Turca, letteratura
La situazione culturale e letteraria turca si presenta agli inizi del 21° sec. quanto mai complessa e articolata, poiché riflette il coesistere al suo interno di molteplici identità e sistemi di valori spesso in aperta contraddizione tra loro. Mentre la prospettiva di una possibile entrata della Turchia nell'Unione Europea ha riacceso il dibattito sull'identità culturale del Paese, l'ideologia laica su cui era stato fondato lo Stato turco, il processo di interiorizzazione sia delle norme comportamentali sia dei modelli importati dall'Occidente hanno dovuto confrontarsi con le istanze che provenivano dagli aderenti a movimenti religiosi che propongono una propria interpretazione della modernità conforme ai dettami dell'Islam e i cui rappresentanti politici sono alla guida del Paese. Al tempo stesso, i cambiamenti politici, sociali ed economici registrati a partire dai primi anni Ottanta del 20° sec. hanno favorito un'acquisizione di legittimità del singolo considerato non più come membro di una collettività nazionale, ma piuttosto rivalutato nella sua dimensione individuale. In letteratura tutto ciò ha portato a una legittimazione delle differenze, e ha visto l'emergere di molteplici personalità letterarie valutate per il loro valore intrinseco. La l. t. è divenuta pertanto terreno di ricerca di dimensioni culturali, sociali e personali alternative ai modelli imposti dall'alto oppure importati dall'esterno e le produzioni letterarie sono caratterizzate da un pluralismo che le rende difficilmente collocabili nell'ambito di un movimento letterario dominante.
In questo variegato panorama letterario è continuata incessante l'attività di Y. Kemal (n. 1923). I suoi ultimi romanzi, Fırat Suyu Kan Akıyor Baksana (1997, Eh guarda, nel fiume Eufrate scorre sangue), Karıncanın İçtiği Su (2002, Come l'acqua che la formica beve) e Tanyeri Horozları (2002, I galli dell'alba), hanno un'ambientazione originale rispetto alla produzione precedente. Sullo sfondo degli scambi di popolazione intercorsi tra Grecia e Turchia a partire dai primi anni Venti del 20° sec., un'isola al largo della costa anatolica, originariamente abitata da greci, viene ripopolata da un mosaico di genti provenienti da ogni angolo dell'ormai scomparso impero ottomano. La narrazione si incentra sugli sforzi di una nazione che cerca di ricostruire sé stessa e sulle difficoltà che ciascuno dei protagonisti incontra nel ridefinire la propria identità all'interno di una nuova comunità. Tra la fine del 20° e l'inizio del 21° sec. si è ulteriormente consolidata la fama di O. Pamuk, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 2006. Dopo Cevdet Bey ve Oğulları (1982, Il Signor Cevdet e i suoi figli), nei romanzi successivi, Sessiz Ev (1983; trad. it. La casa del silenzio, 1993), Beyaz Kale (1985; trad. it. Roccalba, 1992, poi Il castello bianco, 2006), Kara Kitap (1990; trad. it. Il libro nero, 1996), Yeni Hayat (1994; trad. it. La nuova vita, 2000), la scrittura di Pamuk si è arricchita di nuove tematiche e tecniche espressive. I complessi intrecci narrativi elaborano elementi storici, culturali e politici della Turchia, in costante tensione tra modernità e tradizione, laicità e religiosità. Così nel romanzo storico a più voci Benim Adım Kırmızı (1998; trad. it. Il mio nome è rosso, 2001), ambientato nella Istanbul di fine Cinquecento; e in Kar (2002; trad. it. Neve, 2004) nel quale, attraverso il microcosmo della città di frontiera di Kars, è presentato lo smarrimento di una Turchia lacerata da conflitti sia culturali sia estremismi di ogni sorta; mentre İstanbul. Hatıraları ve Şehir (2003; trad. it. Istanbul, 2006) è una nostalgica descrizione della città natale dell'autore che appare intrisa di memorie personali.
Meritano inoltre una particolare attenzione le poesie, i racconti e le opere teatrali dello scrittore omosessuale M. Mungan (n. 1955). I suoi scritti, mediante un linguaggio evocativo, esplorano soprattutto i processi di formazione dell'identità maschile attraverso la molteplicità di forme in cui essa si rivela e l'impossibilità di vivere l'amore se non come utopia. Molto attivi e apprezzati sono anche A. Altan (n. 1950), S. İleri (n. 1949), M. Levi (n. 1957) e N. Gürsel (n. 1951; Son Tramvay, 1991, trad. it. L'ultimo tramway, 1995; Boğazkesen Fâtih'in Romanı, 1995, trad. it. Il romanzo del conquistatore, 1997).
Uno dei fenomeni più significativi è stato il crescente numero di scrittrici che si sono imposte sulla scena letteraria. Accanto alla schiera di autrici affermatesi dagli anni Settanta, quali A. Ağaoğlu (n. 1929), İ. Aral (n. 1944), E. Atasü (n. 1947), O. Baydar (n. 1940), L. Erbil (n. 1931), Füruzan (n. 1935), A. Kulin (n. 1941), A. Kutlu (n. 1938), P. Kür (n. 1943), N. Meriç (n. 1924), S. Çokum (n. 1943), T. Uyar (1941-2003), è emersa una nuova generazione di scrittrici concordi nel rifiutare etichette di genere e tese a rimarcare la loro identità di autrici. Nelle loro opere, pervase da un forte lirismo, esprimono emozioni, desideri, paure, indagano tematiche politico-sociali e offrono un contributo alle discussioni sulla ridefinizione dei ruoli individuali, sovvertendo le tradizionali aspettative sociali legate a stereotipate definizioni di genere. Dopo il successo di Sevgili Arsız Ölüm (1983; trad. it. Cara spudorata morte, 1988), L. Tekin (n. 1957) è tornata a occuparsi di emigrazione, falsa urbanizzazione e marginalità nei romanzi Berci Kristin Çöp Masalları (1984; trad. it. Fiabe dalle colline dei rifiuti, 1995) e Buzdan Kılıçlar (1989, Le spade di ghiaccio). Con Gece Derseleri (1986, Lezioni notturne) ha riaperto il discorso autobiografico ripercorrendo la sua controversa militanza in un movimento politico di sinistra. Aşk İşaretleri (1995, Segni d'amore), seguito da Ormanda Ölüm Yokmuş (2001, Nel bosco non c'era la morte) e Unutma Bahçesi (2004, Il giardino dell'oblio), ha segnato una svolta nella sua produzione letteraria in cui esprime a suo dire l'impellente bisogno di allontanarsi dal mondo dei poveri per cominciare a osservare l'umanità intera. Hanno suscitato attenzione i più recenti lavori realizzati da D. Asena (1946-2006), il cui Kadının Adı Yok (1987, La donna non ha nome), inizialmente censurato, è considerato il primo manifesto letterario del femminismo turco, e di N. Eray (n. 1945), prolifica scrittrice di racconti, romanzi e commedie. Gli elementi fantastici che pervadono la sua scrittura, il sovvertimento delle tradizionali categorie spazio-temporali, il continuo svelare la finzione del processo narrativo sono concepiti come mezzi per evadere da una realtà domestica e sociale percepita come claustrofobica e repressiva. Apprezzata è anche B. Uzuner (n. 1955), il cui terzo romanzo Kumral Ada~Mavi Tuna (1997) è stato pubblicato in Italia con il titolo Ada d'ambra (2003). Tra le giovani scrittrici si segnalano A. Erdoğan (n. 1967), impostasi all'attenzione con il romanzo Kırmızı Pelerinli Kent (1998, La città dalla mantellina rossa), P. Mağden (n. 1960: İki Genç Kızın Romanı, trad. it. Due ragazze, 2005), A. Tunç (n. 1964), L. İpekçi (n. 1966) e N. Barbarosoğlu (n. 1961). Grande successo hanno riscosso i romanzi di E. Şafak (n. 1971), nell'ultimo dei quali, scritto in inglese (The saint of incipient insanities, 2004), esplora e infrange le convenzionali definizioni di genere, di ruolo, di identità e appartenenza. Accenti ben più realistici caratterizzano le opere della scrittrice curda S. Samancı (n. 1962; Reçine Kokuyordu Helin, 1993, trad. it. Helin profumava di resina, 2002), che con grande capacità descrittiva dà voce alla sua terra e alla sua gente sullo sfondo della complessa situazione politica. Di F. Çiçekoğlu (n. 1951), che ha esordito con il romanzo Uçurtmayı Vurmansılar (1986, Che non sparino all'aquilone), ispirato alla sua detenzione come oppositrice politica, sono apparsi in italiano, dall'edizione francese Méditerranéenne? (in Le Méditerranée turque, 2000), il racconto Mediterraneo? (in Lo sguardo turco: rappresentare il Mediterraneo, 2001) e il contributo a Global novel (2003; trad. it. Il mio nome è nessuno. Global novel, 2005), romanzo scritto a più mani. Altre autrici ricoprono un ruolo importante nella letteratura militante del movimento islamico. C. Aktaş (n. 1960), E. Özkan Şenlikoğlu (n. 1953) e M. Alpay Gün affermano con decisione la propria identità di donne musulmane, l'uso del velo quale scelta consapevole e rivendicano su queste basi un pieno riconoscimento sociale. Con le loro opere, dai toni didascalici, si pongono spesso in netto antagonismo con l'universo femminile laico.
A partire dagli anni Novanta del 20° sec. la poesia ha perso le forti connotazioni ideologiche e di protesta sociale per entrare in una dimensione creativa eclettica, difficilmente riconducibile a movimenti o scuole particolari. Se, per es., si è registrata una riscoperta dei canoni estetici della poesia classica ottomana adattati all'espressività tipica della poesia moderna, un gruppo di poeti (noti come poeti musulmani) ha tradotto la propria visione della realtà, che è intrinsecamente legata ai tradizionali valori islamici, svincolandosi dalle norme della metrica quantitativa o sillabica. Hanno continuato a essere attivi, sperimentando nuove tematiche e forme creative, poeti distintisi già per il loro impegno politico costato, in alcuni casi, esili, censure e anche incarcerazioni. Tra essi A. Behramoğlu (n. 1942), R. Durbaş (n. 1944), Y. Miraç (n. 1953), M. Çetin (n. 1955), M. Yaşın (n. 1958), Y. Odabaşı (n. 1961) e le poetesse G. Akın (n. 1933) e S. Sennur (n. 1943). Il più noto poeta turco contemporaneo è E. Batur (n. 1952); le sue poesie sono apparse tradotte in italiano in due raccolte: Scritti e sigilli: 1973-1990 (1992) e Imago Mundi (1994). Tra i talenti della nuova generazione vi è küçük İskender (pseud. di İskender Över, n. 1964), il quale si definisce poeta marginale e metropolitano. Le sue poesie dai toni duri, vibranti e ironici usano il gergo tipico della subcultura urbana e sono pervase da una profonda empatia per gli esclusi e per i ribelli. Anche la produzione teatrale appare molto dinamica. Pamuk, Eray, Çiçekoğlu, Mungan e la poetessa M. Gürpınar (n. 1941) hanno variamente sperimentato scritture teatrali e sceneggiature cinematografiche. In particolare sono stati molto apprezzati i lavori di Mungan (Bir Garip Orhan Veli, 1993, Uno strano Orhan Veli). Molti consensi hanno ottenuto inoltre le opere di B. Erenus (n. 1943), dello scrittore e caricaturista B. Ak (n. 1956) e del poeta T. Nar (1961; Çöplük, 1995, La collina dei rifiuti). F. Şensoy (n. 1951), che era stato il fondatore nei primi anni Ottanta della compagnia teatrale Ortaoyuncular e dell'omonima casa editrice, rimane un attivo promotore di eventi teatrali. Mentre la prematura scomparsa di M. Baydur (1951-2001) ha privato il teatro turco di una delle sue voci più promettenti.
Fuori della Turchia si segnala l'emergere di una letteratura prodotta in lingua tedesca da turchi residenti in Germania. Tali opere esplorano le tensioni individuali e sociali del vivere in bilico tra due identità culturali, i problemi della marginalità e le insidie dell'assimilazione e del multiculturalismo. Tra gli autori E. Sevgi Özdamar (n. 1946; Das Leben ist eine Karawanserei, 1992), A. Tekinay (n. 1951) e la poetessa Z. Çırak (n. 1961). Sono apparsi in traduzione italiana i romanzi Abschaum (1997; trad. it. 1999) di F. Zaimoğlu (n. 1964), Der Erottomane (1999; trad. it. 2003) di Z. Şenocak (n. 1961), Selam Berlin (2003; trad. it. 2005) di Y. Kara (n. 1965), considerati tra le voci più interessanti di questa produzione letteraria.
bibliografia
Turkish culture in German society today, ed. D. Horrocks, E. Kolinsky, Providence-Oxford 1996.
A. Yüksel, Çağdas̆ Türk Tiyatrosunda On Yazar (Dieci autori del teatro turco contemporaneo), İstanbul 1997.
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Tanzimat'tan Bugüne Edebiyatçılar Ansiklopedisi (Enciclopedia degli scrittori dall'epoca delle Tanzimat a oggi), 2 voll., İstanbul 2001.