LEOPOLDO III re dei Belgi (App. I, p. 787)
Fermo nella sua politica di indipendenza e neutralità, Leopoldo III cercò nell'imminenza del conflitto di svolgere un'azione mediatrice (28 agosto 1939): scoppiata la guerra, rinnovò il 7 novembre tale offerta di mediazione, imponendo contemporaneamente al paese una rigida neutralità, che già non trovava più consenziente tutto il gabinetto Pierlot. A tale concezione restò fedele anche dopo il 10 maggio 1940, impostando - per suggerimento del suo consigliere militare van Overstraeten - la campagna, fuori dal quadro del piano operativo franco-inglese, come difesa del territorio belga. Ciò lo portò non solo ad un urto col proprio governo (colloquio del 24 maggio a Vynedaele fra il re, Pierlot e Spaak), ma alla capitolazione del 28 maggio.
Da questo momento data il distacco tra Leopoldo III e il suo governo; ben presto però il matrimonio morganatico, celebrato l'11 settembre 1940 in tutto mistero, con la figlia di un fiammingo, Mary-Liliane Baels, che fu creata principessa di Rethy, e, soprattutto, l'essere uscito volontariamente dalla posizione di re prigioniero per recarsi a Berchtesgaden (16 novembre 1940) hanno allargato il solco fra il re e ampi strati della nazione. Esso tuttavia, non si rivelò subito; trasportato dai Tedeschi il 6 giugno 1944 in Sassonia e poi in Austria, ricevette a Salisburgo, subito dopo la sua liberazione (7 maggio 1945) la visita del reggente e dei ministri, ciò che faceva prevedere una possibile soluzione di conciliazione, non ostante che il comitato esecutivo socialista avesse già reclamato la sua abdicazione. La minaccia di uno sciopero generale se il re avesse varcata la frontiera portò ad un impasse, tanto più grave in quanto van Acker dimissionario rifiutò di farsi investire dal re. La disputa fu risolta il 17 luglio dal parlamento con il voto di una legge che subordina il rientro del re nei suoi poteri costituzionali ad una decisione delle Camere che constati la cessazione dello stato d'impossibilità a regnare. Con un ultimo appello al verdetto popolare, Leopoldo III si ritirò in Svizzera (10 ottobre 1945). La questione che veniva ad acuire l'urto fra socialisti e cattolici, fra valloni e fiamminghi, si inasprì ancor più nel 1946 con il rifiuto del governo van Acker di accettare una commissione extraparlamentare per l'esame dell'attività del re, il quale passò oltre al rifiuto e il 14 luglio la nominò; tuttavia una certa distensione si ebbe con l'alleanza governativa cattolico-socialista nel gabinetto Spaak. Una dichiarazione di Spaak al senato nel gennaio 1948, fondamentalmente favorevole all'onore del re parve rendere possibile una soluzione basata sull'utilità pubblica (avvento al trono dell'erede Baldovino); ma fallita l'intesa, il re, il 22 gennaio, si imbarcò per l'Avana. L'improvviso ritorno in Svizzera il 18 aprile 1948 non è stato seguito da alcun chiarimento della situazione. Una proposta di consultazione popolare circa la ripresa delle funzioni regie da parte di Leopoldo III è stata respinta, il 5 ottobre 1948, dalle commissioni dell'Interno e della Giustizia del senato belga.
Bibl.: Fondamentali i verbali del parlamento belga con le dichiarazioni di van Acker e di Spaak e l'apologetico Rapport de la Commission d'information instituée par S.M. le roi Léopold III e le 14 juillet 1946, Lussemburgo 1947. Si veda anche: P. Reynaud, La France a sauvé l'Europe, Parigi 1947. Alla pubblicistica pro-leopoldina appartiene A. Tirtiaux, La "trahison" du Roi des Belges, Bordeaux 1941; obiettivo, invece, è M. Thiry, La Belgique pendant la guerre, Parigi 1947.