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DIOGNETO, Lettera a

di Mario Niccoli - Enciclopedia Italiana (1931)
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DIOGNETO, Lettera a

Mario Niccoli

È uno dei più antichi e suggestivi scritti dell'antichità cristiana, "la cosa più scintillante che sia stata scritta in greco dai cristiani" (Norden). Più che un'apologia vera e propria può considerarsi come il ponte di passaggio fra la letteratura subapostolica e quella apologetica del sec. II (v. apostolici, padri; apologetica). Ai Padri Apostolici si ricollega soprattutto per l'intensita dell'esperienza religiosa che essa rivela; dagli apologisti si distacca per l'assenza completa di un'impostazione intellettualistica dell'apologia.

Lo scritto è in forma di lettera diretta a un tal Diogneto, da alcuni identificato con lo stoico che fu uno dei maestri di Marco Aurelio; si è pensato anche con una certa audacia che Διόγνητος ("generato da Giove") sia, anziché un nome proprio, l'attributo di qualche imperatore (Adriano?) cui l'apologia sarebbe stata indirizzata. L'argomento dello scritto è enunciato dall'autore (cap. I) in un piano cui si mantiene in seguito sostanzialmente fedele: egli intende esporre "in quale divinità i cristiani ripongano la loro fiducia e come, dirigendo a essa il loro culto, tutti concordemente tengano a vile il mondo, sfidino la morte, non reputino dei quelli che sono ritenuti tali dagli Elleni, né rispettino la superstizione giudaica; quale vincolo di affetto li leghi vicendevolmente e per quale ragione infine un simile nuovo genere di uomini e una tal foggia di vita siano apparsi al mondo ora e non prima". La parte più notevole della lettera è però l'illustrazione che l'autore fa (cap. V-VI) dell'esperienza e della vita cristiana dilungandosi a illustrare in una pagina mirabile il perfetto parallelismo fra la funzione dell'anima nel corpo e quella dei cristiani nel mondo. Con il capo X la lettera potrebbe dirsi conclusa sull'esortazione rivolta a Diogneto di abbracciare la nuova fede: i due capitoli finali (X-XI) sono difatti dai critici concordemente (tranne il Kihn) ritenuti spurî.

La lettera ci è stata trasmessa in un solo manoscritto di Strasburgo, del 1300 circa, distrutto nel 1870; tracce di essa sono completamente assenti nella letteratura cristiana, ciò che complica il problema della paternità e della data di composizione della lettera, dal manoscritto attribuita infondatamente a Giustino e come tale pubblicata dal suo primo editore Enrico Stefano. Molte, quindi, le ipotesi, spesso assurde (si è pensato persino a una falsificazione del sec. XVI): per l'autore si sono fatti i nomi di Apollo, Clemente Romano, Aristide, Quadrato, Marcione, Apelle; per la data, si è sceso fino in epoca post-costantiniana senza tener conto che nella lettera vi sono indubbî accenni a una persecuzione (è questo anzi l'unico termine ad quem che abbiamo per datarla). Le ipotesi più legittime tendono a riferire la lettera a uno scrittore di tendenze marcatamente paoline, vissuto nella prima metà del secondo secolo. Circa l'autore degli ultimi due capitoli l'ipotesi più probabile è che essi siano opera di Ippolito Romano.

Ediz.: Oltre l'editio princeps dello Stefano (Parigi 1592) e le raccolte dei Padri Apostolici, vedi le due edizioni curate da J.C. Th. Otto: nell'edizione delle opere di Giustino (II, Jena 1843) e nel Corpus Apologetarum (III, 3ª ed., Jena 1879 pp. 158-211); quelle curate da K. Lake (in The Apostolic Fathers, testo e trad. inglese, Londra 1917); E. Buonaiuti (testo e trad. italiana, Roma 1921); J. Geffcken (testo e trad. latina, Heidelberg 1928).

Bibl.: Oltre quella citata da O. Bardenhewer, Geschichte der altkirchlichen Litteratur, I, 2ª ed., Friburgo in B. 1913, pp. 316-325; e da E. Buonaiuti, nella prefazione all'ed. cit., v.: J. Geffcken, Der Brief and Diognetos, in Zeitschrift für Kirchengesch., I (1924), pp. 348-350 e l'introduzione all'ed. citata.

Vedi anche
santo Giustino Martire e scrittore cristiano (n. Flavia Neapolis, od. Nabulus - m. Roma 165 circa). Ritenuto il maggiore apologista cristiano greco del II sec., fondò una scuola di dottrina cristiana e fu maestro itinerante di filosofia. Delle molte opere attribuitegli, fra quelle pervenuteci solo due apologie e il ... apologetica L’arte, la metodologia e la scienza dell’apologia, specie nella filosofia (anticamente l’a. fu parte della dialettica) e più ancora nella religione. Mirando a difendere la verità contro l’errore, a sostenere una credenza e i suoi seguaci contro obiezioni di avversari, l’a. si può dire propria delle religioni ... corpo Termine generico con cui si indica qualsiasi porzione limitata di materia oppure la struttura fisica dell’uomo e degli animali oppure un insieme di cose o persone che formino un tutto omogeneo. Anatomia Il c. umano si suddivide in tre regioni: testa, tronco e arti. La prima è collegata alla seconda ... stoicismo Nella storia del pensiero antico, la dottrina e la tradizione che si collega a Zenone di Cizio e alla sua scuola, così chiamata perché Zenone e i suoi successori usavano adunarsi nella Stoà Poikìle. Periodizzazione Storicamente nella scuola stoica si possono distinguere tre grandi periodi. Il primo, ...
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  • LETTERATURA SUBAPOSTOLICA
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Vocabolario
lèttera
lettera lèttera (o léttera) s. f. [lat. lĭttĕra; come sinon. di epistŭla il latino adoperava il pl. littĕrae; cfr. il gr. γράμμα, pl. γράμματα, nei due sign]. – 1. a. Ciascuno dei segni con cui si rappresentano graficamente i suoni delle...
letterato¹
letterato1 letterato1 (ant. litterato) s. m. e agg. (f. -a) [dal lat. litteratus, der. di littĕra «lettera»]. – 1. Chi si dedica attivamente allo studio della letteratura e svolge abitualmente o professionalmente attività letteraria (come...
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