METLICOVITZ, Leopoldo
– Figlio di Leopoldo e di Angela Sbisa, il M. nacque a Trieste il 17 luglio 1868 in una famiglia di origine dalmata, il cui cognome originale era Metlicovich (Remondi, p. 85). Cominciò a lavorare giovanissimo per il padre nella ditta familiare di minuteria meccanica fine, dove si formò come tecnico raffinato. Nel 1882, impiegato come aiuto litografo presso una tipografia di Udine, venne notato da Giulio Ricordi, titolare della casa editrice, il quale lo invitò a trasferirsi a Milano.
Qui il M., nel 1888 e fino al 1892, è documentato alla ditta Tensi, «specializzata nella produzione di carte e di lastre per la fotografia» (ibid.), per la quale realizzò alcune illustrazioni, tra cui Eden (Strukelj, p. 151). Al termine di questo periodo di apprendistato, il M. venne assunto dalle Officine grafiche Ricordi in qualità di direttore tecnico. Incaricato inizialmente di trasportare i disegni di A. Hohenstein e di G.M. Mataloni su pietra litografica, venne invitato in breve tempo, dal direttore artistico Hohenstein, a presentare disegni propri. Tra le prime realizzazioni è il manifesto formato orizzontale per il nascente quotidiano milanese La Sera, opera «dal gusto spiccatamente pittorico nella composizione e nell’iconografia, che riecheggia le allora diffuse tematiche del verismo sociale» (Ginex, 2001, p. 19). Nel 1894 il M. fu promosso al rango di pittore all’interno delle Officine Ricordi. A questo periodo risalgono opere quali Fleurs de mousse (1898), La colonia libera (1899), Distillerie italiane (1899), in cui egli adotta, sulla scia del direttore artistico, il linguaggio liberty d’ascendenza Jugendstil.
La scena principale, trattata in modo pittorico, viene inquadrata da una cornice o da una quinta piatta caratterizzata dalla ripetizione di motivi stilizzati d’ispirazione naturalistica. Di tutt’altro genere è il manifesto Ombrellini d’ogni specie ricchi assortimenti, realizzato dal M. nel 1898, che segna l’inizio della collaborazione tra la Ricordi di Milano e i Grandi Magazzini Mele di Napoli. In quest’opera il M., pur mantenendo la linea di contorno e i colori sfumati, propone l’oggetto da pubblicizzare due volte, in primo piano e nello sfondo, sollecitando l’attenzione dell’osservatore sul nome del negozio, cambiandone tipo di carattere e dimensioni. La stilizzazione dello sfondo testimonia la sua attenzione per le tecniche espressive di matrice orientale in uso soprattutto in Francia (Adamo, pp. 207 s.). Diversa è la scelta per pubblicizzare Liebig vero estratto di carne (1899), dove il classicismo eroico di matrice michelangiolesca trionfa nel giovane che tiene a bada l’animale che, di profilo, occupa tutta la parte centrale del manifesto. Al 1899 è da riportare anche la realizzazione del marchio del Fernet-Branca, registrato alla Camera di commercio, agricoltura e industria di Milano solo nel gennaio 1906 (Remondi). Nel manifesto Champagne Kupferberg Gold del 1901, le forme sono piatte e semplificate, simili ai fumetti, ispirate ai contemporanei modelli anglosassoni, scelta sintetica che, seppur rara nella produzione del M. e forse dovuta all’influenza di F. Laskoff, ritorna nel manifesto del 1907 Wood Milne Club Pad.
Nell’ultimo decennio dell’Ottocento il M., grazie all’amicizia con Ricordi, entrò in contatto con il mondo teatrale milanese conoscendo personalmente G. Verdi e G. Puccini. A questo periodo risalgono la sua attività di costumista e scenografo per il teatro alla Scala e la realizzazione della serie di cartoline della Bohème di Puccini, presentata con successo a Venezia nel 1899 alla prima esposizione internazionale di cartoline postali illustrate.
Nei numerosi manifesti operistici il M. oscilla tra una raffigurazione realistica, con la trasposizione dell’evento scenico (Hans, il suonatore di flauto di L. Ganne, 1907; le opere pucciniane Manon Lescaut, 1909; Suor Angelica, 1919; Il Tabarro, 1919; Gianni Schicchi, 1919), e una simbolico-allusiva, caratterizzata da soluzioni formali efficaci di matrice liberty (Lorenza di E. Mascheroni, 1901; Madame Butterfly, 1904 e Turandot, 1926, entrambe di Puccini; Sogno d’un valzer di O. Strauss, 1910). Mentre nel manifesto quadro per il dramma lirico Melenis di R. Zandonai, del 1912, le suggestioni legate alla Secessione viennese prendono il sopravvento sul linguaggio liberty e pubblicitario.
I viaggi in Inghilterra, Germania e Francia, realizzati nei primi anni del Novecento, non impedirono al M. di consolidare la propria posizione all’interno delle Officine Ricordi illustrando libretti d’opera, spartiti, calendari e riviste; si segnalano le copertine de La Lettura, mensile del Corriere della sera (1906, 1907, dal 1909 al 1920), dell’Almanacco italiano e di Musica e musicisti, raffinata rivista voluta da Ricordi, che dal 1906 divenne Ars et labor, con la quale il M. collaborò fino al 1915.
Alla metà del primo decennio del secolo risalgono i manifesti per la Mostra del ciclo e dell’automobile e quello per le assicurazioni Concordia, in cui il M. ripropose il nudo maschile eroico d’ascendenza michelangiolesca, protagonista ancora nel manifesto del 1906 per l’apertura del Traforo del Sempione, scelto dal comitato esecutivo dell’Esposizione internazionale, nonostante fosse stato presentato fuori concorso. Il M., affidando alle personificazioni del Progresso e della Scienza il compito di guidare il convoglio verso l’uscita del tunnel, in direzione di uno spazio luminoso e sereno, infonde nello spettatore un senso di ottimismo e fiducia.
Nel 1907 il M. compì il primo viaggio in Argentina per conto di Ricordi, dove si sarebbe recato (Remondi, p. 85) dopo il matrimonio con Elvira Lazzaroni, avvenuto però, secondo i documenti, a Milano il 10 ag. 1910 (Ponte Lambro, Archivio del Comune). Nel 1908, a Milano, nacque il primo figlio, Roberto. È questo il periodo in cui il M. incominciò ad alternare ai soggiorni milanesi le trasferte nella villa di Ponte Lambro, che si fecero sempre più lunghe fino al trasferimento nel 1915. In questi anni, oltre alle nuove collaborazioni con Pirelli, Pastore, Moretti, continuò quella con la casa di moda Mele. Per tale ditta egli elaborò un tipo di messaggio pubblicitario che, attraverso la promozione di un oggetto, sembrava proporre un modo di vita.
Nel 1910 il M. si recò di nuovo in Argentina per sei mesi, dove realizzò cartelloni per il mercato locale, riproposti in Italia negli anni Venti, e probabilmente rifiutò l’offerta di Ricordi per la gestione di un’azienda grafica in loco. Al 1911 risale il manifesto per l’Esposizione internazionale dell’industria e del lavoro a Torino, mentre l’anno successivo fu segnato dalla morte del padre e dalla nascita della figlia Leopolda. Del 1914 è il manifesto Calzaturificio di Varese, in cui è evidente l’influenza delle opere dell’allievo M. Dudovich, ma è anche l’anno del manifesto del film Cabiria di G. Pastrone. Pensato come la copertina di un libro, il manifesto «ricrea l’atmosfera di reminiscenze classiche, di estenuazioni repentine di estetismo e di oratoria del teatro dannunziano», divenendo «uno dei più alti raggiungimenti della grafica legata al cinema» (Menegazzi, 1995, p. 36).
Negli anni tra le due guerre la produzione cartellonistica del M. rimase caratterizzata dall’alternanza tra uno stile analitico, tendente al pittoricismo, e uno sintetico, bidimensionale. A questo secondo gruppo si può ricondurre Marmellate Fede (1927), in cui un rassicurante Pinocchio è raffigurato su un fondo scuro in compagnia di un cagnolino in atto di mangiare la marmellata, mentre in The Excess Insurance Company Limited (1924) il M. ripropone un uomo in posa eroica e declamatoria in uno stile accademico e retorico. Alla prima metà degli anni Venti risalgono cartelloni pubblicitari di località turistiche (Abbazia, Como, Stresa, Zara, Pola) per i quali il M. scelse uno stile realistico nell’intento di dare allo spettatore un’idea chiara della località raffigurata. In questo stesso periodo realizzò i manifesti pubblicitari per le Fiestas municipales di Montevideo e nel 1925 un bozzetto per la Fiat 509, ma ormai l’attività principale del M. era la pittura dal vero. Interessato sia al ritratto sia al paesaggio, nel 1939 il M. partecipò alla prima edizione del Premio Cremona con un dipinto intitolato Giornata della Fede 18 dicembre XIV per il secondo tema Stati d’animo creati dal fascismo, e nel 1940 alla seconda edizione con il dipinto Nostro pane quotidiano. Nel 1938, per divergenze con gli eredi di Ricordi, morto nel 1912, il M. abbandonò lo studio presso le Officine e, il 19 ott. 1944, a tre anni dalla scomparsa della moglie, morì nella sua villa di Ponte Lambro.
Fonti e Bibl.: Ponte Lambro (CO), Archivio anagrafico, Schede individuali, L. Metlicovitz; R. Bossaglia, Il liberty in Italia, Milano 1968, pp. 67, 70, 125, 156; V. Strukelj, in Dudovich & C.: i triestini del cartellonismo italiano (catal.), a cura di R. Curci - V. Strukelj, Trieste 1977, pp. 37-40, 151-154; M. Corticelli Guarmani, L’influenza di M. sul periodo bolognese di Dudovich (1899-1905), in Il Carrobbio, VII (1981), pp. 131-137; M.P. Ferraris, L’attività grafica di Ricordi, in Musica, musicisti, editoria. 175 anni di casa Ricordi 1808-1983, Milano 1983, pp. 192-195; P. Pallottino, Storia dell’illustrazione italiana, Bologna 1988, pp. 208-210; M. Adamo, I manifesti dei Magazzini Mele editi dalle Officine Ricordi, in I manifesti Mele. Immagini aristocratiche della belle époque per un pubblico di grandi magazzini (catal., Napoli), a cura di M.A. Picone Petrusa, Milano-Roma 1988, pp. 83-121, 207-209, 237; S. Orlandini, L’attività cartellonistica di L. M., in Catalogo Bolaffi della grafica italiana, XVIII, Torino 1988, pp. 38-42; G. Ginex, in La pittura in Italia. Il Novecento 1900-1945, Milano 1991, II, p. 974; L. Menegazzi, Il manifesto italiano 1882/1925, Milano 1995, pp. 36, 279 e passim; M., Dudovich. Grandi cartellonisti triestini. Manifesti della Raccolta Achille Bertarelli del Castello Sforzesco di Milano (catal., Trieste), a cura di G. Ginex, Milano 2001, pp. 17-32; F. Remondi, ibid., pp. 85 s.; L’arte della pubblicità: il manifesto italiano e le avanguardie 1920-1940 (catal., Forlì-Roma), a cura di A. Villari, Cinisello Balsamo 2008, pp. 193 s.; G. Fanelli - E. Godoli, Dizionario degli illustratori simbolisti e art nouveau, Firenze 1990, II, p. 54.
L. Mocci