Les 400 coups
(Francia 1958, 1959, I quattrocento colpi, bianco e nero, 93m); regia: François Truffaut; produzione: Georges Charlot per Les Films du Carrosse/SEDIF; soggetto: François Truffaut; sceneggiatura: François Truffaut, Marcel Moussy; fotografia: Henri Decaë; montaggio: Marie-Josèphe Yoyotte; scenografia: Bernard Evein; musica: Jean Constantin.
Antoine Doinel è un bambino di tredici anni che vive a Pigalle, quartiere popolare di Parigi, con una madre nevrotica e un patrigno noncurante. Ragazzino introverso e ribelle, Antoine ha come unico amico il compagno di classe René, con una situazione familiare simile alla sua: mentire a genitori e professori, marinare la scuola, vagabondare e rubacchiare sono gli unici mezzi per difendersi dall'indifferenza e dalla prepotenza degli adulti. Antoine passa con René una giornata fra cinema, flipper e luna park, cui si aggiunge alla fine la scoperta dell'adulterio materno. Il mattino successivo, per giustificare l'ennesima assenza da scuola, Antoine s'inventa la morte della madre, ma la bugia viene scoperta; si rifugia allora in una tipografia e vi trascorre la notte. L'indomani la madre si mostra premurosa e gli promette mille franchi se farà bene il tema in classe. Il professore lo accusa di aver copiato un brano di Balzac, autore che Antoine adora e a cui ha innalzato a casa una specie di altarino, e gli dà zero. Ospitato di nascosto a casa di René, decide con l'amico di rubare una macchina da scrivere nell'ufficio del patrigno, ma non riesce a venderla; così, mentre la sta riportando, viene scoperto dal custode. Il patrigno lo consegna alla polizia. Dopo una notte passata in guardina con prostitute e ladri, il giudice lo affida a un centro di osservazione per minorenni delinquenti, dal quale però Antoine riesce un giorno a fuggire, durante una partita di calcio, per arrivare al mare che non ha mai visto.
Primo lungometraggio di François Truffaut, dedicato ad André Bazin, il film è autobiografico non tanto nei fatti (Truffaut fu un ragazzo 'difficile') quanto nel tracciato psicologico che delinea la vicenda esemplare di un'adolescenza incompresa. Preceduto di un anno e mezzo dal cortometraggio di argomento affine Les mistons, l'opera raccoglie lo spunto di una trasmissione televisiva, Si c'était vous, sul rapporto tra genitori e figli: Truffaut contattò uno dei curatori del programma, Marcel Moussy, la cui collaborazione fu determinante nello strutturare drammaticamente e coerentemente una sceneggiatura ancora disordinata e incandescente. Lo stesso titolo iniziale, La fugue d'Antoine, così diretto ed esplicito, rispondeva a questo carattere di immediatezza e di spontaneità. La scelta finale del titolo cadde invece su una frase idiomatica francese intraducibile, che pressappoco vuole dire 'fare il diavolo a quattro', e ben focalizza il nucleo centrale del film e del suo protagonista, perché è proprio l'atteggiamento di ribellione e resistenza che caratterizza e differenzia Antoine dagli altri ragazzi che il cinefilo Truffaut conosceva: Edmund di Germania anno zero di Rossellini, Michele dell'ancora rosselliniano Europa '51 (1952), e i ragazzi di Zéro de conduite di Jean Vigo. Rilevante anche l'influenza esercitata dal libro Les enfants terribles di Jean Cocteau, nel prospettare un mondo infantile autonomo e disperato: tra i propositi di Truffaut vi era quello, polemico, di reagire alla falsificazione di certi film sull'infanzia come Chiens perdus sans collier (Cani perduti senza collare, Jean Delannoy 1955) e Jeux interdits (Giochi proibiti, René Clément 1952). Un altro importante modello, soprattutto per l'ambientazione parigina, furono i film di Jean Renoir. Infine, per la prima volta recitava l'alter ego di Truffaut, l'attore feticcio Jean-Pierre Léaud, scelto dal regista d'istinto, fra una sessantina di ragazzi, per una specie di 'somiglianza morale'. Si inaugura qui il cosiddetto 'ciclo di Antoine Doinel', che successivamente impegnò Léaud e Truffaut in quattro film, dove si percorre la biografia del personaggio fino all'età adulta.
Les 400 coups è una delle più felici opere prime, in grado di mettere in atto con efficacia e limpidezza le riflessioni critiche di Truffaut, fedele ai dettami dei "Cahiers du cinéma" nell'intendere il film come autentico atto d'amore, incentrato sull'assoluta sincerità della narrazione, nel valorizzare il lavoro d'équipe e una produzione a basso costo (il film costò 35 milioni di franchi), con il conseguente rifiuto degli attori-divi alla Jean Gabin. C'è un omaggio esplicito al trascinatore dei "Cahiers", Jacques Rivette: Antoine coi genitori va a vedere il suo Paris nous appartient (in realtà il film, girato tra il 1958 e il 1959, uscirà solo nel 1961). Truffaut ha scritto che bisogna filmare per le strade e nei veri appartamenti, con dialoghi reali, tratti dal quotidiano: la storia infatti è resa con un taglio apparentemente documentaristico, ma al distacco del documentario Truffaut unisce il calore dei sentimenti che facilitano l'identificazione col protagonista. L'unica soggettiva del film corrisponde al momento di massima disperazione: Antoine vede Parigi allontanarsi da dietro la grata del furgoncino che lo porta al riformatorio. Invece, durante il colloquio con la psicologa interviene un geniale piano-sequenza a sottolineare la refrattarietà del mondo adulto: la donna che pone le domande è tenuta costantemente fuori campo. La possibilità di immedesimarsi con Antoine dalla prima all'ultima scena è ottenuta soprattutto attraverso una macchina da presa che segue teneramente il ragazzo, con frequenti primi piani che ne scrutano il volto, e a detta del regista fa del film un'opera singolarmente hitchcockiana. La punizione inflitta ad Antoine ha una progressione incalzante, prima familiare e scolastica, poi sociale, e culmina in una conclusione che non è liberatoria: in una carrellata che lo porta fino al mare, Antoine bagna i piedi nell'acqua e si volge all'obiettivo che lo raggela in un fermo immagine. Finale memorabile che ispirerà quello di Ivanovo detstvo (L'infanzia di Ivan, Andrej Tarkovskij 1962). Les 400 coups vinse a Cannes il premio per la regia e ottenne una nomination all'Oscar per la migliore sceneggiatura originale.
Interpreti e personaggi: Jean-Pierre Léaud (Antoine Doinel), Albert Rémy (Julien Doinel), Claire Maurier (Gilberte Doinel), Patrick Auffay (René Bigey), Georges Flamant (padre di René), Yvonne Claudie (madre di René), Robert Beauvais (direttore della scuola), Pierre Repp (professore d'inglese), Guy Decomble (professore), Claude Mansard (giudice), Jacques Monod (commissario), Henri Virlogeux (guardiano notturno), Richard Kanayan (Abbou), Jeanne Moreau (ragazza col cane), Jean Douchet (amante), Jean-Claude Brialy (uomo nella strada), Jacques Demy (poliziotto), François Truffaut.
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Sceneggiatura: in F. Truffaut Les aventures d'Antoine Doinel, Paris 1970 (trad. it. Venezia 1992).