Les deux anglaises et le continent
(Francia 1971, Le due inglesi, colore, 132m); regia: François Truffaut; produzione: Les Films du Carrosse, Cinétel; soggetto: dal romanzo Les deux anglaises et le continent di Henri-Pierre Roché; sceneggiatura: François Truffaut, Jean Gruault; fotografia: Nestor Almendros; montaggio: Yann Dedet, Martine Barraqué; scenografia: Michel de Broin; musica: Georges Delerue.
Mentre scorrono i titoli di testa, vengono inquadrate alcune copie del romanzo di Henri-Pierre Roché da cui è tratto il film, Les deux anglaises et le continent: una di queste contiene le annotazioni autografe del regista. Siamo a Parigi, a fine Ottocento: il giovane Claude Roc, proveniente da una famiglia facoltosa, conosce Anne Brown, figlia di un’amica inglese di sua madre. I due si frequentano intensamente e mentre visitano insieme la città Anne, che ha la passione della scultura, parla spesso a Claude di sua sorella minore Muriel. All’arrivo dell’estate sarà Claude a recarsi in Galles per andare a trovare l’amica nella casa sul mare dove abita con la madre e la sorella. Se in un primo momento la ribelle e scontrosa Muriel, costretta spesso a letto per un disturbo agli occhi, non dà molta confidenza al giovane, ben presto i tre diventano inseparabili. Claude, che inizialmente sembrava innamorato di Anne, ben presto è attratto anche da Muriel, complice la sorella maggiore che fa di tutto per avvicinarli. Quando Claude chiede Muriel in matrimonio, la ragazza, dopo un momento di incertezza, accetta con passione. Se la signora Brown non ha intenzione di ostacolarli, la madre di Claude, avvisata per lettera, arriva nel Galles e manifesta il suo dissenso riguardo al matrimonio del figlio con una donna straniera e di salute cagionevole. Si deciderà dunque di tenere separati i due giovani per un anno, alla fine del quale lasciarli agire secondo i loro desideri, qualora i loro sentimenti fossero invariati. Tornato a Parigi, Claude, divenuto critico d’arte, frequenta altre donne e, prima che l’anno sia passato, interrompe la relazione con Muriel, che ne soffre terribilmente. Qualche tempo dopo, Anne va a vivere a Parigi per dedicarsi alla scultura e diviene l’amante di Claude; il giovane però frequenta altre donne e ben presto anche Anne conosce un altro uomo, Diurka, con cui partirà per un viaggio in Persia. Qualche tempo dopo, Anne torna a Parigi insieme alla sorella e Claude decide di rivedere Muriel; l’amore tra i due sembra scoppiare di nuovo, ma la loro storia si interrompe quando Anne confessa alla sorella di essere stata l’amante del giovane. Ormai solo, essendo morta anche sua madre, Claude guarisce dalla sua disperazione raccontando in un romanzo la sua storia con le due sorelle. Dopo qualche anno, Claude viene a sapere da Diurka che Anne è morta di tubercolosi e che Muriel passerà da Calais per andare a ricoprire un posto da insegnante a Bruxelles. L’uomo la raggiunge e i due passano la notte insieme, la prima notte d’amore della vita di Muriel, ormai trentenne. La mattina successiva, però, la donna si allontana per sempre, sicura che la storia con Claude non possa funzionare a causa della loro diversità. Dopo aver ricevuto una lettera in cui Muriel gli annuncia di aspettare un figlio da lui, Claude riceve anche la smentita e la richiesta, da parte della donna, di non vedersi mai più. Nella scena finale vediamo Claude, quindici anni dopo, che osserva alcune collegiali inglesi in visita a Parigi, chiedendosi se tra queste ci sia la figlia di Muriel. Osservandosi riflesso nel vetro di una macchina, l’uomo dice a se stesso: «Ma che cosa ho oggi? Sembro un vecchio».
Girato subito dopo il leggero Domicile conjugal (1970; Non drammatizziamo... è solo questione di corna), il melodrammatico Les deux anglaises et le continent, tratto dal secondo e ultimo romanzo di Roché, non ottenne un grande successo in Francia. Il regista, che invece lo considerava uno dei suoi film più riusciti dal punto di vista formale, anche grazie alla fotografia sapiente di Nestor Almendros, rimase talmente deluso da accettare di tagliare più di venti minuti di pellicola, per poi reintegrarli nella versione finale nel 1984. Rispetto al film del 1962 tratto dal primo libro dello stesso scrittore, Jules et Jim, questo si presenta molto diverso, pur avendo al centro lo stesso tema, quello di un triangolo amoroso. Se il primo era un inno alla gioia e alla giovinezza, il secondo è ricco di elementi tragici, e con un finale triste, che allude con insistenza all’arrivo della vecchiaia. Probabilmente, nella Francia post-Sessantotto, apparve singolarmente poco adeguata ai tempi anche la centralità del contrasto tra la mentalità libera di Claude e quella puritana di Muriel, sottolineato in molte scene: la lunga inquadratura delle lenzuola macchiate di sangue dopo la prima notte d’amore tra i due; il primo piano del volto di lei – illuminato con toni caldi da Almendros –, pieno di tormento e ripugnanza nel confessare al giovane di praticare l’autoerotismo sin da bambina.
A sottolineare le atmosfere romantiche e inattuali del film, il regista dirà di aver immaginato una storia d’amore tra il giovane Proust e le sorelle Brontë. Truffaut stesso raccontò inoltre la difficoltà nel trovare delle attrici in grado di apparire puritane e passionali nello stesso tempo. Se la carriera di Kika Markham e di Stacey Tendeter, che interpretano rispettivamente Anne e Muriel – la prima dai tratti più dolci, la seconda con un incarnato pallido incorniciato da capelli rossi –, rimase in effetti essenzialmente legata ai ruoli ricoperti in questo film, Jean-Pierre Léaud appare invece in un ruolo inconsueto: Claude Roc è un giovane indeciso e condizionato dalla madre, piuttosto cupo e dai modi pacati, senza la vivacità e i gesti repentini cui aveva abituato lo spettatore nell’interpretare l’alter ego di Truffaut, Antoine Doinel. A cadenzare con nettezza il ritmo del film, anche la chiusura a iride dell’obiettivo che sottolinea la fine di alcune scene, come se ogni separazione tra i giovani fosse quella definitiva.
A rimanere invariato, invece, rispetto a Jules et Jim, pur nella diversa composizione del ménage – non più due uomini e una donna, ma un uomo e due donne –, il fatto che le sorelle di cui Claude si innamora sono fortemente legate tra loro ancora prima che a lui, e si presentano come due facce diverse della stessa medaglia. Se Muriel è più scontrosa e tormentata, Anne è tenera e positiva, più libera nel sesso e negli amori; ma medesimo è il luogo isolato da cui provengono, medesima l’educazione e, soprattutto, ugualmente intenso è il sentimento solidale che le lega. L’uomo non si innamora dunque dell’una e dell’altra, ma delle due insieme. Scena emblematica di questo rapporto quella in cui, nella grotta dove i tre si riparano dalla pioggia durante una gita, le due sorelle si siedono ai lati dell’amico dondolandosi al ritmo di una canzone, ridendo e stringendosi al giovane che appare del tutto passivo, felice e insieme turbato.
Interpreti e personaggi: Jean-Pierre Léaud (Claude Roc); Kika Markham (Anne Brown); Stacey Tendeter (Muriel Brown); Sylvia Marriott (la signora Brown); Marie Mansart (Claire Roc); Philippe Léotard (Diurka) ; Mark Peterson (il signor Flint).