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LESBONATTE

di Camillo Cessi - Enciclopedia Italiana (1933)
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LESBONATTE (Λεσβῶξαξ, Lesbonax)

Camillo Cessi

Retore, che si crede vissuto nel sec. II d. C. É dichiarato nel codice Crippsianus autore di tre declamazioni che si fingono scritte per occasioni reali negli ultimi tempi della vita politica di Atene. Altrimenti ignoto, questo L. si può forse identificare con quel Mitileneo al quale si deve la più antica raccolta di lettere erotiche conosciute e che fu scolaro di Timocrate. È incerto se sia lo stesso a cui furono indirizzate le lettere 22 e 61 della raccolta attribuita ad Apollonio di Tiana.

Le tre declamazioni presentano caratteri stilistici molto diversi, specialmente nell'uso dell'articolo e nell'ammissione dello iato. La prima si attiene alle norme dell'attico, e contiene molte reminiscenze degli oratori attici (soprattutto di Isocrate [Plataico]), non però di Tucidide, le altre due sono a questo riguardo molto più libere. Non mancano le clausole retoriche (trocaiche e cretico-trocaiche). La prima (Πολιτικός) si finge scritta dopo la caduta di Platea (427 o 373?) e istiga gli Ateniesi a una spedizione punitiva contro i Tebani (e pare che non sia neppure completa); la seconda (Προτρεπτικός) è un'esortazione prima della battaglia, di carattere generico sofistico-retorico per la determinazione dell'ἀγαϑόν; e con stretti riferimenti alla prima. La terza, che presenta la condizione di Atene dopo il 413 quando i Lacedemoni istigarono gli schiavi di Atene contro i loro padroni, è essa pure un'esortazione agli Ateniesi contro gli Spartani. Fozio lesse 16 declamazioni (Bibl., cod. 74, 52 a) di Lesbonatte.

Ediz.: Ed. principe (Aldina), Venezia 1513; Orelli, 1830; Bekker, 1824 (Oratores Attici); Dobson 1828 (Oratores Attici); soprattutto F. Kiehr, Lesbonactis sophistae quae supers., Lipsia 1907.

Bibl.: F. Blass, Antiphon, 2ª ed., Lipsia 1881; Radermacher, in Rhein. Mus., L (1895), p. 137 seg.; E. Drerup [‛Ηρώδου] περὶ πολιτείας, Paderborn 1908; St. Heibges, De clausulis Charitoneis, Halle 1911; Aulitzy, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XII, colonne 2104-2106.

Vedi anche
Taziano ‹-zz-› (gr. Τατιανός). - Apologeta cristiano (n. probabilmente in Siria tra il 120 e il 130). Educato alla cultura greca, fu forse un filosofo vagante sulla moda dei retori o cinici; convertitosi al cristianesimo, più tardi si avvicinò forse a scuole gnostiche e a lui gli eresiologhi antichi fanno risalire ... Eliano, Claudio (gr. Αἰλιανός, lat. Claudius Aelianus). - Sofista (170 circa - 235 circa d. Eliano, Claudio) di Preneste (Palestrina); discepolo del sofista Pausania di Cesarea, ma romano di costumi e di sentimenti, parlava e scrisse in greco attico (fu appunto detto μελίγλωττος, dalla lingua dolce come il miele). Restano ... Diògene Laerzio Diògene Laerzio (gr. Δ. Λαέρτιος, lat. Diogĕnes Laertius). - Scrittore greco, di cui sono incerti il nome, l'origine (forse di Laerte in Cilicia) e l'epoca (ma probabilmente verso la metà del 3º sec. d. C.). Di lui ci è pervenuta una raccolta delle vite dei più illustri filosofi, il cui titolo è incerto.  Opere. ... Pìndaro Pìndaro (gr. Πίνδαρος, lat. Pindărus). - Poeta lirico greco (Cinoscefale, Beozia, 518 a. C. - Argo 438 a. C.). Discendente della nobilissima famiglia degli Egidi (Αἰγεῖδαι) di origine dorica, Pindaro ricevette nella sua patria la prima educazione musicale e letteraria; la tradizione lo mette in rapporto ...
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