LETOON
Santuario licio nella pianura del fiume Xanthos, situato 4 km a SO della città di Xanthos, nei pressi del moderno villaggio di Kumlu-Ova, nella provincia di Fethiye. Il mito della fondazione del L. ci è stato trasmesso da Menecrate di Xanthos e Nicandro di Colofone, attraverso Antonino Liberale che nelle Metamorfosi (XXXV) racconta di Latona la quale, dopo aver partorito a Delo Apollo e Artemide, arrivò alla foce dello Xanthos. Qui, volendo bagnare i due gemelli nelle acque di una sorgente, ne fu impedita dai guardiani di buoi del posto, che ella punì trasformandoli in rane. Una narrazione identica ricorre in Ovidio (Met., V, 317- 381). Si tratta evidentemente di un racconto ellenizzante destinato a conciliare la tradizione delia con l'esistenza di un culto di Latona nei pressi di una sorgente sacra. Le testimonianze archeologiche più antiche risalgono al VII sec. a.C. In origine la divinità adorata doveva essere la dea madre anatolica assieme al suo seguito, poi assimilati rispettivamente a Latona e alle Ninfe. Il santuario è menzionato da Strabone (XIV, 3, 6) e da Appiano (Mithr., 27).
Il complesso venne scoperto nel 1841 dall'ufficiale inglese Hoskyn, accompagnatore di Ch. Fellows (v. xanthos). Fu successivamente visitato da Benndorf nel 1881, e quindi nuovamente nel 1892 da questi e da Kalinka e Hula che provvidero al rilevamento di una pianta e ricopiarono le iscrizioni visibili in superficie. Dal 1962 è oggetto di scavi da parte di una missione archeologica francese, prima sotto la direzione di H. Metzger e quindi di Ch. Le Roy. I ritrovamenti sono distribuiti tra il museo di Antalya, il museo di Fethiye e un deposito sul posto.
Il santuario vero e proprio aveva una pianta di forma approssimativamente rettangolare misurante all'incirca m 150 da N a S e m 100 da E a Ο. A Ν era completato da un teatro costruito in età ellenistica. L'esistenza di uno stadio è indirettamente rivelata da alcune iscrizioni che menzionano concorsi atletici, ma non se ne è ancora individuata l'ubicazione.
Lo hieròn era disposto su due livelli: a E la terrazza, sulla quale sorgevano i templi, era stata scavata nella roccia; a O, a S e a N, 3 m più in basso, era un vasto piazzale contornato da porticati, ancora non completamente scavato, sul quale si trovavano, ai piedi dei templi, la sorgente rituale che alimentava un bacino e gli edifici consacrati al culto delle Ninfe.
Nel VI sec. a.C. venne effettuata la sistemazione della sorgente sacra, presso la quale sono state ritrovate alcune figurine in terracotta offerte come ex voto. Nello stesso periodo fu edificato, a Ν del santuario, un piccolo edificio, di cui resta soltanto un angolo, costruito sulla fronte con blocchi accuratamente squadrati e dotati di un canale di scolo per le acque.
Nel V sec., il declivio della piccola collina sovrastante il santuario venne tagliato per formare una parete rocciosa con orientamento N-S, orientamento che condizionò in seguito quello di tutte le costruzioni del santuario. Tre edifici cultuali si impiantano su questa terrazza: a E (B) una sostruzione in calcare dotata di profondi incavi era probabilmente sormontata da una struttura in legno di tipo licio. Al centro (E) venne mantenuto un enorme blocco roccioso, tagliato su tre lati e appiattito superiormente, che con ogni probabilità serviva da sostegno per un elemento cultuale di cui non resta alcuna traccia.
A O una cella lunga m 8 e larga m 6,73 (A), eretta alla fine del V o agli inizî del IV sec., potrebbe costituire il primo tempio di Latona. La data della sua costruzione corrisponde al regno del monarca Arbinas, attestato anche da iscrizioni bilingui greco-licie. Sempre nel V sec. venne eretto nella parte settentrionale del santuario un grande edificio a cinque ambienti, con soffitti sostenuti da pilastri, che risente dell'influenza della Persia achemenide.
Nella seconda metà del IV sec., infine, fu realizzata la stele trilingue scoperta nel 1973. Il testo, una legge sacra che menziona un altare e sacrifici per due divinità, il «re di Kaunos» e Arkesimas, venne inciso nel corso del regno di un Artaserse, nel 358 oppure nel 338 a.C. La stele però rimase a vista per un periodo molto breve e venne messa da parte al più tardi al termine dell'impero achemenide. Il testo della legge, scritto in licio e in greco con un riassunto in aramaico, lingua ufficiale della cancelleria persiana, ha consentito di compiere importanti progressi nella decifrazione della lingua licia.
Divenuto nel III sec. il santuario federale della lega licia, il L. venne completamente rinnovato. Gli edifìci a Ν furono abbattuti per far posto a un porticato ad angolo retto, che circonda il complesso del tèmenos. Intorno alla metà del II sec. i tre edifici della terrazza centrale vennero sostituiti da altrettanti templi. Quello maggiore, a O, è il Tempio di Latona. Si tratta di un edificio di ordine ionico, di sei colonne per undici, senza opistodomo, con un ordine interno di semicolonne addossate, di ordine corinzio. Il tempio centrale (E) è costituito da una semplice cella priva di peristilio, di ordine ionico, forse dedicata ad Artemide. Il tempio orientale (B) è di ordine dorico. Nella sua cella vennero riutilizzate parzialmente le fondazioni della struttura licia per inserirvi un mosaico sul quale sono raffigurati, ai due lati di un rosone, una lira e un arco con la faretra, da cui si può dedurre che si trattava del Tempio di Apollo.
A S del santuario, sulle sponde del bacino d'acqua, venne costruito un ninfeo: una grotta artificiale con copertura a volta ospita una base a forma di ferro di cavallo sulla quale dovevano essere esposte piccole immagini cultuali.
Sono state parzialmente ricomposte sei statue colossali, originariamente collocate accanto al porticato settentrionale. Esse si dispongono cronologicamente tra il 160 e il 120 a.C. e sono stilisticamente ricollegabili ad ateliers di Coo. Una testa femminile scoperta vicino al ninfeo rivela invece l'influenza di Pergamo.
Poco dopo la visita di Adriano in Licia del 129 d.C. si intraprese la costruzione di un grande ninfeo a sigma, che sorgeva lungo la sponda occidentale del bacino, immorsandosi al porticato, specularmente al ninfeo ellenistico. A partire dal III sec. però il santuario si impoverì e si trovò a dover contrastare l'innalzamento della falda freatica, le alluvioni invernali e i depositi alluvionali. Nel IV sec. la parte bassa venne abbandonata, il Tempio di Latona cadde in disuso e gli altri due vennero distrutti. Una chiesa paleocristiana venne eretta nel V sec., utilizzando numerosi blocchi di reimpiego. Un'iscrizione in mosaico ci conserva il nome di un diacono, Eutyches. Il Tempio di Latona venne definitivamente distrutto e il sito fu completamente abbandonato nel corso del VII sec. d.C.
Bibl.: H. Metzger, E. Laroche, A. Dupont-Sommer, Fouilles de Xanthos, VI. La stèle trilingue du Létôon, Parigi 1979; A. Balland, Fouilles de Xanthos, VIII. Inscriptions d'époque imperiale du Létôon, Parigi 1981; H. Metzger (ed.), Fouilles de Xanthos, IX. La région Nord du Létôon; les sculptures, les inscriptions gréco-lyciennes, Parigi 1992.
Rapporti di scavo: H. Metzger, in RA, 1966, pp. 101-112; in TürkAD, XV- XVI, 1969 (1970), pp. 145-147; XVII, 1970 (1972), pp. 169-171; in RA, 1970, pp. 307-322; in TürkAD, XVIII, 1971 (i973)> PP· 117-121; XX, 1973 (i975). pp. 79-82; in RA, 1974, pp. 313-340; in TürkAD, XXIII, 1976 (1980), pp. 187-200; id., Fouilles du Létôon de Xanthos (1962-1972), in The Proceedings of the Xth International Congress of Classical Archaeology, Ankara 1975, Ankara 1978, pp. 789-803; id., in II. Kazi Sonuçlan Toplantisi, Ankara 1980, pp. 57- 60; C. Le Roy, in III. Kazi Sonuçlan Toplantisi, Ankara 1981, pp. 59-61; IV, Ankara 1982, pp. 225-228; VII, Ankara 1985, pp. 431-438; VIII, 2, Ankara 1986, pp. 187-192; IX,2, Ankara 1987, pp. 215-224.
Topografia e architettura: E. Hansen, Ch. Le Roy, Au Létôon de Xanthos, les deux temples de Léto, in RA, 1976, pp. 317-331; H. Metzger, Salles hypostyles au Létôon de Xanthos, in J. L. Huot (ed.), De l'Indus aux Balkans. Recueil à la mémoire de J. Deshayes, Parigi 1985, pp. 159-164; E. Hansen, Le temple de Leto au Létôon de Xanthos, in RA, 1991, pp. 323-340; Ch. Le Roy, Le développement monumental du Létôon de Xanthos, ibid., pp. 341-351.
Scultura: J. Marcadé, Tête féminine du Létôon de Xanthos, in RA, 1976, pp. 113-120; id., Les statues recomposées du Létôon de Xanthos, in CRAI, 1980, pp. 737-759.
Epigrafia: O. Benndorf, G. Niemann, Reisen in Lykien und Karien, I, Vienna 1884, pp. 118-123; E. Kalinka (ed.), Tituli Asiae Minoris, II, 2, Vienna 1930, pp. 181-184; H. Metzger, E. Laroche, A. Dupont-Sommer, La stèle trilingue récemment découverte au Létôon de Xanthos, in CRAI, 1974, pp. 82-149; J. Bousquet, Arbinas, fils de Gergis, dynaste de Xanthos, ibid., 1975, pp. 138- 150; L. Robert, Catalogue agonistique des Rhômaia de Xanthos, in RA, 1978, pp. 227-290; H. Metzger, La base d'Arbinas au Létôon de Xanthos, in VIII Türk Tarih Kongresi, Ankara 1979, pp. 471-475; A. Balland, Ch. Le Roy, Le monument d'Hermogénès au Létôon de Xanthos, in RA, 1984, pp. 325-350; Ch. Le Roy, Une loi sacrée au Létôon de Xanthos, ibid., 1986, pp. 281-300; J. Bousquet, Lettre de Ptolémée Evergète à Xanthos de Lycie, in REG, XCIX, 1986, pp. 22-32; id., La stèle des Kyténiens au Létôon de Xanthos, ibid., CI, 1988, pp. 12-53; I. Bousquet, Ph. Gauthier, Un juge de Xanthos à Angeira de Pisidie, ibid., CVI, 1993, pp. 12-23.