo invadente del potere politico, era ricorsa alla scrittura ludica, allegorica, parodica, propria dell'estetica postmoderna, negli anni successivi, pur rimanendo fedele a tale formula estetica, la politica, la religione, la memoria diventano direttamente oggetto di riflessione.
Il tema della memoria e dell'estraneazione - nella doppia valenza di vivere in uno spazio geografico diverso, o di scegliere in patria l'esilio interiore - sono alla base delle migliori esperienze letterarie degli ultimi anni, che nella forma-diario combinano il valore estetico e la riflessione su importanti temi etici, come mostrano Jurnalul fericirii (1991, Diario della felicità) di N. Steinhardt (1912-1989), Jurnalul de la Tescani (1993, Diario di Toscani) di A. Pleşu (n. 1948), Jurnalul suedez (2004, Diario svedese) di G. Melinescu (1942), Cititul şi scrisul (2002, La lettura e la scrittura) di N. Manolescu (n. 1939), Uşa interzisă (2002, La porta interdetta) di G. Liiceanu (n. 1942), La apa Vavilonului (1999, Sul fiume di Babilonia) di M. Lovinescu (n. 1923). Anche in poesia il paradigma postmoderno continua a essere attivo: ne sono un esempio la scrittura allegorica, a tratti esoterica, di V. Mureşan (n. 1953), i testi ironici e sarcastici di I. Mureşan (n. 1955) ed E. Huruzeanu (n. 1955), i raffinati poemi di R. Bucur (n. 1956). Per la drammaturgia emergono H. Gârbea (n. 1962), autore della raccolta Cine l-a ucis pe Marx (2001, Chi ha ucciso Marx) e A.D. Comăneanu (n. 1958), coautrice insieme a H. Stănciulescu (n. 1955) della serie radiofonica Piaja rotundă (La piazza rotonda). Il fenomeno letterario più innovativo si deve invece a un gruppo di autori molto giovani che ha imposto un genere al confine fra la letteratura d'autore e quella di consumo, che la critica ha collocato nella categoria del romanzo erotico. Quasi sconosciuto nella storia della letteratura rumena, questo tipo di narrazione appare provocatoria, affrontando temi come il sesso, l'alcol, la droga, l'esistenza ai margini. Pur avendo suscitato pareri critici discordanti, hanno riscosso un certo successo i romanzi Pe bune/pe invers (2004, Diritto/rovescio) di A. Şchiop (n. 1973), RealK (2004) di D. Bucurenci (n. 1981), Fişa dei înregistrare (2004, Scheda di registrazione) di I. Baltica (n. 1980). La trasformazione del contesto sociale e culturale ha provocato non solo un mutamento nell'espressione letteraria in senso stretto, ma anche un cambiamento nella forma di trasmissione del testo letterario. In campo editoriale accanto a una pletora di piccole case editrici che offrono libri di scarsissima qualità, vanno ricordate Humanitas, la raffinata casa editrice fondata da Liiceanu, che sta salvando dall'oblio autori del periodo interbellico, e Polirom, il cui catalogo affianca agli autori consacrati la nuova generazione di 'scrittori contro'.
bibliografia
R. Ţeposu, Istoria tragică şi grotescă a întunecatului deceniu literar nouă (La storia tragica e grottesca della letteratura degli oscuri anni Novanta), Bucuresti 1993, Cluj-Napoca (Dacia) 20022; Quaderni del Premio Letterario Giuseppe Acerbi - Letteratura romena, 2005, 6.
Albania di Giuseppina Turano
Nella seconda metà del 20° sec. la scena letteraria fu dominata dal 'realismo socialista', che vide lo sviluppo di tutti i generi: dalla novella realista con S. Spasse (1914-1989) e J. Xoxa (1923-1979) a quella satirica con Q. Buxheli (n. 1925) e D. Agolli (n. 1931), dal racconto breve con D. Shuteriqi (1915-2003), N. Prifti (n. 1932), D. Xhuvani (n. 1934), N. Lera (n. 1944) e S. Godo (n. 1924) al dramma con K. Jakova (1916-1965) e alla commedia con S. Çomora (1918-1973). E poi la poesia con F. Arapi (n. 1929), Agolli, I. Kadare (n. 1936), A. Shkreli (1938-1997), R. Dedaj (n. 1939), A. Podrimja (n. 1942), X. Spahiu (n. 1945), B. Londo (n. 1948), P. Zogaj (n. 1950), M. Zeqo (n. 1949), M. Ahmeti (n. 1963). Tutta concentrata sulla esaltazione del popolo albanese, questa letteratura presenta, tuttavia, pure voci di dissenso che sono state pubblicate solo a partire dagli anni Novanta del 20° secolo. In questo decennio hanno visto la luce gli scritti di K. Trebeshina (n. 1926; Stina e stinëve, 1994, La stagione delle stagioni) e le poesie drammatiche di B. Xhaferri (1936-1987). È ritornata in patria la 'letteratura dell'esilio' con le opere di M. Camaj (1925-1992); a Pristina sono pubblicate le opere di V. Karahoda (n. 1968) e a Tirana i romanzi scritti da I. Kadare in Francia. La letteratura più recente è caratterizzata dal conflitto tra innovazione e tradizione. La rabbia che nasce dallo sradicamento dalla propria terra e il ricordo della patria sono i motivi che si ripetono nelle opere di quanti hanno lasciato il Paese - S. Dielli, G. Hajdari (Spine nere, 2004) -, mentre un disagio esistenziale caratterizza le opere di chi è rimasto - Agolli, Ahmeti, B. Çapriqi (n. 1960), V. Zhiti (n. 1952). Nella prosa la linea di continuità è rappresentata soprattutto dall'opera di Kadare, che riversa nei suoi romanzi miti antichi e leggende popolari, usanze avite ma sempre vive (Kronikë në gur, 1971, La città di pietra), la forza della besa, il mito del sacrificio e quello della resurrezione (Kush e solli Doruntinën?, 1980, Chi ha riportato Doruntina?), la sfida, il valore della vita e il prezzo della morte.
bibliografia
A. Aliu, Antologji e poezisë shqipe (Antologia della poesia albanese), Tetovë 2000; I. Kadare, Pasardhësi: roman (Il successore: un romanzo), Tiranë 2003.