TRAVERSI, Leopoldo
– Nacque a Piancastagnaio (Siena) il 30 ottobre 1856, ultimo di quattro fratelli, da Antonio e da Elvira Barbini.
Terminati gli studi superiori si laureò in medicina e chirurgia e nel 1882 entrò nel Corpo sanitario dell’Esercito.
Divenuto ufficiale medico progettò e allestì assieme al conte Augusto Bouturline, un miliardario russo residente a Firenze, una spedizione che attraverso l’Aussa doveva raggiungere prima lo Scioa, considerato la porta di accesso ai mercati abissini, e poi il corso del Giuba. Dopo essere arrivati ad Assab nell’ottobre del 1884, i due furono convinti a modificare il percorso, per cui si recarono a Massaua con l’intenzione di procedere per il Tigrai, ma Bouturline si ammalò e fu costretto a tornare in Italia. Traversi ripartì allora da solo il 2 febbraio 1885 per raggiungere prima Asmara e poi Abbi-Addi, nel Tembien, residenza dell’imperatore Giovanni IV che si fece accompagnare da lui fino al Tacazzé. Gli fu concesso di partire alla volta di Macallè, dove però fu raggiunto dall’ordine perentorio di Giovanni IV, preoccupato dallo sbarco delle truppe italiane, di tornare immediatamente a Massaua, dove giunse il 5 aprile.
A quel punto decise di raggiungere Assab, dove si riorganizzò per ripartire alla volta dello Scioa passando, secondo il progetto originario, per l’Aussa, una strada aperta da Pietro Antonelli che avrebbe percorso in seguito svariate volte. Dopo una tappa alla stazione scientifica di Let Marefià, giunse alla corte, situata in quel momento ad Ancober, di Menelik di cui si guadagnò la fiducia diventandone il medico personale. Godendo di una certa libertà di azione, riuscì a compiere numerose spedizioni, esplorando il territorio dei Guraghè, dei Maraquò e dei Soddu, dove raccolse numerosi dati topografici che avrebbero permesso di correggere diverse inesattezze delle carte geografiche allora disponibili. Nei primi mesi del 1886 esplorò le sorgenti dell’Auash, che scorre tra profonde rive basaltiche, salì sulla vetta del monte Zuquala e visitò i laghi Adà.
A partire dal maggio del 1886, accompagnò Menelik nelle campagne militari contro gli Oromo, raggiunse ed esplorò prima il lago Zuai (oggi Dembel), che comprendeva cinque isole e del quale riconobbe gli affluenti Maki e Catarà, e poi l’altopiano degli Arussi, scoprendo un gran numero di torrenti che confluivano nell’Uebi Sidama, vale a dire il corso superiore dell’Uebi Scebeli. In autunno, salito sul monte Dascimagali (3370 m), scoprì che a sud, oltre i laghi Zuai e Hoggà, ne esisteva un terzo, da lui battezzato Bouturline a ricordo del suo amico e mecenate, e riconobbe la zona delle acque termali nel Gogot, delle paludi di Tuffà e il corso superiore del Maki, oltre che il Mascan, Dobbi, Muhur e Urbaràgh, ai confini di Cambàta. Nel corso di questo viaggio, in cui raccolse un centinaio di campioni botanici conservati presso l’Erbario tropicale di Firenze, esplorò anche il fiume Uairan, accertando in maniera definitiva che esso non interagiva né con lo Uebi Scebeli, né con il Giuba e scoprendo che nel suo corso inferiore prendeva il nome di Bilàt e si perdeva nel lago Margherita, come avrebbe confermato in seguito anche Vittorio Bottego. Dalla metà di novembre del 1887 all’inizio del 1888, ripercorrendo in gran parte l’itinerario compiuto nel 1878-79 da Antonio Cecchi e Giovanni Chiarini, portò a termine interessanti studi e ricerche sugli idiomi e sui costumi delle popolazioni del Gimma e raccolse notizie sui regni confinanti e sul fiume Omo.
Nei primi mesi del 1889 raggiunse Assab, passando ancora attraverso l’Aussa, per tornare in Italia per un periodo di riposo, prima di rientrare in Etiopia all’inizio del 1890 con l’incarico di assistente politico presso la corte del negus e di direttore della stazione scientifica di Let Marefià, che era stata lasciata dal medico Vincenzo Ragazzi. Grazie alla stima di cui godeva alla corte scioana, senza mai tralasciare l’esplorazione del territorio prese parte alla laboriosa trattativa per l’interpretazione dell’articolo 17 del Trattato di Uccialli, interloquendo con continuità con Menelik che nel marzo del 1892 lo sollecitò a recarsi in Italia per chiarire la situazione e cercare di risolverla. Arrivato a luglio ripartì in agosto per lo Scioa, dove sarebbe giunto solo il 16 febbraio 1893, in veste di rappresentante del re con istruzioni concilianti e il permesso di portare con sé i 2 milioni di cartucce che il negus richiedeva da tempo.
Ma, in seguito al fallimento delle trattative diplomatiche e alla denuncia del Trattato di Uccialli da parte di Menelik che resero pericolosa la sua presenza e per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute per le febbri contratte nell’Aussa, dopo aver lasciato la stazione di Let Marefià all’ingegnere Luigi Capucci, nel giugno del 1894 Traversi, temendo anche di essere trattenuto in ostaggio, rientrò in Italia, lasciando definitivamente l’Etiopia, dove aveva avuto anche una figlia da una donna indigena. Poteva vantare di avere avviato la soluzione di alcuni problemi idrografici del territorio in cui aveva operato, come la presenza di una serie di laghi situati in una grande fossa morfologica tra gli altipiani dei Galla e degli Arussi, come l’origine del fiume Uebi e come la probabile continuità tra il fiume Ghibiè e l’Omo.
Da allora collaborò con Francesco Crispi ottenendo diversi incarichi presso il ministero della Guerra in qualità di esperto di questioni africane, fino a quando, dopo la caduta del governo, fu messo in disparte e costretto a ritirarsi a vita privata. Nel 1908 fu promosso maggiore medico.
Ritornò parzialmente in auge in epoca fascista quando l’Istituto coloniale fascista lo decorò con una medaglia d’oro e la Società geografica italiana lo premiò con una medaglia d’argento per le sue importanti scoperte geografiche.
Morì a Roma il 14 gennaio 1949.
Opere. Durante la sua permanenza in Abissinia inviò diverse note e relazioni alla Società geografica italiana, che le pubblicò nel suo Bollettino (vedi C. Della Valle, I pionieri italiani nelle nostre Colonie. Appunti storico-bibliografici, Roma 1931, pp. 148-150, dove sono indicati anche i contributi redatti da Traversi per altre riviste). Nel periodo fascista elaborò i suoi ricordi, scrivendo Let Marefià, prima stazione geografica italiana nello Scioa e le nostre relazioni con la Etiopia (1876-1896), Milano 1931; L’Italia e l’Etiopia da Assab a Ual-Ual, Bologna 1935, e compilò un volumetto autobiografico e commemorativo dal titolo Medici italiani pionieri in Etiopia, Roma 1936.
Fonti e Bibl.: Numerosi documenti relativi a Traversi, oltre che nella Carte Traversi conservate a Roma dagli eredi, sono reperibili, sempre a Roma, in diversi fondi dell’Archivio storico della Società geografica italiana, dell’Archivio dell’Ufficio storico dell’Esercito, dell’Archivio storico-diplomatico del ministero degli Affari esteri, dell’Archivio storico del ministero dell’Africa Italiana e, a Napoli, dell’Archivio storico della Società africana d’Italia: Archivio Storico della Società africana d’Italia, I, Inventario, a cura di C. Intartaglia - C. Scaramella, Napoli 1992, ad ind., II, Raccolte fotografiche e cartografiche, a cura di S. Palma, 1996, ad indicem.
C. Zaghi, Le origini della colonia eritrea, Bologna 1934, ad ind.; C. Giardini, Italiani in A. O. Pagine di pionieri, Milano 1936, pp. 257-268; C. Cesari, Gli italiani nella conoscenza dell’Africa (I nostri precursori coloniali), Roma 1938, ad ind.; E. De Agostini, L. T., in Bollettino della Società geografica Italiana, LXXXVI (1949), pp. 1-8 (con un elenco dei suoi scritti); D. Puccioni, L. T. esploratore africano, Firenze 1949; A. Andreola, Ricordando un intrepido esploratore nel primo centenario della sua nascita: il dott. L. T., in L’Universo, XXXVI (1956), pp. 767-772; Crispi e Menelich nel Diario inedito del conte Augusto Salimbeni, a cura di C. Zaghi, Torino 1956, ad ind. (il volume è dedicato alla memoria di Traversi); R. Battaglia, La prima guerra d’Africa, Torino 1958, ad ind.; G. Dainelli, Gli esploratori italiani in Africa, Torino 1960, pp. 529-541; A. Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale. Dall’Unità alla marcia su Roma, Roma 1976, ad ind.; C. Zaghi, Rimbaud in Africa con documenti inediti, Napoli 1993, ad ind.; A. Francioni, Medicina e diplomazia. Italia ed Etiopia nell’esperienza africana di Cesare Nerazzini (1883-1897), Siena 1999, ad ind.; L. Lupi, L. T. Dieci anni di esplorazioni africane (1884-1894), Pontedera 2003; Id., Dancalia. L’esplorazione dell’Afar, un’avventura italiana, I, Firenze 2008, pp. 569-571, 673-679, II, 2009, pp. 745-747, 764-768.